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martedì 29 dicembre 2009

Buon nuovo anno 2010 a tutti e lunga vita ai tappeti annodati!

Contrariamente a quanto si auspicava e si sperava, questo 2009 è stato un anno difficile a tratti orribile, per: economia, ambiente, politica estera, e nondimeno per i Tappeti! Colpiti dalla crisi economica e dalla caduta del gusto, tanto in occidente quanto in oriente (persino le nuove famiglie turche e persiane arredano ormai all'occidentale preferendo agli annodati classici quelli taftati, gli shaggy o peggio le stuoie di cocco), i tappeti annodati hanno in quest'ultimo anno subito un pesantissimo contraccolpo nella vendita e di conseguenza anche nella produzione. Per un effetto fisiologico del progresso e della diminuita domanda (ma anche perchè annodare tappeti costa ormai troppo) sono cadute le ultime e più prolifiche produzioni turche insieme a molte persiane. Persino in Pakistan la produzione dei nuovi modelli (quì ancora molto in voga) si è contratta, ed è di pochi giorni la notizia che le "fabbriche" di tappeti nei grandi centri urbani si sono di fatto convertite in realtà tessili, mentre la realizzazione degli annodati si è spostata nelle campagne. E' un processo sicuramente irreversibile, che non è certamente possibile modificare, ma finchè io e altri colleghi potremo farlo, finchè esisterà una certa disponibilità... i tappeti noi li continueremo a vendere. La parola d'ordine di questo mestiere potrebbe essere: finchè ce nè.. viva il RE!! Se fossi un acquirente, un pensiero ce lo farei.

Auguro a tutti i colleghi, agli amici del blog, al tappeto annodato e alle sue realtà (il pensiero va all'Iran che sta vivendo un momento molto difficile) un 2010 prospero e positivo. Un sogno forse, ma è lecito sperarlo.

Buon 2010 a tutti!

mercoledì 23 dicembre 2009

L'associazione Italiana Tappeti Sicuri

Quest'anno il Natale sotto l'albero ci ha portato un' associazione italiana che aspira a regolamentare e calmierare il battagliato settore dei tappeti orientali.
La nuova associazione si chiama: Associazione Italiana Tappeti Sicuri ed è stata creata e ideata dall'intrapprendente collega Fariborz Yaghmaei, che non ha esitato naturalmemte a propormi di farne parte, in qualità di consigliere del direttivo. Io che sono per natura molto riflessivo, ho voluto - prima di prendere una decisione in merito - conoscerne lo statuto e vedere chi ne facesse parte. Spiccano nomi come quello di Taher Sabahi che senz'altro costituiscono una garanzia di serietà e di professionalità nel settore, mentre lo statuto (che potete leggere quì) promette una volontà di intenti encomiabile. A questo punto non posso che fare i migliori auguri a Tappeti Sicuri, associazione della quale entrerò presto a far parte anch'io con una delle primissime tessere.

lunedì 21 dicembre 2009

In Turchia non si annoda quasi più nulla.

In questi giorni di assenza dal blog sono stato in Turchia (come avevo del resto ampiamente preannunciato), molti giorni dei quali li ho passati a Istanbul. Devo dire che pur mantenendo alcune caratterizzazioni tipiche come le moschee (Santa Sofia è la mia preferita), i bazar (il Capalikarci è il più grande del mondo), la cucina turca (irresistibile), quello che si percepisce di questa realtà, è un processo inrrestabile di cambiamento, peraltro che avevo già riscontrato sin dai primi anni del nuovo millennio. quello cioè di un vecchio mondo ormai giunto al capolinea al cui posto si affaccia prepotentemente il modello già sperimentato e tristemente noto di tutte le altre grandi realtà occidentali e non solo. La crisi economica congiunta al processo di modernizzazione del paese e al desiderio di europeizzarsi dei turchi, ha prodotto un cambio di registro totale negli usi, nei costumi, nell'economia e nella società di questa gente che si è riflettuto anche sull'urbanizzazione del paese stesso ormai proiettato verso un anonimo modernismo.
Ed è difficile accettare un simile appiattimento della specificità turca per chi come me, si ricorda la Turchia dei decenni passati. Solo nel 1988, c'erano ancora i taxi sopravvissuti degli anni 60' o quantomeno una miriade di Fiat 131, c'erano i "porteur" curdi carichi di tappeti, gli ambulanti con gli orsi immuseruolati, quelli che vendevano l'acqua nelle grandi caraffe, c'erano tanti tappeti, e c'erano la confusione, i colori, il folklore che facevano respirare a chiunque un clima da mille e una notte. Oggi tutto questo non esiste più, le strade sono moderne e pulite, i negozi anonimi di grandi marchi hanno preso il posto di tanti che erano caratteristici, i grattacieli si sprecano, e la svalutazione della lira turca è soltanto più un ricordo, e i tappeti....
i tappeti non si producono più!
Si avete capito bene, il mondo dei tappeti turchi (insieme a tante altre realtà) si è concluso per sempre. Era una strada iniziata già negli anni 60' con la fine dei tappeti di Kirsehir e proseguita negli anni 80' con la dismissione della manifattura di Isparta, oggi insieme a tanti Anadol anche Kayseri ha chiuso i battenti (gli ultimi centri di manifattura di Kayseri hanno finito di produrre l'anno scorso). Del resto gli stessi grossisti di tappeti e persino i negozianti affacciati sulle vie più turistiche ormai stanno o hanno già riconvertito i loro business su cose più "smerciabili".
In Turchia non si producono più tappeti, fatta eccezione di Herekè (su ordinazione) e di Sivas (dove annodano i detenuti) o di qualche altra piccola realtà kurda nell'est del paese, mentre per i ricercatori è sempre più difficile trovare cose valide. E' un mondo che sta per finire, solo non ce ne siamo ancora accorti. Chi può compri ora, perchè è ancora in tempo, ora che che sul mercato c'è ancora qualcosa, ora che la crisi non permette a chi vorrebbe e potrebbe un aumento ragionevole dei prezzi, perchè se copntinua così, tra nemmeno 6 o 7 anni non si troverà neppure più un Kayseri fatto alla fine degli anni 70'.

sabato 12 dicembre 2009

Buon Natale

Da alcuni decenni, il tappeto orientale non ha resistito alle innumerevoli spinte di un mondo proiettato in avanti, per questo accanto ai motivi tradizionali vengono affiancati nelle produzioni varianti iconografiche per tradizione aliene. E' una fenomenologia che non dev'essere abiurata, soprattutto quando esprime un atto di testimonianza o di sperimentazione, ossia quel valore originario stesso che il tappeto assunse subito dopo la primigenia esigenza di isolarsi dal freddo. Ancestralmente infatti, dopo il puro utilizzo per ripararsi dalla nuda e fredda terra, il tappeto era non solo un oggetto iniziatico per la funzione di riti ancestrali e propiziatori (divenuti poi per evoluzione delle religioni e delle società atti di meditazione e di preghiera), ma anche supporto descrittivo attraverso icone, simboli o glifi di eventi ed esperienze passate dei clan che li tessevano. Questo imprimere nell'annodato eventi, fenomeni e cose che hanno di fatto segnato la memoria di chi annoda, prosegue per evoluzione dei tempi pertanto anche con simboli e rappresentazioni iconiche aliene, ma rappresentando pur sempre un proseguo filologioco nella cultura dell'annodato. E' il caso di questo esemplare a tematica natalizia e che potrebbe essere qualsiasi cosa in termini di tipologia, ma che pur tuttavia rappresenta una particolare variante iconografica dell'annodato moderno.

Buon Natale a tutti!

P.S. per acquistare questo tappeto: http://bathroomrugs0a.blogspot.com/2009/11/christmas-tree-rug-holiday-accent-floor.html

mercoledì 9 dicembre 2009

I papi e i tappeti

Le responsabilita' etiche dei media sono state richiamate ieri 8 dicembre dal Papa nel discorso pronunciato in piazza di Spagna in occasione del tradizionale omaggio alla statua dell'Immacolata. "Ogni giorno - ha denunciato Benedetto XVI - attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose piu' orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perche' il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". Parole severe e giuste, quelle pronunciate dal Pontefice, il quale sotto una pioggia incessante e davanti a una folla attenta ha espresso i suoi dubbi dal pulpito di un tappeto persiano. Non è possibile da immagini di così scarsa definizione riconoscerne la tipologia, ma è probabile che fosse un tappeto Kashan, o comunque una produzione cittadina a disegno giardino. E' importante che il tappeto ritorni a diventare (come direbbe un famoso autore) icona annogettuale della chiesa o comunque un oggetto di potere temporale e spirituale di fede, perchè significa restituire al tappeto (anche in occidente) quella valenza e quella dignità per la quale era stato concepito originariamente. Significa che anche la chiesa sta finalmente diventando più attenta a questo "paramento". Ora bisogna attendere l'ulteriore evoluzione, quella cioè di una scelta canonica e stilistica più consona, magari un Ushak, o comunque un tappeto a impianto geometrico. Del resto se si pensa già al banale Heriz steso ai piedi della bara di Papa Giovanni (ben di meglio si poteva stendere), viene da chiedersi se non sia giunto il momento che qualcuno proponga anche alla curia un corso di tappetologia.

sabato 5 dicembre 2009

Un dicembre di riflessione

Secondo il Censis il sistema Italia e gli italiani hanno resistito meglio di altri paesi e di altri popoli alla crisi economica finanziaria, perchè si sono adattati, restando più o meno sempre gli stessi e facendo di necessità virtù. In questa radiografia un po' spietata che ci traduce come un popolo di "replicanti" in un paese in "apnea" nel (a loro dire) colpevole attendismo che la crisi finisca, ci viene pronosticato che la strategia del "resistere" funziona a breve termine, e che se non reinventiamo al più presto i nostri ruoli e ed il nostro sistema, finiremo coll'essere travolti.
Fermo restando che fin quando l'italiano medio non imparerà a considerare il telefonino esclusivamente come un mezzo per telefonare, l'auto come un veicolo per spostarsi, il televisiore come un elettrodomestico per vedere i programmi e il vestito come un capo per coprirsi, sarà impossibile gestire ed evitare l'indebitamento delle famiglie, ormai sempre più condizionate dal sistema che promuove la "dissipazione" delle risorse economiche (vedasi nel dizionario italiano il termine: consumismo)... una crescita del consumo anche se minima è comunque già ricominciata per un principio che definirei di omeostasi della società.
Stiamo vivendo senz'altro momenti difficili nei quali articoli come il tappeto risultano superflui (me ne rendo conto) ed è per questo che molte realtà commerciali (anche storiche) del settore, hanno chiuso o stanno chiudendo. Eppure questa crisi è soltanto una bufera, mentre la ricetta calata dall'alto di rimetterci e di rimettere in discussione tutto, alla ricerca di nuovi modelli, non è una soluzione temporanea, ma la pretesa (a quali scopi?) che tutto cambi per sempre (noi per primi), magari abbracciando nuovi modelli non sperimentati e per questo per qualcuno economicamente più proficui.
Parafrasando, questa crisi è come un inverno eccezionalmente lungo, mentre la proposta del Censis è come quella di uno che dice di buttare via le ciabatte e il costume da mare perchè l'estate non tornerà più. La cosa migliore da fare pertanto non è fare "tabula rasa" nel nome del nuovismo, ma piuttosto imparare ad attrezzarsi e ad aspettare. Non si tratta di immobilismo, tutt'altro, ma piuttosto di elaborare strategie commerciali e di marketing di ampio respiro e di basso impatto economico da affiancare ai metodi tradizionali di vendita, in questo modo da poter creare una sinergia di forze in grado di apportare un'ammortizzazione dei costi con maggiori riscontri di vendita.
Ci sono commercianti (nel settore dei tappeti e non solo) invece, che sulla linea emergenziale di questo assurdo tam tam, (in alcuni casi anche anticipandolo), convinti ovvero che il futuro sia internet, e per questo ripudiando il commercio tradizionale, hanno deciso drammaticamente di riconvertire le loro aziende in aziende virtuali, proponendo i loro articoli solo sul sul web. Quello di precludersi un canale di vendita è l'errore credo, più grosso che si possa fare. Ci sono persone infatti, (che a ragione) non compreranno mai su internet, tanto il tappeto quanto il vasetto di conserva. E non si tratta di una fascia di anziani in via di estinzione, ma di un serbatoio di clienti variegato, fatto di giovani e di persone di mezza età, che per giudicare un prodotto e il suo venditore, devono necessariamente stabilire un ragionevole ed opportuno contatto diretto.
Oggi il tappeto è diventato (come tutte le cose) una moda, e di conseguenza viene realizzato in linea con la società di oggi, quella dell'usa e getta. Questa mentalità ha fatto si che l'annodato divenisse spesso un prodotto di scarsa qualità, di basso prezzo e di durata minima. I commercianti di tappeti sono stati purtroppo passivi di fronte a questa fenomenologia, anzi si sono adeguati, promuovendo esattamente questi tappeti, senza invece incaricarsi di educare ed acculturare il pubblico, e così diventando essi stessi complici dell'appiattimento culturale e soddisfazionale di questo mestiere. Convertire l'attività tradizionale in un'attività e-commerce al 100% è l'ennesimo appiattimento culturale oltre che l'insensato inseguimento di un modello culturale "nuovista" che ha solo prodotto miseria.
Anche nel mio sito esiste una galleria virtuale per la vendita e-commerce direte voi; è vero, ma è un ventaglio di pezzi piccolissimo, giusto per soddisfare quelle persone che non sono di Torino e che però desiderano comprare un tappeto presso di me, ottenendo così la garanzia di un prodotto di qualità ad un prezzo estremamente competitivo. Tutto il resto è per quanto mi riguarda attività puramente culturale come insegna appunto questo blog.
Tappetorientale in questi due anni di esistenza ha prodotto molto, due anni di informazioni e di cultura che nel loro piccolo hanno aiutato migliaia di persone, non solo nell'acquisto consapevole, ma anche nella stesura di tesi di laurea, e persino nelle risposte ad un quiz.
Dicembre sarà per Tappetorientale un mese di scarsi aggiornamenti, siamo sotto Natale e commercialmente è un periodo che prosciuga energie e tempo, e poi c'è il prossimo viaggio in Anatolia con l'importazione di una nuova partita di tappeti che selezionerò personalmente, ci sono un paio di progetti nell'aria, e la riorganizzazione dei miei siti. Con molta probabilità dunque il prossimo aggiornamento del blog avverrà tra qualche giorno prima di Natale, solo ed esclusivamente per farvi gli auguri. A gennaio però, per quanto mi riguarda ci saranno un sacco di sorprese che non ho ancora intenzione di preannunciarvi. Restate sintonizzati!

martedì 1 dicembre 2009

Tappeti nei quiz televisivi

Lo scorso venerdì 27 novembre questo blog è stato oggetto di 2297 visite in pochissime ore, quasi tutte focalizzate su un unico articolo, quello dedicato alla bandiera del Turkmenistan. Non nascondo di essermi stupito e anche un poco preoccupato; non riuscivo davvero infatti a capire cosa potesse essere successo per aver accentrato così tanta attenzione da parte di così tanti visitatori provenienti da tutte le regioni d'Italia, tanto che avevo pensato a una qualche forma di attacco internet attraverso bot per paralizzare il blog. Invece grazie ad un amico, ho saputo che la causa di questo grande fervore è stata una domanda fatta durante il quiz di "Chi vuol essere milionario" diretto da Gerry Scotti. Pare che il quesito fosse un qualcosa tipo: "Quale bandiera è decorata da simboli tipici dei tappeti?" con le opzioni di risposta: Armenia, Turkmenistan, Uzbekistan, e forse Afghanistan. Mi è stato detto che il concorrente non sapeva la risposta (pur essendo nel complesso decisamente preparato) e che così ha chiesto (con successo) aiuto a casa. Devo dedurre, -visto e considerato che digitando le parole Bandiera e Tappeti, l'unico risultato utile proviene proprio da questo blog- che il concorrente abbia potuto proseguire (e forse vincere?) il quiz grazie al mio articolo. Non seguo la tv, ma devo ammettere che in questo contesto la televisione ha potuto dare a questo blog e di conseguenza al tappeto orientale un'inaspettata visibilità e attenzione. Monitorando infatti i dati del contatore di Tappetorientale degli ultimi giorni, ho osservato un certo incremento di visitatori, avvenuto solo ed esclusivamente dopo il quiz, incremento pari ad una media di 40/45 visitatori in più al giorno. L'idea che mi sono fatto è che su un numero così alto di visitatori giunti esclusivamente per ottenere risposta alla domanda del quiz, qualcuno abbia poi trovato invece nel blog e nella tematica trattata un certo fascino, e per questo abbia proseguito successivamente a consultarlo. Credo che il fenomeno meriti, (da parte degli operatori del settore) una riflessione, perchè se è bastato così poco per muovere migliaia di persone e far loro conoscere il mondo del tappeto, è fuor di dubbio che un investimento televisivo a lungo termine per la promozione di questo settore potrebbe non poco ribaltare un'atmosfera di ignoranza e di disinteresse che negli ultimi anni ha prodotto per l'annodato una "piatta" drammatica. Forse sarebbe ora di investire tutti quanti nei Piero Angela e nei Massimo Valerio Manfredi, e perchè no? Anche nei Gerry Scotti.