Contrariamente a quanto si possa pensare, il passato remoto del tappeto persiano è oscuro e sostanzialmente sconosciuto quanto quello del tappeto cinese. Non esistono sostanzialmente testimonianze pittoriche occidentali (che invece riproducono in quantità esemplari anatolici), non esistono documenti (il Milione di Marco Polo parla esclusivamente di tappeti turchi), e non esistono reperti antichi se non quello del Pazyryk dalla tutt'ora controversa attribuzione. Del resto un prodotto di arte tessile destinato all'uso è ovviamente sempre stato molto più esposto alla consunzione e alla distruzione di tanti altri oggetti in pietra o metallo che sono -proprio per la loro carattertistica strutturale- invece sopravvissuti fino ai giorni nostri. La deperibilità quindi dei manufatti associati alla distanza (la Persia era senz'altro più lontana della Turchia) ha prodotto l'impossibilità a tutt'oggi di una logica ricostruzione del passato del tappeto persiano, e certamente è curioso che proprio questo avvenga per un generis che invece viene ai giorni nostri riconosciuto come il tappeto orientale per antonomasia. Le prime testimonianze di come potrebbero essere stati i tappeti persiani negli anni precedenti al 1400 e quindi precedenti alla grande rivoluzione Safavide, ci giungono dalle miniature persiane, dove in un primo periodo i tappeti locali figurano ancora geometrici per poi solo successivamente evolvere in floreali e arabeschi. Ciò non può che venire ragionevolamente spiegato dall'influenza Selgiuchide cui la Persia fu sottoposta. I Selgiuchidi erano una dinastia turca di religione musulmana sunnita che governò parte dell'Asia centrale e del Medio Oriente dal XI al XIV secolo e che impose la propria dominazione sulla Persia tra il 1060 e il 1094. I Selgiuchidi stabilirono a Konia la capitale del loro impero, e questa divenne ben presto il centro d'irradiazione del loro potere. Erano grandi estimatori dell'arte tessile annodata (che era espressamente geometrica) ed è proprio alla capitale Iconium che risalgono parti di tappeti dell'Asia Minore che sono attualmente conservate nel museo Evgaf di Istanbul, mentre altre, di tappeti caucasici, sono esposte al museo di Berlino ed al museo Nazionale di Stoccolma. I primi frammenti databili al 1100 - 1200 si trovavano nella moschea di Aladino ed in quella di Beyscheir e, secondo gli esperti, possono provenire dal Turkestan o almeno echeggiare motivi turcomanni. Questa influenza "turca" nel tappeto persiano che caratterizza anche una profonda e differente impostazione e visione religiosa dei fondamenti islamici applicata nell'arte e nel tappeto, si riflette ancora oggi con echi e riverberi che affascinano studiosi e appassionati. Da una parte l'evoluzione e la libera espressione di un'arte non più rigidamente inquadrata alle limitazioni di una stretta osservanza religiosa, e che si è tradotta nelle grandi manifatture cittadine: Tabriz, Kashan, Qum, Isphahan; dall'altra le affascinanti e primitive manifatture tribali che esprimono ancora parzialmente quell'antico rigido aniconismo ereditato dell'islamismo sunnita dei turchi selgiuchidi, manifatture semplici ma tradizionali come Gabbeh, Hamadan, Lori, Gouchan che testimoniano con i loro decori l'antica discendenza e origine del tappeto persiano.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
Volevo aggiungere,come già detto altre volte,che di tappeti persiani precedenti al XVI° secolo, non se ne conoscono di "toccabili". Vi sono però miniature persiane risalenti al XV° secolo che rappresentano, come detto da Alberto, tappeti geometrici e scritte pseudo-cufiche di chiara matrice anatolico/caucasica. Tipico esempio quello citato dal Ruedin che mostra una miniatura, attribuita alla scuola di Tabriz, con il trono di Maometto posto su un tappeto con decoro anatolico.
Voglio inoltre ricordare l'edizione trecentesca del "Libro dei re" o "Demotte", in cui sono miniati tre tappeti, due ad ovali intrecciati ed uno con animali stilizzati di chiara ispirazione anatolico/caucasica.
Saluti.
Mi associo a quanto detto da Antonio e vorrei aggiungere che questa impossibilita' di poter attribuire date ed origini certe crea , anche se affascinante, la ricerca continua di attribuzioni sicure che , per me , a meno di ritrovamenti futuri, sara' molto difficile poter attuare. Un saluto
Probabilissimo che l'annodatura in Persia risalga a tempi antichi, ma che si sia elevata qualitativamente dietro l'influenza dei Turchi prima e dei Timuridi dopo, dal passato "rozzo", ma cultori del bello e delle comodità una volta diventati dominatori.
Certamente i Timuridi iniziarono il revisionismo decorativo persiano. Non tanto per il tappeto, ma per la ceramica e il miniaturismo. Introdussero disegni floreali ed elementi decorativi a medaglione che, successivamente, saranno riportati negli annodati. L'impulso maggiore alla creazione del tappeto floreale persiano fu quello dato dalla dinastia Safavide. Sotto di loro, la scuola di Tabriz, diretta dal pittore miniaturista Behzard e formata da numerosi artisti come Mirza Ali, Sultan Mohammad, Mirah, creò nuovi decori utilizzati per i grandi tappeti storici persiani del 1500.
Saluti.
Posta un commento