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sabato 30 gennaio 2010

Tappetisicuri in Iran

Da diversi giorni una delegazione della neonata Associazione Italiana Tappeti Sicuri si è recata a Teheran per stabilire con le più alte autorità iraniane in materia una politica di collaborazione per il rilancio dell'annodato persiano in Italia.

Il 5 gennaio il presidente fondatore FARIBORZ YAGHMAEI e il suo capoufficio in IRAN sig MAHYAR LAHIJANIAN, hanno avuto un incontro con il signor GHADERI direttore di carpetour.com il più autorevole sito di informazioni sui tappeti persiani.

Il 10 gennaio sempre FARIBORZ YAGHMAEI e MAHYAR LAHIJANIAN e DARIOUSH AMIRZADEH direttore pianificazione dell'associazione hanno avuto un incontro con il signor FEISAL MARDASI, capo del centro nazionale del tappeto in Iran.

Il 27 gennaio, l'incontro con i membri del centro nazionale del tappeto, presso le sale del ministero del commercio a Teheran.

Dal sito dell'Associazione si parla di "importanti accordi". Per rimanere informati sullo stato dei lavori dell'Associzione: http://www.tappetisicuri.it/news.asp?root=news&sct=1

lunedì 25 gennaio 2010

La bugia dei colori vegetali - parte 2°

Come avevo promesso, eccomi tornare ad approfondire l'argomento delle bugie sui colori vegetali, giusto per fare ulteriore chiarezza in proposito.

Chiarito - come da precedente post:
http://tappetorientale.blogspot.com/2009/11/la-bugia-dei-colori-vegetali.html- che nelle tintorie dell'Asia e nei laboratori domestici la tintura chimica delle lane ha iniziato a soppiantare quella naturale già verso la fine dell'800...
E' bene ora fare un piccolo punto sulla reale possibilità di identificare in un determinato esemplare l'origine delle tinture delle lane impiegate.
Esistono "esperti" che spesso negli esemplari che si vedono in TV o che si vedono su testi e sulle riviste spcializzate e pure su internet riconoscono lane tinte vegetalmente piuttosto che chimicamente. Inquadrare l'origine dei colori senza considerare altri parametri di riscontro annessi e connessi che possono essere ravvisabili o meno in un annodato (consunzione del manufatto, periodo del decoro parametrato al genere di tipologia riscontrata, etc etc) è quasi impossibile, addirittura da escludere per alcune cromie. Solo l'analisi chimica può dare infatti un responso affidabile. Spesso ad esempio molte tinte sintetiche perfettamente stabili, come quelle al bicromato di potassio o allo zolfo, se sono state ben trattate con adeguati bagni riducenti, assumono sfumature talmente naturali da non permettere un sereno giudizio in merito. E che dire delle famose aniline dei primi '900, le quali per loro particolare proprietà sono finite in breve tempo con lo scolorire dando ai tappeti quella caratteristica patina che a noi piace tanto, ma che per risultato estetico può in molti casi essere identica a tappeti invece che hanno smorzato i loro colori per esposizione naturale al tempo e alla luce del sole. Alla luce di queste informazioni diventa facile per il neofita dedurre quanto sia in realtà oggettivamente difficile - anche per un esperto - identificare un genere di colorazione impiegata su esemplari già ottoscenteschi di manifattura cittadina, figurarsi per quanto riguarda i tappeti del '900. L'unica certezza può avvenire per il nero che per particolare reazione chimica di ossidazione brucia a distanza di anni le lane producendo un dislivello di rasatura rispetto al resto dell'annodato, oppure per i crema o i cammello che naturalmente erano quelli delle tinte naturali - e quindi non colorate - della lana di pecora o appunto di cammello. Identificazioni possibili - con margini di errore - sulla natura delle tinte delle lane possono essere fatte dagli esperti sulla base di riscontri strutturali e stilistici che per ovvi motivi devono coincidere con un periodo di produzione durante il quale ancora si annodavano lane tinte naturalmente. Il resto è solo fantasia e astuzia.

venerdì 22 gennaio 2010

Un linguaggio semplice per evangelizzare i neofiti

Il tappeto annodato dopo un vero e proprio boom determinato talvolta da un approccio spesso anche banalizzato (basti pensare che fino a metà degli anni '90 un Tabriz dell'800 e uno Shiraz del 1960 venivano considerati allo stesso livello: beni di lusso con iva al 38%) è via via uscito dal cuore e dalle case degli italiani, che oggi definirei sempre più scollegati nella loro realtà del focolare e del collezionismo. La risposta del settore a questo fenomeno, è stata purtroppo - come spesso denunciato in questo blog - altrettanto scollegata. Chi cioè ha deciso di rivolgersi ai soli collezionisti e a un pubblico facoltoso contribuendo a rendere il tappeto un articolo di nicchia, e chi invece ha abbassato la qualità della merce, e con essa prezzi e professionalità. Tappetorientale compie proprio in questi giorni, due anni di vita, due anni di evangelizzazione online operata per riportare all'attenzione del pubblico medio questa grande conquista artigianale ed artistica dell'uomo: il tappeto, conquista che oggi (anche a causa della limitata domanda) rischia irrimediabilmente di morire.
Qualcuno ogni tanto eccepisce che il linguaggio troppo semplice e i concetti stringati di questo blog banalizzino quest'argomento e quest'arte, esponendo possibilmente anche il sottoscritto a critiche di operatori del settore. Ribadisco che la mission di Tappetorientale è ed è sempre stata, quella di riportare il tappeto annodato all'attenzione dei grandi assenti: le famiglie e i ceti medi, i quali per i motivi più svariati si sono allontanati da questo manufatto.
Più che inseguire l'autoreferenziazione, quello a cui aspiro con i miei articoli è infatti il recupero della tradizione all'uso e all'acquisto di questo importantissimo oggetto d'arredamento (alle volte testimonianza eccezionale di specificità etniche e cultural/artistiche) da parte di tutti. Perchè solo se tornerà ad essere apprezzato e rivalutato dai grandi numeri e non da pochi collezionisti, il tappeto avrà allora ancora una qualche chance di sopravvivenza. Un sogno? Forse, ma guai a non averne.

giovedì 21 gennaio 2010

Domotex 2010

Dal 16 al 19 Gennaio si è tenuta ad Hannover la consueta fiera di Domotex nella sua 22esima edizione. A l contrario dell'ultimo anno passato, pare che la crisi e l'interrogarsi degli addetti al settore abbiano prodotto una risposta più concreta e più attiva di produttori e di rivenditori. Essendo io un piccolo importatore diretto, non ho partecipato neanche questa volta alla più grande kermesse fieristica del tappeto e del tessuto, questo perchè sostanzialmente non mi rifornisco mai presso grossisti o importatori. Raccogliendo però le sensazioni di colleghi e amici del settore sembra che la voglia di cambiare registro abbia finalmente prevalso, con risposte di produzione e di mercato che anche se in misura contenuta, contribuiscono ad invertire un trend negativo al quale ormai ci eravamo abituati da qualche anno.
Da una parte designer che hanno reinventato tipologie e generi, dall'altra produttori e raccoglitori tradizionali attentissimi alla qualità e alla ricercatezza. Da registrarsi il downing della produzione cinese e la contrazione di quella pakistana.
Grande riscoperta infine dei prodotti kurdi, che personalmente ho sempre trattato con grande interesse, come ad esempio questo mio CICIM che ho quì pubblicato e che prossimamente esporrò nella galleria online di tappetirari.com che sto attualmente ristrutturando.

lunedì 18 gennaio 2010

Trasmissione sull'Azerbaijan

Questo primo pomeriggio (intorno alle 15,40) interverrò ad una trasmissione di Radio Vaticana dedicata all'Azerbaijan e i suoi tappeti.
Buon ascolto.

Immagine tratta da: http://www.gonomad.com/destinations

venerdì 15 gennaio 2010

I tappeti dell'Azerbaijan ieri e oggi

In anticipazione ad una mia intervista prossima a radio Vaticana, voglio scrivere un articolo sulla realtà azerbaijana ed i suoi tappeti di ieri e di oggi.

Introduzione

L'attuale repubblica dell'Azerbaijan è oggi il paese più grande del Caucaso, e corrisponde alla quasi totalità della realtà territoriale ed etnica azerbaijana, ossia l'intera Asia transcaucasica. "Quasi" perchè la regione dell'Azerbaijan infatti comprende anche parte del nord-ovest iraniano con le città di Heriz e Tabriz, oltre ad una limitata area sud'orientale della Turchia dove vivono enclave di azeri.
Essendo l'Azerbaijan il paese più grande del Caucaso sia per superficie che per popolazione, è facile comprendere quanto questa realtà rappresenti - anche oltre i suoi attuali confini politici - pienamente ed espressivamente la cultura dell'annodato caucasico.


Gli azeri

Gli azeri sono un ceppo etnico con una formazione culturale influenzata da elementi delle culture turca, iraniana e caucasica. La loro lingua è mutualmente intellegibile con la lingua turkmena e la lingua turca (inclusi i dialetti parlati dai turcomanni dell'Iraq e del Qashqai) tanto da renderli agli occhi di alcuni studiosi una popolazione turca. E proprio dalle popolazioni turche origina la loro tradizione tessile, quella di Shirvan, di Baku, di Sumakh, etc etc. E' ormai infatti comunemente accettato che l'arte della lavorazione del tappeto annodato, abbia visto i primi albori nelle steppe dell'Asia centrale e seguendo la scia delle tribù nomadi di origine turca, si sia estesa fin sulle coste del Mediterraneo, territorio transcaucasico compreso.


La tradizione dei tappeti

L'annodatura di tappeti e la tessitura di tessuti piatti ricamati è una delle più antiche tradizioni azere, basti pensare ai Sumakh. Questi particolari tessuti ricamati a trame avvolte realizzati oggi in quasi tutti i paesi e regioni dove si producono tappeti per tradizione, ossia: Turchia, Persia, Kurdistan e Caucaso, proverrebbero infatti - secondo alcuni studiosi - proprio dalla realtà azerbaijana dei distretti di Shemakka, di cui sumakh è con molta probabilità il nome contratto dall'uso. i Sumakh sono tappeti piatti con una consistenza piuttosto rilevante e che per questo li rende particolarmente resistenti all'usura. Le trame infatti vengono avvolte più e più volte attorno agli orditi, prendendo sul diritto un andamento diagonale, dal rovescio vengono invece lasciate libere e fissate con un nodo. In alcuni sumakh, tra un 'avvolgimento di trama ed un altro viene effettuato anche un passaggio di trama singola; tanto gli orditi quanto l'eventuale trama di rinforzo, vengono ricoperti completamente dalle trame avvolgenti che producono i decori del sumakh.


Tappeti azeri nei musei

Tappeti di antica lavorazione azerbaijana, sono esposti in musei come il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York o l'Hermitage di San Pietroburgo. Nella Repubblica dell'Azerbaijan invece sono di notevole rilevanza le collezioni esposte presso il Museo dei tappeti e delle arti applicate nell’ex Museo Lenin e quelle dell'ex moschea Djuma (una delle moschee più antiche dell'ex Unione Sovietica la cui costruzione risale al VII sec.) trasformata da poco in museo del tappeto.


Un passato aulico

Le antiche popolazioni azere (come tutte quelle caucasiche) molto probabilmente appresero la tecnica dell'annodatura nell'XI secolo dagli invasori selgiuchidi della tribù turca di Oghuz con i quali si mescolarono e sotto i quali impostarono una produzione locale caratterizzata da colori vivaci e motivi geometrici tipicamente aniconostici. Di quelle lavorazioni originarie non rimangono però, prove concrete, nè reperti . Gli esemplari più antichi rimasti a noi, sono da datare invece a partire dal XVI secolo e provengono dal periodo di maestranza persiana organizzata dai Safavidi. Questi grandi sovrani persiani erano attivi mecenati e raffinati estimatori dell'arte annodata e avevano infatti riconosciuto il valore tradizionale del tappeto caucasico, impiantando o potenziando le manifatture locali caucasiche, Shirvan e Karabagh principalmente, ma invece di costringere le genti di quell’area ad annodare esemplari con schemi cari alla rinascita persiana - come da loro voluto in patria - lasciarono invece che l’iconografia caucasica, votata al simbolismo geometrico, continuasse secondo uno stile autoctono.



Gli Shirvan antichi

Durante l'Ottocento la regione dello Shirvan, ha prodotto una notevole quantità di tappeti, di qualità superiore rispetto ai consueti prodotti caucasici kazak, questo quando ancora i tappeti del caucaso non erano ancora considerati di grande valore. Tali manifatture si concentravano nelle città di Bidjov, Baku, Kutkashen, Maraza, Salianì, e Lagiah, abitate principalmente da turchi Azeri e da gruppi armeni. Caratteristiche comuni di questa antica tipologia di area azerbaijana sono i disegni geometrici dall'influenza anatolica, la vasta gamma di colori dai toni solitamente contenuti, messi in risalto dai contorni in nero dei disegni e la struttura interamente in lana (almeno fino alla rivoluzione russa del 1917). Oggi questi tappeti sono tra i più ricercati dai collezionisti.


Shirvan extra e Baku post sovietici

L'avvento del socialismo sovietico, di fatto produsse un addomesticamento ed uno scadimento delle produzioni azere, con la realizzazione di Shirvan estranei alla tradizione sia per materiali, che per impianti, alle volte realizzati su imitazione addirittura persianoide.Erano gli Shirvan detti "qualità extra" realizzati su orditura in cotone con una vasta varietà di impianti, sottoposti a lavaggio Kiskhan process AMBURGO e prodotti nei laboratori sovietici AIGORG. La "firma" azerbaijan che veniva spesso annodata lungo il bordo angolare destro inferiore dei tappeti non aggiungeva nè valore nè significato, ma era semplicemente una prassi per distinguerli con quelli del vicino daghestan dove spesso era invece apposta la "firma" DERBENT in caratteri cirillici. Con la disintegrazione dell'Unione Sovietica Il 18 ottobre 1991 l’Azerbaigian dichiarò la propria indipendenza e la produzione degli Shirvan extra si interrupe definitivamente. Sull'onda emotiva del processo di ricostruzione d'identità nazionale si ricrearono finalmente quelle condizioni per la riscoperta e la rinascita dell'antica tradizione tessile azerbaijana. A Baku - dove a causa della scoperta del petrolio la produzione tessile si era persa - sotto le maestranze persiane e le richieste estere si riaprirono le manifatture locali, ispirate per iconografie e per tecniche agli antichi modelli. Oggi i Baku sono una nuova generazione di tappeti caucasici che ben riproducono gli antichi pezzi dell'Ottocento, non solo quelli di impianto Shirvan, ma praticamente tutti i generi caucasici esistenti o comunque quelli più conosciuti.

mercoledì 13 gennaio 2010

Aprire i colli dei tappeti con il cuore di un bambino

L'altro ieri sono finalmente giunti i colli dei tappeti che ho selezionato nell'ultimo viaggio in Turchia, tra i quali una ricca collezione di yastik. Devo dire che questa volta i miei tappeti si sono fatti sospirare, a causa delle prolungate feste che hanno rallentato le procedure di sdoganamento e di invio ai miei magazzini. Giunti infatti a Milano già alla fine del mese di dicembre, sono però rimasti irrimediabilmente bloccati a causa delle varie festività attaccate le une alle altre dai sabati e dalle domeniche (e forse sarebbe il caso di fare una piccola riflessione su di un Paese che si blocca per più di 15 gg). Devo dire che sono un commerciante atipico, bambino ancora nel cuore e sempre capace di stupirsi e di emozionarsi davanti ai colli dei suoi tappeti, esattamente come se fosse la prima volta. Quel che più mi piace infatti del mio lavoro è proprio la parte della selezione dei pezzi in loco, del loro acquisto fino all'atteso arrivo dei colli, al disimballo e alla catalogazione ed esposizione dei tappeti. Mi piace anche venderli si intenda, ma mi piace perchè  è proprio vendendoli che mi riassicuro quelle condizioni imprescindibili per ripartire in Asia e ricomperarne altri. Dev'essere una forma compulsiva lo so, forse è per questo che quando apro i colli dei tappeti sembro sempre un bambino che spacchetta un pacco regalo.

domenica 10 gennaio 2010

Pulire i tappeti con la neve

In questo periodo di forti nevicate, per chi avesse a disposizione spazi innevati ed incontaminati (parliamo quindi di un manto nevoso intonso di almeno 6 cm dal terreno) è possibile praticare la pulizia casalinga dei propri tappeti annodati. Si tratta di un metodo molto semplice ed efficace, ben conosciuto in realtà montane che però raccomando applicare solamente a quei tappeti di salute non precaria e comunque non antichi nè tantomeno di seta. Per pultire un tappeto con la neve esistono due metodi:


  • Metodo nr.1: rovesciare a vello in giù il tappeto, su un manto di neve fresca e pulita alto almeno 5 o 6 cm e lasciarlo per svariati minuti con il pelo a contatto  della neve fresca. Questo procedimento farà scendere nella neve tutta la polvere accumulata negli anni. Sollevare il tappeto e rigirarlo su un piano spazzolandolo energicamente.

  • Metodo nr.2 disporre il tappeto sulla neve fresca (questa volta a vello in su) e ricoprirne il pelo della stessa (basta qualche cm). Attenzione la neve dev'essere farinosa e non bagnata (in alternativa può anche essere posato a terra mentre sta nevicando). Dopo una 10ina di minuti spazzolare e frizionare il vello del tappeto per togliere la neve ormai sporca. Se è necessario è possibile ripetere l'operazione.

martedì 5 gennaio 2010

Segnalibri a tappeto

Oltre al classico mouserug ...
tra i tanti gadgets che ruotano attorno al mondo del tappeto annodato e dei suoi appassionati e collezionisti, ho trovato questi simpatici segnalibri con raffigurati alcuni tra i più celebri impianti di tappeti orientali ed anatolici. Le varianti sono innummerevoli, quasi da farcene una collezione. Sto pensando di aprire in futuro per agli amici del tappeto, una piccola galleria online di gadgets a tema tappetologico, tra i quali verranno proposti proprio questi simpaticissimi e particolari segnalibri.

Per qualsiasi info: contattatemi.

lunedì 4 gennaio 2010

I Crivelli del Brera


In occasione del suo Bicentenario, la pinacoteca Brera dal 26 novembre 2009 al 28 marzo 2010 presso le sale XIX XX e XXII riunisce ed espone in accordo con altri musei importantissimi le tavole del Crivelli. Accanto a queste tavole sono esposti splendidi esemplari di tappeti orientali, tessuti damascati e ricami, reliquiari e oreficerie, a rappresentare concretamente il repertorio di oggetti preziosi ritratti dall'artista, nei suoi dipinti. I tappeti a disegno Crivelli (insieme ai pollittici ricomposti) sono sicuramente un'occasione ghiotta di raffronto, e di studio per l'appassionato di tappeti. Perchè è proprio attraverso i dipinti rinascimentali che si può ripercorrere e ricostruire il percorso iconografico e stilistico operato dall'annodato orientale in tutti i suoi secoli di storia.

Sopra un tappeto modello Crivelli tratto da: http://maqam-rugs.com/catalog.html


per info sulla mostra: http://www.brera.beniculturali.it/Page/t02/view_html?idp=463