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domenica 29 novembre 2009

La bugia dei colori vegetali

Dichiarare l'origine vegetale dei colori nei tappeti contemporanei o relativamente giovani è purtroppo un mezzo tutt'ora in uso da parte di ditte e commercianti per cercare di conferire al tappeto che si sta vendendo una maggiore pregevolezza, ed artigianalità del prodotto che in un tappeto moderno (eccetto che per produzioni sostenute dai governi locali e/o produzione di elite) è scontatamente impossibile. Già verso la fine dell'800 infatti i coloranti sintetici entrarono in uso nella grandi manifatture cittadine persiane, turche e caucasiche, sostituendo l'uso di colorazioni naturali e consentendo la realizzazione di esemplari con una ben più ampia e gradita tabella cromatica. Il processo naturalmente interessò anche le produzioni delle realtà rurali, montane e nomadiche, che realizzavano per uso interno, ma solo successivamente, e cioè quando un progresso ed una civilizzazione compiuta entrarono inevitabilmente in contatto con tali realtà. Seguendo una linea temporale indicativa gli ultimi tappeti artigianali realizzati con lane tinte vegetalmente vennero annodati ancora in alcune realtà attorno agli anni '50, successivamente tutte le produzioni (anche i Bakhtiari, e le popolazioni curde e del caucaso) sostituirono via via i colori naturali con quelli sintetici. Per eccezione di progetti attualissimi e relativamente contemporanei di recupero della tradizione e dello standard qualitativo dei tappeti, promossi direttamente dai governi turchi e persiani, come per i GABBEH o il progetto DOBAG, tutti i tappeti prodotti negli ultimi 60 anni sono ormai pertanto da ritenersi esclusi dal processo di colorazione vegetale delle lane.
Di primo acchito si è indotti a esprimere un giudizio negativo sulle tinte sintetiche, eppure anch'esse hanno dato e proseguono a dare il loro contributo importante nella realizzazione dei tappeti annodati. Senza di esse, molte produzioni sarebbero ormai certamente scomparse o avrebbero raggiunto prezzi così vertigginosi da non favorirne un commercio florido, ma solo di elite.
E' ragionevole pertanto in questo contesto guardare di più al risultato estetico finale del tappeto e meno alle elucubrazioni dei venditori (televisivi e non) che spesso risultano, un po troppo creativi nelle loro affermazioni.
Continua...

2 commenti:

freddy ha detto...

Perfettamente concorde con il giudizio di kayseri. Spesso si discute sulle colorazioni senza conoscere la reale veridicita' delle affermazioni di certi imbonitori. Inoltre a meno di grandi esperienze, non so se sia facilmente individuabile una tinta vegetale da una sintetica. Ottimo post. Freddy

paolo ha detto...

Non mi soffermo sul malvezzo di dichiarare quello che non è.
Faccio una considerazione personale sul dibattito "naturale o sintetico?", un dibattito che non potà mai avere una conclusione certa.
Il pigmento realizzato dall'industria è esattamente lo stesso che si trova nella sostanza naturale dalla quale si ricavava il colorante. In più è stabile, costante nella qualità ed economico.
La differenza tra tappeti colorati solo con pigmenti di sintesi e quelli con sostanze naturali è data delle impurità presenti negli ultimi, che danno quella vibrazione e calore che non si può ottenere con i primi.
Qualcosa in questo senso è possibile fare con quelle lane "melange" utilizzate da qualche tempo in certe produzioni pakistane.
Ancora da considerare il diverso comportamento del colore di sintesi rispetto a quello naturale nei confronti dell'invecchiamento: il primo resterà più o meno costante, il secondo si smorzerà assumendo gradualmente quella patina che a noi piace tanto.