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sabato 28 febbraio 2009

Pazyryk fake

Doveva prima o poi succedere, la politica del "copia tutto il copiabile" alla fine ci ha scodellato anche il fake del Pazyryk, ed in svariati formati per giunta!!
E' un idea made in Afghansitan Si chiama progetto culturale di sopravvivenza Barakat. Iconografie ispirate al più antico e famoso tappeto sopravvissuto alla storia, il Pazyryk, con alci, cavalli, cavalieri e grifoni. Lana filata e cardata a mano e colori vegetali per quest'idea simpatica dai prezzi un po impegnativi: $2,680 - $3,270 - $6,700 a seconda dei formati.

Per chi fosse interessato: pazyryk gallery

venerdì 27 febbraio 2009

Valutazioni ed expertise


In questi mesi, alcuni lettori mi hanno richiesto delle valutazioni su alcuni tappeti le cui foto non mi sono però mai pervenute, determinando così l'impossibilità da parte mia di poter svolgere le expertise richieste. La limitazione purtroppo sta nei server, che in genere non supportano e non accettano l'invio di allegati troppo "pesanti". Chi volesse pertanto sottoporre alla mia visione e al mio parere il proprio tappeto, è pregato di mandare le foto scorporate in diverse email e non tutte assieme, altrimenti non le riceverò mai. E' il caso evidentemente simile di una signora che ieri mi ha rimandato le foto del suo tappeto (purtroppo macchinizzato) e che fortunatamente questa volta mi sono pervenute con successo ma che a tutt'oggi non mi ha ancora risposto. Mi riallaccio a questo specifico caso per sottolineare a tutti i lettori occasionali che è buona creanza una volta ottenute le valutazioni rispondere con una mail di conferma affichè io possa sapere dell'avvenuta ricezione della mia mail. Informo altresì che a breve sospenderò ogni valutazione ed expertise in seno a questo blog, dal 10 marzo sarà possibile richiedere valutazioni ed expertise solo al seguente link di riferimento: http://www.tappetirari.com/valutazioni.html

Grazie.

giovedì 26 febbraio 2009

L'invasione dei pakistani

Un onesto tappeto karakhi

Forse è la crisi che morde, forse sono i magazzini ormai stracolmi, forse è la percezione che qualche cosa stia cambiando e quindi la fretta di cambiare genere e magazzino è grande, qualunque sia la ragione, le notizie di come i grossisti stanno cercando di "disfarsi" dei decorativi pakistani è inquietante. Inquietante perchè di riflesso, i commercianti che li prenderanno inonderanno il già disorientato settore, con le conseguenze che ben possiamo immaginare.
Non starò certo a opinare le strategie di vendita dei grossi canali di distribuzione ai quali sono volutamente estraneo (in quanto importatore diretto) e che certamente però impongono una riflessione del settore, in quanto sono proprio loro che determinano con le loro proposte il 75% dell'offerta commerciale condizionando quindi la domanda, ma piuttosto, a costo di sembrare pedante voglio invece rimarcare le qualità e i difetti della produzione pakistana spesso venduta -solo perchè di moda- a prezzi assolutamente eccessivi. Il Pakistan è uno dei paesi con il più alto fatturato di importazione di tappeti, e che al contempo non possiede una storia ed una tradizione propria di quest'arte. Tutti i tappeti pakistani sono delle copie di motivi di bukhara, di kazak, di persiani; vengono realizzati con nodo aperto e spesso a bassa concentrazione di nodi. Per il vello vengono utilizzate ottime lane (importate), il che associato alla tecnica del nodo aperto, gli conferisce una caratteristica cangianza che piace molto al pubblico. L'attuale produzione verte su esemplari dai motivi Herati o Caucasici, tendenzialmente monocromi, e quasi sbiaditi dagli effetti chimici invecchianti ai quali vengono sottoposti, qualità peraltro molto ricercata dal pubblico e dagli interior designer. Questo genere di tappeti con il tempo diverrà solo un tappeto usato, e mai acquisirà valore, inoltre paradossalmente, quello che il pubblico paga di più, costa invece di meno, perchè meno colori ci sono nel tappeto e meno tempo avrà impiegato l'artigiano a produrlo, più colori invece esistono in un manufatto e più esisteranno interruzioni che di fatto avranno allungato i tempi di lavoro. Spendere 3000, 4000 euro per un tre metri per due, pakistano (per quanto di grido), è un insulto di fronte alle stesse cifre che si possono spendere per un buon tappeto persiano contemporaneo quando non addirittura per un vecchio tappeto persiano o turco (qualità di tutt'altro sapore e valore) quelle sì tendenti alla rivalutazione. Trovavo i pakistani Karachi più umani e anche simpatici, erano tappeti che imitavano i disegni Bukhara è vero ma perlomeno avevano l'umiltà di non proporsi con delle cifre quantomeno sopravvalutate, e poi trovo che avessero più carattere, di tutti questi Chobi, Herat, Ziegler e Ozbek, tutti uguali e con i quali ci stanno inondando.

martedì 24 febbraio 2009

Kilim Moldavi

La Moldavia (ufficialmente Republica Moldova) è uno Stato dell'Europa orientale racchiuso tra la Romania e l'Ucraina, dove la realtà sociale ed economica ancora molto arretrata e prettamente agricola ha determinato quelle condizioni utili alla sopravvivenza della tradizione tessile locale, oggi drammaticamente minacciata dallo spopolamento della regione. I kilim della Moldavia appartengono agli ultimi ceppi della già scarsa e disomogenea produzione europea, e costituiscono sicuramente una tipologia che meriterebbe di essere protetta e valorizzata. Realizzati in ambienti rurali e da popolazioni di zingari e di Gagauzi di origine turca di religione ortodossa, questi kilim floreali in stile Aubusson risalgono al tempo dello zar di tutte le Russie che si narra: visitando i laboratori delle tapisserie d' Aubusson in Francia ne rimase così favorevolmente colpito da voler impiantare proprio in Moldavia e nella Besserabia scuole di tessitura sulla falsa riga della produzione francese. Usati dalla popolazione Moldava e Romena come arazzi da appendere alla parete, spesso i più bei kilim di questa produzione vengono scambiati per quelli più colorati del Karabagh in stile francese, molto simili per generis.

mercoledì 11 febbraio 2009

Karabagh

Preambolo

I tappeti della regione di Karabagh (giardino nero) sono tappeti con una tradizione storica particolare, in quanto proprio nel territorio di Karabagh fu fondata dallo Shà Abbas I nel XVII secolo una prestigiosissima manifattura di corte a cui si attribuiscono alcuni fra i più importanti tappeti a draghi persiani del Sei e del Settecento. I tappeti primigeni erano sicuramente tappeti più grossolani, ma carichi di forza espressiva e simbolica, (simbolismo criptato ed aniconismo simbologizzato sono state quasi fin da subito la scelta obbligata dei popoli armeni) e quì il geniale Shà Abbas - che aveva compreso il forte impatto delle simbologie caucasiche- li fece fiorire da gran mecenate dell'arte dell'annodatura quale egli era. Non a caso il Pope (uno dei massimi conoscitori di tappeti storici) in controtendenza alle normali attribuzioni, suggerisce persino la possibilità che il tappeto da caccia esposto al Poldi Pezzoli di Milano provenga appunto dalle manifatture di Karabagh.

Caratteritiche Tecniche dei Karabagh

Le complicate vicissitudini storiche, fatte di mescolanze di genti, di manifatture di corte impiantate, e di tradizioni preesistenti all'interessamento delle corti persiane ha prodotto nei tappeti di Karabagh una tale eterogeneità da renderla una caratteristica peculiare dei tappeti d'epoca di quella regione. Basti pensare ai curdi, che hanno realizzato e tutt'ora realizzano tappeti di Karabagh geometrici così estranei alle consuete iconografie, da farli scambiare per degli esemplari Kazak. I tappeti Karabagh possono avere un annodatura medio-fine, come grossolana, l’altezza del vello è più bassa dei Kazak ma più alta degli Shirvan. Le trame dei Karabagh sono spesso marroni, mentre il materiale impiegato per gli orditi, il vello e la trama è la lana, anche se non mancano le contesture in cotone.
I tipi di Karabagh
  • Karabagh di villaggio
  • Karabagh-kazak
  • Karabagh Ciondzoresk
  • Karabagh Celaberd
  • Karabagh Kasim-Ushag
  • Karabagh a gol con animali (di cui fanno parte i karabagh di villaggio)
  • Karabagh a preghiera
  • Karabagh palmette a scuso (definizione Eder)
  • Karabagh a disegno modulare
  • Karabagh Goradis
  • Karabagh Erivan

    A partire dalla fine XVIII secolo si aggiungono i Karabagh di ispirazione occidentale, commissionati soprattutto da ufficiali russi o da una certa nobiltà russa francofila, conosciuti come Karabagh disegno au busson.

sabato 7 febbraio 2009

Le manifatture caucasiche e la loro contaminazione persiana

L'arte dell'annodatura nel caucaso vanta una storia antichissima al punto che secondo alcune teorie lo stesso tappeto Pazyryk potrebbe avere origini caucasiche. Tuttavia il tappeto tipico del caucaso è sicuramente il Kazak: tappeto robusto e dai colori sgargianti dal valore talismanico, realizzato a scopo d'uso ed espressione artigianale prima ancora che artistica, tipica di quelle popolazioni di montagna, che provenienti dall'Asia centrale e poi stabilitesi lungo la dorsale caucasica hanno proseguito a tessere tappeti allo scopo principe di ripararsi dal freddo e di adornare la tenda e di proteggerla dagli "spiriti maligni".
Manufatti imperfetti quindi, realizzati a memoria su telai "improvvisati", dal nodo grossolano e confezionati con le lane locali. Daccordo, ma esistono anche gli Shirvan, i tappeti di Baku e alcuni Daghestan che ben differiscono da un Kazak direte voi. Certo anche loro sono tappeti caucasici, ma è sufficiente guardarli nel loro insieme per comprendere quanto questo genere di manifatture di città risentano tradizionalmente o addirittura debbano i loro natali al mecenatismo persiano, che per tradizione e per evoluzione è sempre stato sicuramente più attento alle simmetrie, alla finezza del punto e alla perfezione iconografica degli impianti. Furono infatti proprio i conquistatori safavidi a promuovere nel territorio caucasico con lo Sha'Abbas la fondazione di prestigiose manifatture, grazie alle quali anche i tessitori locali poterono poi apprendere i segreti e perfezionare le tecniche, facendo fiorire così conseguentemente la tradizione tessile a livelo artistico e successivamente commerciale anche presso i gruppi nomadi e nei villaggi. L'invasione persiana fece dunque da motore e da agente contaminante all'evoluzione di un'arte che altrimenti nel caucaso sarebbe rimasta ferma nella sua semplicità e nella sua essenzialità. Certo al giudizio di un purista come il sottoscritto e di altri stimati colleghi e appassionati, e sempre più entusiasmante guardare un genuino e vecchio Kazak grezzo e grossolano di villaggio piuttosto che un Chi-chi o uno Shirvan dall'annodatura fittissima ma uguale a tanti altri che già nell'800 erano stati realizzati per essere venduti. Ma è pur sempre vero che il tappeto caucasico rappresenta in questi esemplari di fine e pregiata fattura, quell'alternativa che un tappeto grezzo di montagna è potuto divenire grazie alle contaminazioni culturali ed artistiche di una popolazione ariana (quella persiana) che per similitudine ed ereditarietà a noi occidentali ci ha regalato manifatture sicuramente più inclini al gusto dell'arte europea.

venerdì 6 febbraio 2009

Premio al blog

Ringrazio il giovane blogger Gianluca Pistore per aver conferito a "Tappetorientale" questo premio:

Permio Dardos - "Questo premio è destinato a chi, con il suo blog, "ha dimostrato impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali".

Premio che giro molto volentieri a tutti gli Amici che sono presenti nel mio spazio scambio link.

giovedì 5 febbraio 2009

I principali periodi della produzione persiana


E' di interesse citare la divisione usata dagli stuliosi per indicare i principali periodi di produzione persiana:
  1. tappeti antecedenti al 1500, riprodotti soprattutto in miniature
  2. tappeti del periodo aureo o «aulici», dei secoli XVI e XVII
  3. tappeti del periodo dell'invasione Afghana (seconda metà el secolo XVII) contraddistinti da uno sviluppo della produzione nomadica ed artigianale in seguito alla disorganizzazione ell'impero Safavide
  4. tappeti del secolo XVIII e del XIX, contraddistinti esclusivamente dai luoghi di provenienza e dalle prime produzioni ad uso commerciale
  5. tappeti del secolo XX e XXI o contemporanei, prodotti per l'esportazione, realizzati in manifatture organizzate da grosse ditte e su criteri standaristici

martedì 3 febbraio 2009

la galleria di tappetirari.com elemento di raffronto e di studio scientifico

Non passa giorno che non venga elogiato da qualche amico su come è stato ideato e impostato il sito istituzionale tappetirari.com e questo non può che farmi piacere.
Al di là della propria funzione istituzionale e commerciale, è mia speranza che il sito (e in questo credo di essere riuscito) possa rappresentare anche elemento di analisi e di informazione, perlomeno sulle manifatture da me di volta in volta proposte. La ricca galleria fotografica per ogni esemplare, le note descrittive e altri ulteriori elementi di presentazione dei prodotti, non rappresentano nel loro insieme il solo desiderio di una esposizione il più descrittiva possibile, ma anche il tentativo "ridotto" di offrire comunque anche lì un qualche elemento di studio e di confronto con manifatture che alcune volte neanche vengono menzionate in taluni libri di tappeti un po troppo generici. Proprio per questo motivo, alcuni esemplari, -pur quando venduti e previo il permesso degli acquirenti- possono e potranno rimanere comunque per un certo periodo di tempo, esposti come pezzi "venduti", a segno tangibile di testimonianza e di contributo informazionale agli internauti.

Un grazie da parte mia a questi gentili clienti e anche a nome - credo di poterlo fare- dei miei più assidui lettori, sempre più avidi di notizie e di informazioni.

lunedì 2 febbraio 2009

Collezionare oggetti d'uso tessuti e annodati, esperienza inebriante

Un genere di collezione che può anche essere affrontato con meno impegno sia per quanto riguarda costi e spazio è la collezione degli oggetti d'uso, specialmente quelli delle popolazioni nomadi centroasiatiche e caucasiche (anche nella turchia sud'orientale esistono ancora gruppi ridotti di popolazioni seminomadi). Si tratta di affascinantissimi oggetti destinati al contenimento di oggetti, alla bardatura di cammelli e cavalli, alla decorazione della tenda, che i nomadi si portano e si portavano durante le loro peregrinazioni. Il ventaglio è enorme: splendide selle Mafrash, Igsalik destinati a contenere posate o specchi, strisce di tenda "Jolami" per decorare i cassoni e per rinforzare le tende, fino ad arrivare agli Engsi utilizzati per coprire le aperture delle tende yurthe. Collezionare questi oggetti significa, collezionare dei veri e propri reperti etnografici ed etnologici, significa ritornare alla fonte, ripercorrere gli usi e i costumi di popoli che con i loro spostamenti hanno fatto da centro di irradiazione culturale nella storia dell'umanità, è un' esperienza inebriante, un pezzo di storia che rivive nelle nostre mani e che vive sotto i nostri occhi. Ogni pezzo venduto è un pezzo che esce dal mercato, un mercato destinato nel prossimo futuro all'ormai desolante panorama dei tappeti "fotocopia" fatti in serie e in scala su telai verticali e in grandi capannoni. C'è da pensarci su.

domenica 1 febbraio 2009

I segnali da Hannover (Domotex)

Ieri sera un amico turco, nonchè "ricercatore" di tappeti in Caucaso e Turchia è venuto a trovarmi dopo aver presenziato alla fiera di Hannover (Domotex) e poi successivamente ad "antiqua" (fiera antiquaria a Genova). Naturalmente gli ho chiesto le impressioni e le novità (in verità scarse) sull'evento fieristico più importante per i grossisti e i venditori del settore e devo dire che i segnali di Hannover non sono entusiasmanti. Pare infatti che il mercato sia abbastanza al tracollo (causa anche e soprattutto la crisi mondiale economica) e che ci fosse poca gente rispetto agli anni passati. Ancora una volta tanti Ozbek e tappeti pakistani decorativi, da segnalare infine una consistente flessione degli ordini dagli USA e (questa è una buona notizia) la crisi dei "fake" cinesi.