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martedì 29 settembre 2009

Tanta ingratitudine

Questo blog ha sempre svolto una funzione sociale, quella di dare cioè preziose e gratuite informazioni sul mondo del tappeto, un mondo per sua natura sconosciuto e tenuto anche volontariamente sconosciuto. Tappetorientale ha aiutato centinaia di persone nell'acquisto, nella ricerca di testi e di informazioni, nell'acquisizione di metodi per riconoscere manifatture o tipologie. Tutti i giorni si collegano decine di persone, con una media di 90 al giorno, la maggior parte entra dai motori di ricerca, altri digitano direttamente l'url del sito, ma salvo i pochi amici che mi seguono affezionatamente, praticamente nessun altro manifesta una qualche sensibilità verso il lavoro svolto e profuso in questi anni. Nessuna gratitudine, nessun ringraziamento (che non costa nulla) e talvolta neanche privatamente una volta ottenuta la risposta alle domande poste. Sto pensando di scrivere meno, sia qualitativamente che quantivamente, a eccezione dei quesiti pubblici naturalmente ai quali invece risponderò sempre con cordialità e sollecitudine. Del resto se i lettori non hanno voglia di perdere tempo a scrivere un commento e un "grazie" anche io ho sicuramente di meglio da fare che stare ad elargire loro preziosi consigli.

domenica 20 settembre 2009

La crisi del tappeto e internet

Spulciando l'attuale catalogo di RB si possono riscontrare prezzi minimi e pezzi interessanti per tappeti di Caucaso e Anatolia, un po meno per i turcomanni. Probabilmente è un dato che va per compensazione visto che l'asta di maggio ha fatto poche vendite anche se con punte da record. E' il risultato di una crisi economica che non ha dato molto respiro al mondo del tappeto, del resto la stessa Sartirana (mi è stato detto) ha registrato meno espositori e probabilmente anche meno visitatori. Ma visto e considerato che lo show deve andare avanti, ecco che chi vende tappeti si vede costretto a ribassare, talvolta a svendere i propri pezzi, nella sterile attesa e vana speranza di una ripresa economica che anche qual'ora si verificasse, non produrrebbe ugualmente una soddisfacente ripresa del mercato dei tappeti, in quanto le persone hanno comunque cambiato priorità e modi di vivere. Lo stesso mercato dell'alto collezionismo è in crisi per mancanza di ricambio generazionale (per lo meno quì in Europa), lo vediamo tutti i giorni, sfogliando appunto i cataloghi d'asta, le riviste specializzate o le mostre di antiquariato, per accorgerci che le proposte sono dirette ad un pubblico maturo e ormai sempre più saturo, senza purtroppo la speranza che questi collezionisti possano passare il testimone a figli e nipoti, ormai invece proiettati verso un consumismo becero:

"a cosa serve spendere 20mila euro per un frammento che agli occhi degli amici
sembrerà uno straccio? Meglio dei vestiti firmati o dei televisori HD, quelli si
che te li riconoscono."

e del resto anche gli stessi commercianti e grossiti, come da sempre sostengo, non è che abbiano fatto molto per contrastare questa tendenza, anzi si sono messi a cavalcarla cercando di adattarsi e di adattare il mercato alla nuova domanda del pubblico. Alla fine, anche i tappeti antichi (che sono sempre meno) sono finiti con il risultare invece addirittura troppi per la limitata domanda ed il limitato ricambio generazionale. E' il risultato della dittatura della maggioranza e della spietata regola del mercato, dove non si riconosce ahimè ad un oggetto un valore oggettivo (se non in casi come l'oro) ma bensì un valore rapportato alla domanda. Per caduta del gusto del pubblico e per colpevole passivo attendismo degli addetti ai lavori, il tappeto (come l'antiquariato in genere) in Italia e in Europa è in caduta libera, senza purtroppo scorgere quei presupposti a breve termine auspicabili invece in realtà differenti come gli Stati Uniti. Quando anche l'ultimo collezionista ed appassionato di tappeti sarà morto, se non si indottrinano e non si educano nuove leve, il mercato del tappeto vecchio e antico sarà un mercato completamente morto.
La risposta a questa visione apocalittica? Bastebbe che tutti i mercanti abbandonassero i loro settarismi e le loro rivalità. La guerra degli sconti, non giova più di quanto possa giovare un uovo oggi anzichè una gallina domani. Perchè la percezione del pubblico di fronte alla battaglia sui prezzi è negativa, il cliente impara -erroneamente- che il tappeto è una cosa che non costa nulla e che chi vuole venderla deve necessariamente prostrarsi al cliente.
Internet è poi il mezzo di più facile accesso per rispondere all'ignoranza dilagante; la tv offre modelli di vita e di consumo sbagliati e non durevoli, mentre la solidità di un tappeto eterno nel tempo e nel gusto (quando ben trattato) sono valori che le mode di oggi contrastano. Sta ai commercianti fare tutto il possibile per offrire al pubblico un modello alternativo a quelli normalmente proposti da tv e rotocalchi. Anzichè vedere 100 siti di tappeti parlare del Pazyryk e poi venderti il Kashmahar, sarebbe più utile leggere 100 blog che parlano di come si fa un tappeto, di quante varietà di tappeti esistono al mondo, e di quanto è bello ed utile avere un tappeto in casa, Ma questa ovviamente è solo una mia speranza senza molte prospettive.

venerdì 18 settembre 2009

Citazione su Orler tappeti

Voglio ringraziare Il signor Catone Biasoli per la pubblica citazione di elogio espressa nei miei riguardi. Ieri infatti, mi è stato riferito che durante la consueta diretta del giovedì sera di Orler tappeti, il presentatore Catone Biasoli ha citato in modo estremamente elogiativo il forum da me inventato "Infotappeti", e più specificatamente il sottoscritto e altri due utenti miei amici. Piccole citazioni che nel mondo dell'etere tappetologico fanno sempre piacere.

lunedì 14 settembre 2009

Kazak non propriamente caucasici

Quello che si manifatturava nel caucaso per uso locale (sopratutto i kazak) e che nel mercato occidentale era per questo sconosciuto (quando non opportunatamente evitato), continua tutt'oggi nel contemporaneo ad essere sinonimo di produzione limitata, questa volta però a causa della trasformazione del territorio e delle genti che lo abitano. Il Caucaso che è sicuramente un serbatoio di popoli ancora poco stabilizzato, rappresenta infatti -tutt'ora come ieri- una varietà di realtà dove però tradizioni come il nomadismo e l'annodatura dei tappeti (fatto salvo per le poche manifatture organizzate) sono definitivamente scomparse. Al centro di un forte impulso allo sviluppo, che determina un conseguente rincaro del costo della vita, la quasi totalità dei lavoratori di queste aree è passata (nell'ambito di un processo velocissimo) dalle campagne e dalle esperienze di un lavoro in proprio al comparto siderurgico e metallurgico nonchè nell'indotto degli oleodotti e dei gasdotti russi. Per contrasto a questo sviluppo "turbocapitalistico" alcune realtà vivono invece una condizione di neocolonialismo, dove la miseria delle genti locali, lasciate nell'indigenza e nell'impossibilità di aspirare ad una condizione migliore si mescola alle spinte del separatismo e del fondamentalismo islamico, creando così, in casi come la Cecenia un humus relativamente avverso allo sviluppo economico e alla stabilità dell'area e quindi anche all'impianto e al commercio di manifatture tessili. Per una ragione quanto per l'altra non ci si deve pertanto sorprendere nell'apprendere che di fatto (ad eccezione delle produzioni organizzate Azerbaijane e Armene) i migliori tappeti contemporanei caucasici vengono oggi prodotti anzichè nel Caucaso, nella vicina Turchia e/o in Pakistan.
Scartando a priori quelli fatti in Pakistan troppo spesso sottoposti ad una processo di lavaggio invecchiante troppo evidente e realizzati seguendo una fattura che li fa "percepire" come fatti con lo "stampino"...sono invece degni di attenzione quelli realizzati in Turchia spesso anche lanati con "lane coeve", del tutto simili nello stile vecchio/antico dei classici caucasici. Il tappeto caucasico turco infatti, a diferenza delle altre manifatture imitative pakistane e persino di quelle Azerbaijane segue (contrariamente a quanto si possa immaginare) una tradizione filologica prima ancora che commerciale. Non si tratta quindi di tappeti caucasici fatti oggi in Turchia per una domanda di arredo, ma caucasici turchi fatti da sempre, proprio da quelle genti che una volta oltrepassati i confini del caucaso decisero di stabilirsi nella più tranquilla realtà anatolica, impiantando una manifattura tradizionale estesasi poi fino all'area Bergama. Sono i cosidetti Kozak ovvero i Kazak turchi.
Tappeti del tutto simili per nodo e per fattura ai Kazak caucasici, i Kozak, sono tappeti lanosi, robusti, molto colorati e vivaci, con le classiche ornamentazioni dei confratelli caucasici. A questa poco conosciuta e/o spesso fraintesa manifattura sono seguite poi quelle intenzionalmente imitative dei Kazak e di tutte le altre tipologie caucasiche, non più realizzate per tradizione ma per imitazione, nel chiaro intento poi di spacciarli come caucasici. Quest'ulteriore tipologia (per quanto imitativa) è comunque il risultato di un operazione seppur commerciale, forte della tradizione locale e rappresenta nel panorama della domanda commerciale un onesta alternativa "caucasica" di prezzo decisamente inferiore, posto che non vengano ovviamente spacciati come Shirvan o Kazak autentici.

venerdì 11 settembre 2009

Le preghiere Bellini

Questo dipinto sul quale una studentessa mi ha chiesto informazioni è un Dosso Dossi -Magical Practices (Hercules & Omphale)- ca. 1535, esposto agli Uffizi. Il tappeto raffigurato è una preghiera comunemente chiamata "a buco di serratura" e convenzionalmente riconosciuta come "Bellini", ossia il noto pittore rinascimentale al quale viene usualmente riconosciuto il merito di aver ritratto questa particolare tipologia di tappeto Ushak. In realtà, come questo stesso dipinto ci insegna, gli Ushak a buco di serratura non sono stati appannaggio del solo Bellini, ma anzi sono stati riprodotti in decine di tele, di pittori noti e meno noti. La Serenissima Repubblica di Venezia con i suoi mercanti e con un diretto rapporto sitituzionalizzato con i "turchi" rappresentò il volano per una tipologia di tappeti di corte (quali gli Ushak) che in occidente venne molto apprezzata.

Erano i tappeti dei dogi, e dei santi, delle Madonne in trono, delle corti e dei grandi pittori di corte. Impianti tanto diffusi in oriente quanto in occidente ma che a partire dal XVII secolo si persero nell'uso, nel commercio, nell'annodatura e persino nella memoria. Solo grazie alle opere pittoriche rinascimentali e a pochi reperti d'epoca tarda sopravvissuti nel tempo, siamo oggi in grado di riconoscere e ripercorrere la storia stilistica di questo impianto e di questa tipologia di tappeto che si ricomincia ad annodare.
Secondo il collega Andrea Pacciani (grande appassionato degli Ushak e dei dipinti rinascimentali con ushak, nonchè responsabile in Italia della Classical Carpet) in questo particolare caso del Dosso Dossi il tappeto in oggetto tradisce una cuspide della nicchia un po' squadrata che il pittore avrebbe preso in prestito da un altro tappeto, idem dicasi per la bordura cufica chiusa, questo indicherebbe che Dosso Dossi conoscesse i quadri e/o i tappeti di Lotto e che di fatto ne abbia elaborato un ibrido. Lo stesso tappeto è più o meno infatti ripodotto da Lorenzo Lotto, il famoso "moglie e marito" , ma è anche rappresentato ai piedi di una madonna in trono del Bellini, mentre l'esemplare museale che più si avvicina è attualmente esposto al palazzo/museo di Topkapi a Istambul.
Per quanto riguarda il buco della serratura, "rehentrant border", la letteratura tappetologica tende ad identificarlo come la vasca purificatrice islamica solitamente ottagonale.
Ma Andrea Pacciani si sta adoperando per cercare di ristrutturare questa teoria, cercando di dimostrare che plausibilmente il disegno potrebbe anche essere una geometrizzazione del Chi di nuvole; sulla constatazione che la bordura rientrante è sempre di disegno a nuvole o ad esso riconducibile. Teoria interessante, non ci resta che attenderne la relazione.

martedì 8 settembre 2009

NYICS 2009

Quasi anticipando la ripresa del mercato, il mese di settembre rappresenta per il tappeto un'occasione di rilancio con la NYICS (New York International Carpet Show), fiera che si propone ormai come una delle più importanti del continente americano. Espositori di alto livello e nuovi tappeti decorativi e di design realizzati da una nuova generazione di tessitori artisti saranno il binomio che per contrasto e per assonanza riproporranno al facoltoso pubblico di Manhattan l'oggetto tappeto.
La due giorni di NYICS inizierà il 20 settembre e si concluderà il 22 settembre, nella nuova sede di 7 West 34th Street, all'angolo della 5th Avenu, con orario 09.00 am/ 18.00 pm.
Quì di seguito il link del sito di NYICS: http://www.nyics.com/

sabato 5 settembre 2009

V° Edizione Mostra Mercato Sartirana (con qualche perplessità).

La V° edizione di Sartirana Textile Show si terrà: da mercoledì 9 a domenica 13 settembre come di consueto nella Pila del castello di Sartirana. Si ripete anche questa volta la formula di una sola settimana di durata per la mostra mercato, che pare sia risultata gradita ai mercanti che espongono.

Il programma e gli orari:
Inaugurazione della mostra mercato a partire dalle 19.00 di martedì 8 settembre con buffet (solo su invito).
Apertura ufficiale il 9 settembre, con mattinata dedicata agli operatori e apertura al pubblico solo dalle ore 15.00. alle 20,00
Gli altri giorni:
Giovedì 10 Settembre (15:00 – 23:00)
Venerdì 11 Settembre (15:00 – 20:00)
Sabato 12 Settembre (10:00 – 23:00)
Domenica 13 Settembre (15:00 – 20:00)
Una mostra collaterale, curata dalla Dr.ssa Chiara Battini, sarà dedicata a FILIKLI o Tullu anatolici. Brevi conferenze animeranno i pomeriggi di mercoledì, giovedì e venerdì
i cosidetti: Tea Time Textile Talks. Special Guest: la Elena Tsareva, esperta di fama mondiale di arte tessile e ricercatrice presso la Accademia Russa delle Scienze presso il Museo di Antropologia, di San Pietroburgo.

Ulteriori informazioni sul sito ufficiale della mostra/mercato:
http://www.sartiranaarte.it/sts2009/

Considerazioni:
Sul sito di Sartiranaarte.it la presentazione della mostra/mercato dice testuali parole:
"In un Castello da fiaba a fine estate collezionisti, mercanti o semplici
appassionati
s'incontrano per gustare dell'ottimo vino, del cibo eccellente
e... per ammirare splendidi tappeti e tessili antichi. A volte si fanno anche
degli ottimi affari."

Stupiscono le priorità presentate nel sito per "invogliare" gli appassionati a visitare la mostra. Cos'è a questo punto Sartirana per gli stessi promotori dell'evento? Una fiera del vino piuttosto che un appuntamento enogastronomico? Forse ammirare splendidi tappeti e fare ottimi affari è l'ultima delle priorità?

I tempi sono bui, ed è risaputo che il pubblico risponda ormai sempre di più ad una domanda consumistica di basso livello (li ho visti io i passeggeri in crociera che facevano preferibilmente le foto ai buffet piuttosto che al paesaggio o ai monumenti), ma fare leva su vino e cibo per uniformarsi al trend culturale di oggi non credo concorra a migliorare le cose, anzi semmai sembra un condividere la linea di pensiero imperante, se non addirittura un visibile seppur inconscio gesto di resa degli organizzatori con le mani alzate e bene in vista.

Senza togliere nulla al posto e al grande impegno profuso in questi 5 anni di mostre/mercato - sia chiaro - mi lascia sempre perplesso la scelta di un luogo quale Sartirana per promuovere praticamente l'unico evento rimasto a tema. Un castello in mezzo alle risaie, tagliato fuori dalla maggiori linee di comunicazione (treni et simili), non facilita certo la visita del pubblico generico, e assume anzi (tanto più con i buffet solo su invito e l'apertura delle prime ore per i soli commercianti) la connotazione di un evento elitario, poco comprensibile agli altri e all'apparenza poco desideroso di aprirsi al profano.

Ad ognimodo, la difficoltà nel raggiungere il luogo o la sbagliata - a mio avviso -rappresentazione/descrizione dell'evento dei promotori stessi che mettono in scaletta prima i vini e le abbuffate, e solo per ultima la remota possibilità di fare affari, non deve scoraggiare l'appassionato, per il quale sarà senz'altro un piacere partecipare alla mostra. E chi non è un appassionato? Ancora una volta il mondo del tappeto si arrocca, questa volta nella rocca!

giovedì 3 settembre 2009

Non fanno più i libri di una volta

Dopo la scoperta del Pazyryk, l'interessamento del pubblico e degli studiosi per tappeti, diede i natali ad un periodo di notevole sviluppo alla "tappetologia". La pubblicazione di opere -che fino a qualche decennio prima, vantava poche opere fondamentali (oggi divenute dei classici)- divenne via via sempre più ricca e varia, offrendo al grande pubblico una eterogeneità di testi mai vista prima: dalla guida compatta all'opera specialistica.
Il vero e proprio boom editoriale avvenne nel ventennio dell'epoca d'oro del tappeto, e cioè tra gli anni '70 e gli anni '90 quando l'annodato (specialmente quello persiano) era ormai uno status symbol nonchè un elemento imprescindibile di arredo per la casa.
Sfortunatamente la troppo sollecita adesione alla richiesta bibliografica del pubblico, portò ad un inevitabile speculazione ed inflazione della stessa. Ormai non si pubblicavano più libri per diffondere la conoscenza, ma semplicemente perchè era diventato un business.
Questa parabola discendente ormai compiuta dell'editoria "tappetologica"(prima per qualità dei testi e successivamente per naturale e conseguente disinteressamento del pubblico) ha visto produrre negli ultimi decenni, molti libri veramente imperdonabili. In un contesto nel quale purtroppo le informazioni fresche, le scoperte e i nuovi reperti scarseggiano e dove la stesso artigianato del tappeto (con i suoi modelli viventi in Asia e in Persia) va via via estinguendosi , privandoci di esemplificazioni e di testimonianze importanti, i nuovi testi di tappeti rappresentano ormai da qualche decennio (salvo rari casi), una semplice operazione commerciale, finalizzata alla pubblicità propria di chi scrive o alla pubblicità di terzi.
La maggior parte degli autori di libri, ormai non viaggia, non confronta, non vive (se non dentro il proprio negozio) l'argomento, va da sè che questi libri sono sempre di più la scopiazzatura ed il sunto bibliografico di libri precedenti, con conseguente diluizione e deformazione (per interpretazione) delle informazioni. Inoltre per rispondere alla superficialità dei tempi e alla domanda molto banale del pubblico odierno, si da molta attenzione all'aspetto grafico ed estetico dei volumi, che tendono ad essere di grande impatto, ma vuoti di contenuti. Il confronto tra un libro degli anni '60 ed uno del XXI secolo è desolante, vincono i vari Michele Campana o Maria Ludovica Varvelli per 5 a 0!