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domenica 20 settembre 2009

La crisi del tappeto e internet

Spulciando l'attuale catalogo di RB si possono riscontrare prezzi minimi e pezzi interessanti per tappeti di Caucaso e Anatolia, un po meno per i turcomanni. Probabilmente è un dato che va per compensazione visto che l'asta di maggio ha fatto poche vendite anche se con punte da record. E' il risultato di una crisi economica che non ha dato molto respiro al mondo del tappeto, del resto la stessa Sartirana (mi è stato detto) ha registrato meno espositori e probabilmente anche meno visitatori. Ma visto e considerato che lo show deve andare avanti, ecco che chi vende tappeti si vede costretto a ribassare, talvolta a svendere i propri pezzi, nella sterile attesa e vana speranza di una ripresa economica che anche qual'ora si verificasse, non produrrebbe ugualmente una soddisfacente ripresa del mercato dei tappeti, in quanto le persone hanno comunque cambiato priorità e modi di vivere. Lo stesso mercato dell'alto collezionismo è in crisi per mancanza di ricambio generazionale (per lo meno quì in Europa), lo vediamo tutti i giorni, sfogliando appunto i cataloghi d'asta, le riviste specializzate o le mostre di antiquariato, per accorgerci che le proposte sono dirette ad un pubblico maturo e ormai sempre più saturo, senza purtroppo la speranza che questi collezionisti possano passare il testimone a figli e nipoti, ormai invece proiettati verso un consumismo becero:

"a cosa serve spendere 20mila euro per un frammento che agli occhi degli amici
sembrerà uno straccio? Meglio dei vestiti firmati o dei televisori HD, quelli si
che te li riconoscono."

e del resto anche gli stessi commercianti e grossiti, come da sempre sostengo, non è che abbiano fatto molto per contrastare questa tendenza, anzi si sono messi a cavalcarla cercando di adattarsi e di adattare il mercato alla nuova domanda del pubblico. Alla fine, anche i tappeti antichi (che sono sempre meno) sono finiti con il risultare invece addirittura troppi per la limitata domanda ed il limitato ricambio generazionale. E' il risultato della dittatura della maggioranza e della spietata regola del mercato, dove non si riconosce ahimè ad un oggetto un valore oggettivo (se non in casi come l'oro) ma bensì un valore rapportato alla domanda. Per caduta del gusto del pubblico e per colpevole passivo attendismo degli addetti ai lavori, il tappeto (come l'antiquariato in genere) in Italia e in Europa è in caduta libera, senza purtroppo scorgere quei presupposti a breve termine auspicabili invece in realtà differenti come gli Stati Uniti. Quando anche l'ultimo collezionista ed appassionato di tappeti sarà morto, se non si indottrinano e non si educano nuove leve, il mercato del tappeto vecchio e antico sarà un mercato completamente morto.
La risposta a questa visione apocalittica? Bastebbe che tutti i mercanti abbandonassero i loro settarismi e le loro rivalità. La guerra degli sconti, non giova più di quanto possa giovare un uovo oggi anzichè una gallina domani. Perchè la percezione del pubblico di fronte alla battaglia sui prezzi è negativa, il cliente impara -erroneamente- che il tappeto è una cosa che non costa nulla e che chi vuole venderla deve necessariamente prostrarsi al cliente.
Internet è poi il mezzo di più facile accesso per rispondere all'ignoranza dilagante; la tv offre modelli di vita e di consumo sbagliati e non durevoli, mentre la solidità di un tappeto eterno nel tempo e nel gusto (quando ben trattato) sono valori che le mode di oggi contrastano. Sta ai commercianti fare tutto il possibile per offrire al pubblico un modello alternativo a quelli normalmente proposti da tv e rotocalchi. Anzichè vedere 100 siti di tappeti parlare del Pazyryk e poi venderti il Kashmahar, sarebbe più utile leggere 100 blog che parlano di come si fa un tappeto, di quante varietà di tappeti esistono al mondo, e di quanto è bello ed utile avere un tappeto in casa, Ma questa ovviamente è solo una mia speranza senza molte prospettive.

1 commenti:

paolo ha detto...

Vero Alberto, le prospettive sulla diffusione della cultura del tappeto d'arte non possono essere ottimistiche.
Mi ritrovo molto dove parli della difficoltà di tramandare la passione ad altri, soprattutto ai giovani e talvolta mi chiedo che fine farà la piccola collezione, tanto preziosa ai miei occhi, che con tanta fatica ho allestito negli anni e se valga la pena di continuarla o di decdicare risorse a beni più effimeri, ma più compensibili agli occhi dei più.