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martedì 14 aprile 2009

Preghiere con il senso del vello orientato al contrario


Poichè i tappeti annodati presentano sempre un senso del vello, può capitare spesso di imbattersi in esemplari a preghiera il cui senso è all'apparenza inspiegabilmente orientato al contrario dello schema iconograficamente realizzato. Se i tappeti a preghiera infatti presentano un'architettura iconografica orientata, può risultare frequente che il senso di questi esemplari sia al contrario di quanto ci si aspetti orientato nella maniera opposta, e cioè più scuro quando osservato nel senso del disegno e più chiaro invece quando visto dalla parte del mehrab rivolto verso l'osservatore.
Ciò non deve stupire, perchè se infatti, è ragionevole immaginare una preghiera con un senso del vello orientato nella medesima direzione in cui versa la cuspide del mehrab, è invece altresì ragionevole comprendere che il senso del vello di un tappeto prende sempre la direzione verso la trazione del filo sulla quale l'annodatore esercita. Poichè la trazione è quasi sempre rivolta verso il basso (perché l'artigiano tende a comprimere il nodo sulla parte di tappeto già terminata) e poichè il tappeto non viene realizzato a testa in giù... questa tensione finisce inevitabilmente con il produrre un esemplare a preghiera con un senso del vello orientato in maniera contraria al disegno del tappeto. Ne risulta un tappeto orientato con un verso del vello direzionato dall'alto verso il basso ed un contropelo invece dal basso verso l'alto, cioè verso la direzione dove la punta della cuspide dev'essere disposta in direzione della mecca.

venerdì 10 aprile 2009

Buona Pasqua


Per rappresentare tematicamente le prossime festività pasquali, ho scelto di inserire l'immagine di un mio kilim presente in galleria. Si tratta di un Sorkoy anatolico di vecchia manifattura con 4 colombe cristiane della pace a formare un curioso medaglione centrale.
Buona Pasqua a tutti.
Ci rileggiamo martedì 14 aprile.

giovedì 9 aprile 2009

Usura occidentale del tappeto

La differenza tra la cura con cui un tappeto viene tenuto in oriente e l'uso quotidiano che se ne fa in un abitazione occidentale è significativa. In oriente ci si toglie le scarpe prima di camminarvi sopra e si ha cura di ricoprirlo con stoffa e pezze di cuoio quando si debba mangiarvi sopra o posarvi dei recipienti caldi. In occidente invece i tappeti vengono calpestati da suole di scarpe dure e sporche, e da zampe di animali, e vi vengono posati i mobili più pesanti: scrivanie, tavoli, divani, tavolini in cristallo. Un tappeto vecchio o antico giunto direttamente dalla Turchia o dalla Persia, può risultare quindi completamente integro o con una consuzione del vello uniforme, mentre un tappeto usurato dalla vita occidentale mostrerà sempre un ben più ampio deperimento. Un altro aspetto drammatico è quello della manutenzione: in occidente le donne sbattono il tappeto come uno straccio, lo sbiancano con improbabili soluzioni di acqua e ammoniaca, lo pelano sottoponendolo al costante passaggio di fortissimi aspirapolveri e lo affidano per il lavaggio annuale alle tintorie più inesperte. In Oriente lo lavano con la neve, lo rovesciano delicatamente per mezza giornata per far ricadere la polvere, oppure lo lavano con cura in ampi spazi aperti con acqua e soluzioni detergenti non aggressive. Forse la casa europea è quanto di meno adatto ad ospitare un tappeto, eppure sarebbe un errore ed un peccato rinunciare alla compagnia che il tapepto fa a coloro che sanno apprezzarlo. E' sufficiente solo un po più di cura e di consapevolezza, e anche in occidente un tappeto può vivere decenni senza perdere "carne" e "colori".

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo


Oggi il mio pensiero va alle famiglie e alle realtà locali d'Abruzzo, terra di tappeti (primi fra tutti quelli di Pescocostanzo) e dove le leggende si sprecano nel determinare l'origine di quest'antichissima arte trapiantata. Questa notte questa terra è stata stravolta da una micidiale scossa di terremoto che ha lasciato dietro di se morte, distruzione e dolore. La leggenda dei tappeti abruzzesi è affascinante, e parla di un carico di schiave turche o cipriote, internate in abruzzo e ivi stabilite, divenute poi maestre di tessitura e di annodatura alle popolazioni del luogo. ma non è di tappeti che voglio parlare. Posso solo pallidamente immaginare quale dolore possa assalire queste persone che d'un colpo hanno perso tutto, molte delle quali anche i loro cari. Proprio ad esse, porgo un sincero augurio di rapida ricostruzione e di ritorno al quotidiano. Il blog in segno di solidarietà si impone due giorni di silenzio e di raccoglimento.

Grazie per la comprensione.

sabato 4 aprile 2009

Facebook gabbia dorata che ingabbia internet anzichè liberarlo


Internet sta male, e la malattia è Facebook. Risulterò forse impopolare con questa mia presa di posizione inaspettata, ma ho studiato anche psicologia e non mi è difficile a distanza di un po di tempo tracciare il risultato evidente di questo contaggiosissimo fenomeno che ha letteralmente dirottato e manipolato il 75% delle attività internettiane della gente. Facebook è sicuramente intrigante, illude le persone di essere più vicine le une alle altre e le fa sentire al tempo stesso tutte importanti. Ma è una gabbia dorata, perchè ogni cosa scritta resta scritta nella propria bacheca o in quella degli amici (veri o presunti) e la possono leggere solo le persone che fanno parte della cerchia dei conoscenti che condividono il profilo, oltre naturalmente gli aministratori di Facebook. Oggi tutti scrivono su facebook, condividono pensieri, emozioni, giocano e invitano i propri amici a sottoscrivere campagne e petizioni virtuali, raccontano la telecronaca di quello che fanno in quel momento e pubblicano le loro foto. Il risultato è stato l'abbandono dei blog, dei siti, dei forum, spazi cioè che avevano invece un accesso ed un imprinting decisamente più pubblico e che rendevano un servizio pubblico alla comunità. Faccio un esempio: sarebbe servito a qualcuno se Tappetorientale si fosse trasferito su Facebook? Se consigli e informazioni fossero state pubblicate solo ad uso e consumo dei contatti da me accettati? ovviamente la risposta è no!
Oggi la maggior parte di quello che si scriveva e si faceva su internet fino a qualche tempo fa, si è via via rarefatto, si è dissolto, è scomparso, anzi no è stato convogliato su Facebook: il più grande strumento per il controllo della massa che sia mai stato creato. Su Facebook infatti non esiste privacy, non perchè questa venga violata, ma perchè sono gli stessi cittadini di "internet" che mettono in piazza ogni loro cosa, ogni loro gusto, preferenza, informazione, da quello che stanno facendo in quel momento fino ad arrivare alla pubblicazione dei propri dati sensibili. Lo scotto della Facebookmania lo pagano sicuramente anche blog come Tappetorientale e Tappetimagazine, dove il numero dei commenti è letteralmente crollato, ma del resto lo pagano un po tutti (blog molto più famosi di quelli dei tappeti hanno subito un calo di interesse o di commenti). Tappetorientale, certamente prosegue nel suo cammino di informazione, ma prima la gente uscirà dalla sbornia di Facebook e prima sarà meglio per tutti. Usare Facebook con moderazione dovrebbe essere un imperativo categorico, per tutti, pena la perdita della diversificazione e dell'alternativa su internet, e allora se così dovesse essere, un giorno ci accorgeremo tutti, una volta usciti da Facebook che davvero oltre a questo Social Network non ci sarà più nulla.
Linko qui di seguito due link interessanti relativi proprio all'abuso di Facebook da parte della gente:

venerdì 3 aprile 2009

La storia del tappeto: complessa staffetta artistica tra civilità


A causa delle ultime guerre non ancora stabilizzate in Irak e in Afghanistan, degli attriti continui con l'Iran, e del problema dell'immigrazione massiccia e continua che l'Europa non vuole e non riesce a risolvere in maniera ragionevole e compatta.. la gente ha come maturato negli ultimi anni una sorta di repulsione (alle volte conscia altre volte inconscia), verso tutto quello che rappresenta le culture africane e medio/estremo orientali. Tutto ciò riguarda naturalmente anche il tappeto orientale, storicamente ed erroneamente percepito e visto come oggetto esclusivo della cultura arabo/islamica. Bisogna invece considerare che il tappeto è nato ben prima della nascita dell'Islam e pertanto ha subito l'influenza di una moltitudine di culture e religioni. Rappresenta anzi una straordinaria staffetta di arte e cultura, dove ogni popolo e cultura ha partecipato con il proprio apporto straordinario di caratterizzazione del manufatto senza mai ripudiare quanto era stato fatto prima dalle generazioni precedenti quand'anche fossero state pagane, giudee o cristiane. La Turchia ad esempio, prima ancora di essere stata il centro di irradiazione islamico dei Selgiuchidi è stata la patria della cristianità e prima ancora terra di Greci e di pagani adoratori della della Dea Madre che già allora tessevano tappeti. Esattamente come il Corano deriva dall'esperienza rimodellata del Cristianesimo il quale a sua volta era la ristrutturazione dell'antico testamento e della religione ebraica, anche il tappeto ha subito le sue trasformazioni passando di volta in volta il testimone alle differenti culture presenti nel luogo.
Il mehrab delle preghiere turche ad esempio, ricorda iconograficamente la stilizzazione più che di una moschea di una chiesa romana a capanna, proprio perchè gli islamici non hanno disdegnato di ridisegnare senza stravolgere i precedenti templi di culto cristiano. Un esempio per tutti quello della chiesa di Santa Sofia a Istanbul, stravolta sì, con la copertura degli affreschi e la costruzione di minareti, ma al tempo stesso assorbita nella sua classicità di forme dalla rivisitazione islamico architettonica turca. Anche il tappeto ha seguito questo processo di trasformazione, alle linee si sono aggiunte altre linee, ai simboli si sono aggiunti altri simboli, senza subire mai una completa cancellazione delle esperienze sperimentate.