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sabato 27 dicembre 2008

Oggi, per un tappeto vecchio, anche solo 25 anni sono come un'era

Le ultime disposizioni europee in materia hanno rivoluzionato la definizione e i requisiti del tappeto antico annodato. Rientrerebbero infatti in questa categoria gli esemplari anche solo vecchi di 50 anni. E' una riconsiderazione che in parte condivido, è infatti innegabile come negli ultimi 30 anni, le lavorazioni dei tappeti siano estremamente cambiate. Paesi come la Turchia e la Persia sono passate nell'ultimo trentennio da una realtà agricola ad una post industriale. La trasformazione non ha solo plasmato le genti, ma anche luoghi, usi, costumi e ovviamente anche arte ed artigianato. Di fronte agli enormi cambiamenti avvenuti nelle società mediorientali ed orientali (il processo di ammodernamento è stato più rapido e aggressivo di quanto lo si possa percepire ed immaginare in occidente), 25 anni per un tappeto sono da paragonarsi ad un'era. Basti pensare alla maggior parte delle realtà locali della Turchia orientale, ad esempio, dove negli anni '80 non esisteva un'autostrada che le collegasse ad Ankara o a Istanbul, e che vivevano di pastorizia e agricoltura seguendo ritmi tutt'altro che frenetici. O pensare alle realtà caucasiche che fino a quando è esistita l'Unione Sovietica hanno vissuto una sorta di limbo e di arretratezza arcaica che di fatto si rifletteva nella produzione locale dei tappeti. Un Kayseri o un Kirman di 30 anni fa non è certamente uguale ad un Kayseri o un Kirman realizzato oggi, la qualità delle lane, l'accuratezza della fattura, la finezza dei nodi, la varietà dei decori, la rasatura del vello, risulteranno così diverse da far sembrare i nuovi esemplari le pallide imitazioni dei primi. Senza considerare che poi, molte, moltissime manifatture come Joshagan o Veramin in Persia o Kirsehir in Turchia sono in questi ultimi decenni definitivamente scomparse. Personalmente continuo a definire un tappeto di 40-50 anni una vecchia manifattura, ma è innegabile che il sapore di tappeti anche solo realizzati 30 anni fa sia completamente diverso da quello standarizzato delle produzioni odierne.

7 commenti:

freddy ha detto...

Ciao Alberto. Spero che tutto sia ok! Ho risposto al tuo articolo sull'altro blog, anche per smuoverlo un po. Salutoni a tutti da Freddy. A proposito non so se hai contollato, ma mi sono registrato su You tube con il nominativo CaucasoNord .Ho scaricato la conferenza di Barry al Tessile: e' favolosa.Ciao

Alberto De Reviziis ha detto...

Carissimo freddy, tutto bene. Ho approvato l'amicizia su youtube con il tuo acount appena adesso.
Scusa ma le feste mi hanno un po rallentato in tutte le azioni, e poi voglio prendermela un po comoda fino al 2 di gennaio del prossimo anno. Per la visualizzazione della rugstv (che alle volte va a scatti) non ti preoccupare, succede talvolta anche a me, devi solo dare tempo al canale di stabilizzarsi.
Hai fatto benisimo ad aggiornare il blog di tappetimagazine, ho già in testa un articolo che domani o dopodomani pubblicherò dentro. Unico accenno: magari sarebbe meglio quando si fa riferimento ad una precedente discussione o ad un articolo di un altro blog linkare il relativo indirizzo di modo che chiunque leggesse non si ritrovi disorientato.

Un saluto

paolo ha detto...

Verissimo: anche pochi lustri in questo caso fanno la differenza.

Vorrei però andare controcorrente.
Credo che proprio negli ultimi 20-25 anni ci siano diverse realtà tese alla rivalutazione dell'arte dell'annodatura, con l'uso di migliori materiali, il recupero di coloranti naturali e una superiore attenzione nella realizzazione.
Con il risultato che alcune manifatture sono ampiamente superiori a quelle che vanno dalla fine della II GM agli anni '80, ormai ripetitive e impoverite, nelle idee e nei materiali.

Infine, anche se la legge consente di accostare un tappeto di 50 anni ad uno dell'Ottocento o precedente, per me resterà sempre una differenza incolmabile tra i due mondi!

antonio ha detto...

Personalmente non sono assolutamente concorde a questa distinzione temporale. Per un mio criterio, ad altri può benissimo sembrare inesatto, un tappeto antico o vecchio lo è aldilà del semplice aspetto temporale. Ovvero, ci sono tappeti dei primi anni del novecento, ad esempio certi Shirvan con colorazioni estranee alla cultura caucasica, certi Heriz dai colori slavati ed i decori fittissimi, indiani che sembrano Tabriz, e così via, che per me antichi non lo saranno mai: neanche avessero centocinquanta anni. Faccio anche fatica a considerare antichi certi Saruq, Lilian, Kirman, Kashan, americani. Non lo saranno perché avulsi dalla tradizione locale, perché sono modelli imposti dal mercato, perché l’aspetto commerciale ha prevaricato l’aspetto artistico dell’oggetto. Mi avevano proposto a fine anni ottanta per un milione, e purtroppo non lo acquistai, un CI-CI Kirdagyd bellissimo annodato attorno agli anni quaranta del novecento. Realizzato su fondo bianco a memoria, vista la non perfetta simmetria della disposizione dei decori indice di non lettura di un modello, aveva un fascino incredibile (un esemplare molto simile è pubblicato dalla Eder sul suo libro a pag. 307. Unica differenza significativa, la bordura pseudo cufica). Quello per me era già un tappeto antico, a dispetto dei suoi 50 anni. Altri, che di anni ne hanno 80 o più, per me non lo saranno mai. Circa la sovietizzazione di aree come il Caucaso e il Turkmenistan, a mio parere, è stato il contrario del “limbo ed arretratezza”. Infatti, si è spinto troppo verso una industrializzazione selvaggia, a scopo commerciale, che ha mutato tradizioni che resistevano da secoli. L’introduzione del cotone nella struttura, l’uso di tinte sintetiche, spesso orride, l’impoverimento dei decori per favorire la velocizzazione della manifattura, ha stravolto usi e tecniche. Telai orizzontali sono diventati a subbi metallici, le composizioni prive di calore e spontaneità, la rasatura a macchina, i modelli comuni indipendentemente dalla località di realizzazione, hanno rovinato il fascino di queste produzioni.
In conclusione, i mobili Chippendale fatti nel 1940, antichi non lo saranno mai. Che poi i commercianti “spingano” su certe definizioni, li capisco anche, però non li ascolto!
Un saluto.

freddy ha detto...

Ciao Antonio e prima di tutto Buon Anno! Ho letto il tuo commento e penso che, in linea di massima , tu abbia ragione. La penso un po' diversamente in quanto secondo me un tappeto antico e' quello fatto con i canoni di un epoca telai, colori, disegni.... e quindi risalenti ad un periodo che arriva fino a che non cambia radicalmente il tipo di lavorazione. Quindi per i caucasici si prende come limite massimo gli anni 20/30 (gia ne abbiamo abbondantemente parlato). Alcune lavorazioni persiane hanno cambiato radicalmente negli anni 40/50 (credo e correggetemi se sbaglio i Sanneh).
Hai pienamente ragione tu quando asserisci che certi tappeti, anche se fatti in certi periodi sono orridi, come per i mobili o certe icone antiche) oppure arrivano ai giorni nostri in situazioni da diluvio universale! Il Ci-Ci di cui parli credo di averlo visto su un libro- aveva effettivamente la bordura cufica e non a biscotto - ed era un esemplare catalogato dagli anni 30 ai 40 del secolo passato.Era meraviglioso per lo sato di conservazione e manteneva ancora i vecchi dettami di lavorazione. Quindi come vedi ci puo' essere un tappeto bello , ben conservato ed uno in pessimo stato, magari con colori sbiaditi per cattivi, anzi disastrosi lavaggi, pero' quando c'e' la certezza dell'epoca, della lavorazione e materiali penso che un tappeto brutto o bello non possa esimersi da chiamarsi antico: semmai cambia la quotazione di mercato..e qui come dici giustamente intervengono commercianti disonesti. Un abbraccio e saluti a tutti da Freddy

antonio ha detto...

Caro Freddy, ti ringrazio e contraccambio i tuoi auguri di un sereno 2009, estesi a tutti i lettori.
Tu dici: “però quando c'e' la certezza dell'epoca, della lavorazione e materiali penso che un tappeto brutto o bello non possa esimersi da chiamarsi antico”. Tecnicamente, in senso stretto, è così. Tuttavia, per quanto mi riguarda, considero distintamente determinati esemplari appartenenti a “correnti iconografiche diverse”. Esempio. Io possiedo un Saruq “americano” fine anni venti. Ha un vello super, lane cork vere, non false come quelle spesso dichiarate, soprattutto da televenditori. Toccarlo fa impressione, sembra davvero seta. L’annodatura è finissima, ma il disegno ha mazzi di fiori sparsi che nulla hanno avuto da spartire con l’iconografia del centro Persia, almeno sino all’arrivo della Thomshandjian di New York verso il 1910. Ho anche un Saruq a medaglione centrale e cantonali, 1890 circa, che non ha la fantastica lana del precedente, ma lui “è l’antico” perché ha il fascino originale di quella tradizione annodatoria; l’altro è un buon tappeto realizzato nella stessa area anni fa. Prendo in prestito questa frase: “Anche i sassi sono antichi, ma……”.

Alberto De Reviziis ha detto...

Caro antonio
forse mi sono espresso male.
Non ho mai detto di voler uniformarmi alle nuove disposizioni, ma di comprenderne e condividere in parte il senso di tale ragionamento. Stiamo vivendo un momento di transizione dove tutto il mondo che conoscevamo è cambiato o sta per cambiare e dove non c'è più spazio per umili e oneste manifatture. Dove un tempo i nomadi facevano pascolare le loro pecore e sistemavano le loro yurte, oggi sorgono palazzi e grattacieli e l'annodatore viene assorbito dalle fabbriche e non annoda più. Per quanto riguarda il "limbo" sovietico, è vero che molte tribù furono costrette tanto alla sedentarizzazione quanto alla produzione tappeti ibridi in veri e propri capannoni istituiti dallo stato centralista, ma l'alternativa occidentale non sarebbe stata ancora più devastante? Io scrivo da Torino, mi basta guardare la realtà pedemontana che questa città era ed è diventata, per comprendere quanto sia stato devastante sul territorio e sulla realtà locale un sistema di vita che un tempo era originalissimo e che oggi invece oltre a essere simile ed uguale a quello di tante altre realtà è anche definitivamente messo in crisi da questa crisi mondiale che è prima di tutto una crisi di idee e di sistema.
Potrà sembrare blasfemo, ma a parer mio anche una manifattura come "Gherla" (che ogi non fanno più) rappresenta un periodo di storia moderna dell'annodato.