Dopo qualche mese dalla sua riapertura al pubblico, la scorsa settimana ho avuto finalmente modo di visitare insieme a mia moglie e ad un amico di Infotappeti, il museo fiorentino del Bardini (noto collezionista antiquario) che vanta insieme al Bargello -ne parlerò in altro post- una delle più importanti collezioni di tappeti orientali antichi datati tra il XVI e i XVIII secolo.
Senza togliere nulla alle 3600 opere esposte, tra pitture, sculture, armature, strumenti musicali, ceramiche, monete, medaglie e mobili antichi, (eccezionale il crocifisso ligneo medioevale e la collezione di cassoni nuziali), devo dire che la collezione di annodati più pubblicata in tutti i libri di tappeti, vista dal vivo ha un qualcosa di vigoroso, di esaltante che lascia senza parole. Il museo ha voluto riallestire i tappeti nella maniera con la quale li aveva allestiti il Bardini stesso, ossia -frammento mammelucco e tappeti di cuoio nordafricani a parte- lungo le pareti dell'imponente scalone del palazzo. L'effetto scenico e il ripercorso storico sono senz'altro di grande effetto, ma rendono la collezione di non facile fruibilità, il collo alla fine si stanca nella prolungata osservazione a naso in su degli esemplari e le scale non consentono di camminare scioltamente mentre li si osserva, pena il rischio di cadere giù dalle scale. La piantina che numera e identifica gli esemplari è poi ridotta all'osso con la sola datazione delle opere e la loro identificazione geografica. Nel frattempo ho avuto un esempio di come si muovono le guide nell'ambito degli annodati esposti nei musei italiani, una guida che stava illustrando ad un gruppo le opere esposte e che aveva dettagliatamente già illustrato dipinti, sculture ma anche mobilia, oggettistica e arredi conservati nel museo, una volta giunta di fronte allo scalone ove erano esposti i tappeti si è limitata a dire al gruppo più o meno queste parole "il museo Bardini conserva anche una importante collezione di tappeti antichi cinque e seicenteschi. In fondo alla scalinata potete ammirare il tappeto detto "di Hitler" perché quando Hitler venne a Firenze nel '38 fu steso nella stazione di S.M. Novella, si dice che il dittatore, passandovi sopra, gli provocò un taglio con gli speroni degli stivali", fine dell'illustrazione dei tappeti Bardini!
E' purtroppo il risultato, la dimostrazione di una scarsa attenzione che il mondo della cultura italiana ha sempre dimostrato per il tappeto, che è considerato purtroppo il “nulla” perchè “figlio di un Dio minore”, o forse neanche quello. Non ci resta che proseguire la nostra missione di evangelizzazione attraverso Internet, lo strumento più nazionalpopolare e libero che il progresso ci abbia messo a disposizione per poter aiutare nel nostro piccolo quest'arte per farle ottenere il riconoscimento culturale che degnamente li spetta. A seguire un reportage della collezione ivi esposta. Visitate il museo Bardini, perchè vale la pena.
Immagine tratta da: http://www.museicivicifiorentini.it/bardini
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