Evidentemente queste cose avvengono o devo avvenire per ondate; era da un po' che non mi capitava, fatto sta che negli ultimi tre giorni sono stato contattato via email da diverse persone per richieste che seppur legittime (chiedere è lecito, rispondere è cortesia) reputo - per mancanza di tatto - poco urbane.
Voglio far presente a tutti, che quanto scrivo in questo blog ed in altri siti, è sicuramente il massimo in termini di comunicazione tra questa realtà (mai così tanto sviscerata) e il neofita o l'ipotetico cliente. Come i pittori non insegnavano mai ai loro allievi tutti i trucchi del loro mestiere, così anzi peggio il mondo professionistico del tappeto preferisce spesso e volentieri tenere lontana la conoscenza dall'acquirente, per ovvi motivi che è facile intuire. Così nella maggior parte dei casi quello che si trova su internet è la banalizzazione di concetti e informazioni, che trattano lo straordinario reperto kurgan di Pazyrik come un utile prologo per instradare il cliente o il curioso al prodotto finale, magari un Nain tabas o peggio ancora un Herat pakistano.
In considerazione di ciò, reputo pertanto che sia già molto rivoluzionario quello che faccio, anzi la mia linea di condotta ha fatto fiorire numerose altre iniziative da parte di altri colleghi che giustamente si sono sentiti in dovere di aprire anch'essi un blog o siti meramente culturali. Tutto il resto: expertise, valutazioni, assistenza, ecc, sono cose che fanno parte del mio lavoro e che fanno parte di quel pacchetto servizi che svolgo in seno alla mia professione, in affiancamento alla vendita. Pertanto - lo dico per l'ennesima volta e senza volontà polemica alcuna - non, e ripeto NON, svolgo expertise gratuite, e non è solo per una questione di interesse professionale, o di tempo (il tempo mio vale come quello di altri professionisti o lavoratori e pertanto dovrebbe essere rispettato), ma per una questione anche di qualità del servizio, che non potrebbe essere certamente soddisfacente se fosse un semplice "Pour Parlè", ossia un parere buttato lì tanto per. Quale valenza professionale avrebbe? Quale impegno rispecchierebbe? Quale coscienza e quale serietà? 
Voglio poi significare a chi mi ha chiesto se potevo indicargli un negozio in Azerbaijan per acquistare direttamente in loco, che io, non conosco negozi e non frequento negozi per la vendita al dettaglio e che se li conoscessi - anche solo per una mera questione di conflitto di interessi - non glielo direi certamente. Il mio lavoro è un pochino più impegnativo del rivolgermi presso un negoziante del posto o un grossita, a questo punto meglio farei a comportarmi come la maggior parte dei commercianti di tappeti, che indipendentemente dalle loro origini, per comprare la merce da vendere, si limitano a fare una cernita presso i capannoni dei grossisti di Milano, di Genova o di altre città italiane. Il mio lavoro è ben differente ed avventuroso, alle volte è stato anche pericoloso. E' mia consuetudine infatti girare le case o gli atelier degli annodatori, alla ricerca dei pezzi intonsi o da risistemare, là dove non posso per questioni pratiche, logistiche o di tempo, lo fanno i miei ricercatori. Così facendo, sono andato in Iraq, in Turchia e in Armenia anche in tempi di guerra, quando gli aerei erano vuoti per paura del terrorismo. Ricordo che un paio di volte a Istanbul e nel Kurditan turco sono esplose delle bombe del PKK poco prima o poco dopo il mio passaggio, ho anche rischiato alle volte delle intossicazioni alimentari per le scarse condizioni di alcune realtà presso le quali mi recavo, e poi ho affrontato viaggi scomodi e costosi, persino tratte in cammello e con i jeepponi, ecc ecc.

Voglio poi significare a chi mi ha chiesto se potevo indicargli un negozio in Azerbaijan per acquistare direttamente in loco, che io, non conosco negozi e non frequento negozi per la vendita al dettaglio e che se li conoscessi - anche solo per una mera questione di conflitto di interessi - non glielo direi certamente. Il mio lavoro è un pochino più impegnativo del rivolgermi presso un negoziante del posto o un grossita, a questo punto meglio farei a comportarmi come la maggior parte dei commercianti di tappeti, che indipendentemente dalle loro origini, per comprare la merce da vendere, si limitano a fare una cernita presso i capannoni dei grossisti di Milano, di Genova o di altre città italiane. Il mio lavoro è ben differente ed avventuroso, alle volte è stato anche pericoloso. E' mia consuetudine infatti girare le case o gli atelier degli annodatori, alla ricerca dei pezzi intonsi o da risistemare, là dove non posso per questioni pratiche, logistiche o di tempo, lo fanno i miei ricercatori. Così facendo, sono andato in Iraq, in Turchia e in Armenia anche in tempi di guerra, quando gli aerei erano vuoti per paura del terrorismo. Ricordo che un paio di volte a Istanbul e nel Kurditan turco sono esplose delle bombe del PKK poco prima o poco dopo il mio passaggio, ho anche rischiato alle volte delle intossicazioni alimentari per le scarse condizioni di alcune realtà presso le quali mi recavo, e poi ho affrontato viaggi scomodi e costosi, persino tratte in cammello e con i jeepponi, ecc ecc.
E' un mestiere che mi piace fare, non mi lamento, ma trovo francamente assurdo, (visti i rischi di vita e di impresa che corro costantemente), chiedermi di indicare una realtà a me concorrente per scavalcarmi o scavalcare quelli che come me lavorano e faticano per selezionare, importare e vendere in occidente un prodotto selezionato con professionalità ed esperienza. E poi tra le tante cose, è praticamente assodato (dovrebbero ormai saperlo tutti) che il neofita o il turista che compra il tappeto annodato in oriente o in medio oriente, finisce sempre fregato.