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martedì 19 febbraio 2008

Il tappeto nella cultura orientale

La dinamica della confezione del tappeto orientale annodato è affascinante e sorprendente, soprattutto considerando che un buon annodatore riesce a fare circa 10.000 - 14.000 nodi al giorno e la sua paga è calcolata in base al numero di nodi più o meno fitto. Ma poichè 14.000 nodi al giorno equivalgono a 9 decimetri quadrati di tessuto (neppure un metro di tappeto alto 10 cm!), significa che per annodare un tappeto di media qualità e della dimensione di sei metri quadrati (2 metri x 3metri) occorrono due mesi di lavoro come minimo. Credo che questo calcolo permetta di comprendere alcune cose strettamente dipendenti tra loro, tra le quali perchè il tappeto sia destinato a rimanere per sempre merce importante, degna anche di collezionismo e di investimento, ma anche quanto dietro a questa manifattura intesa oggi da noi occidentali come una mera espressione artigianale inquadrata nell'ottica dell'arredamento o al massimo artistica per collezionisti, celi invece significati e motivazioni recondite che nonostante le difficoltà e la globalizzazione invasiva riescono tutt'ora a far produrre esemplari che un'operaio o un artigiano occidentale non si sognerebbe minimamente di fare se non contemplando tempi più lunghi e compensi o guadagni decisamente più alti.
Al fine di comprendere quali siano le spinte emozionali, spirituali, filosofiche, artistiche, nobilitative che inducono popolazioni di montagna come di grandi città a produrre ancora tappeti in un epoca post atomica, è necessario aprire una parentesi per cercare di spiegare ai lettori il valore spirituale, filosofico, artistico e pratico di questo manufatto, tanto per l'ustad quanto per il cittadino comune dell'Iran, del Caucaso o della Turchia.
Il tappeto in Persia è arte, in Turchia è bandiera, nel Caucaso è storia...
Ogni popolo conferisce alla propria manifattura un valore aggiunto. Cercheremo per questo da questo momento di affrontare questi aspetti, ovvero: IL TAPPETO NELLA CULTURA ORIENTALE.




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