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giovedì 10 aprile 2008

Il rinascimento Safavide

Quando dall'Azerbaijan scesero i re Safavidi (nel 1502 in Persia il sultano Shah Ismail I sconfisse i Timuridi) per la Persia e il tappeto Persiano fu la sua più crande rivoluzione artistica. Gli illuminati monarchi riuscirono a unire dal punto di vista territoriale e a fondere culturalmente tutto il mondo iraniano, trasformandolo in uno degli stati più evoluti dell'Asia. Lungo tutta la dinastia (che perdurò fino al 1736) i Safavidi si proposero come attivi mecenati e raffinati estimatori dell'arte: le città furono abbellite con eleganti opere architettoniche; la corte divenne un punto d'incontro e di lavoro per miniaturisti, pittori, orafi e naturalmente tessitori. I Safavidi promossero innovazioni tecniche e decorative di così vasta portata da caratterizzare i tappeti persiani fino ai nostri giorni. I manufatti annodati divennero i depositari privilegiati di importanti aspetti dell'estetica e della cultura locale; non c'è nessun dubbio, anche in Asia il Rinascimento aveva portato la sua ventata di rinnovamento artistico e scientifico. Ma i Safavidi non si preoccuparono solamente dell'arte Persiana, da buoni mecenati artistici questi sovrani, aprirono manifatture nella regione caucasica, Shirvan e Karabagh principalmente, e non costrinsero le genti di quell’area ad annodare esemplari con schemi cari alla rinascita persiana, come da loro voluto in patria, ma lasciarono che l’iconografia caucasica, votata al simbolismo geometrico, continuasse secondo uno stile autoctono. I tappeti Safavidi raggiunsero ben presto la corte dei Ming, quella romana del Papa e quella dei dogi a Venezia, ma di questi tappeti e di altri voglio parlarne domani, aprendo uno specifico articolo.

A domani.

1 commenti:

antonio ha detto...

Volevo intervenire dicendo che certamente non era possibile che prima dell’avvento safavide, in Persia, non ci fosse creazione di tappeti e poi, all’improvviso, eccoli. In effetti, non si conoscono tappeti, reliquati, piccoli frammenti persiani che non siano successivi al XV° secolo. Tuttavia, attraverso il miniaturismo pittorico, siamo in grado di conoscere l’aspetto dei tappeti precedenti. Miniature della scuola di Tabriz, bellissima quella rappresentante il trono di Maometto appoggiato su un annodato con bordura cufica, di Herat, di Shiraz, e le tre contenute nel “Libro dei re”, o “Demotte” dal nome dell’antiquario che lo aveva, sulle quali sono rappresentati tre esemplari, ci mostrano lo stile di tappeti del XIV° e XV° secolo: erano tappeti dalla forte matrice geometrica risalente all’iconografia anatolico-caucasica. Sotto i Safavidi, si abbandona il geometrismo sunnita che mostrava, imitandolo, il passare ritmico del tempo e della tradizione per abbracciare uno stile naturalistico, descrittivo, più vicino ai precetti sciiti. I decori diventano curvi e fluidi, sbocciano fiori e foglie. Sorge il “sole” di un medaglione centrale, campi ricchi di animali, di uomini che li cacciano, di giardini ricchi di alberi ed uccelli, di volute floreali, di vasi fioriti. L’innovazione sciita persiana spaventerà la tradizionalità anatolica sunnita. Ben presto, questo porterà a guerre nel tentativo di ristabilire quell’equilibrio religioso su cui la società turca si basava. Un saluto.