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giovedì 1 maggio 2008

Il tappeto Turcomanno occidentale

Nella storia dei tappeti d'Oriente il territorio del Turkestan Ocidentale riveste un'importanza eccezionale. furono infatti le genti locali, tantissimi secoli or sono, a iniziare ad annodare i primi manufatti destinati a costituire i principali utensili nella vita semplice e spartana dei nomadi. La produzione dei tappeti, molto diffusa fino al XIX secolo ha costituito il principale aspetto unificante nelle usanze delle numerose tribù locali, che un'antica tradizione indica come i discendenti dalla bellicosa popolazione altaica Oguz. Chiamati in occidente fino a pochi decenni fa con il nome generalizzante di Bukhara (nome di una città di raccolta) questi tappeti con lo stesso colore continuamente ripetuto e mai discosto dal rosso, bruno e nero, la loro decorazione a linee dritte e spigolose, contorte e sofferte, parlano di solitudine, di fatica, di mesi di isolamento al freddo invernale o sotto il sole delle steppe, di senso racchiuso di difesa, di incomunicabilità scelta, forse come fedeltà alla propria tribù. Come si spiegherebbe altrimenti la relativa povertà di influssi esterni, la testardaggine orgogliosa con cui da centinaia di anni i tappeti turcomanni restano fermi ad uno schema fisso, ripetendo sempre gli stessi disegni e le stesse tinte? Nei decori di questi tappeti vengono riprodotti antichi simboli di derivazione araldica fra cui gli onighun. Decori dei tappeti turkmeni occidentali sono comunemente detti gul e vengono distribuiti su ordinate file, spesso alternati a motivi geometrici minori dalla forma variabile. E' spesso dalla differente forma dei gul che si riescono a riconoscere produzioni di talune tribù rispetto ad altre che agli occhi dei principianti o profani possono invece risultare uguali. Le testate di questi manufatti (spesso molto ampie) presentano sovente decori a sumak o kilim con decori geometrici. I nodi impiegati possono essere asimmetrici come simmetrici mentre il materiale utilizzato è quasi sempre lana su lana, con rari casi di utilizzo di seta o cotone mercerizzato. Accanto alla produzione di tappeti si realizza una vasta serie di oggetti/utensili utili ad arredare la tenda o yurta e che destano tra gli etnografi un enorme interesse culturale. Oggi si sta perdendo la tradizione dell'annodatura, poichè il contatto con popolazioni straniere ha quasi completamente eliminato le caratteristiche migliori dell'artigianato locale, a causa dell'utilizzo di scadenti colori all'anilina e di motivi decorativi importati dalla Persia.

Alcune tipolgie di tappeti turcomanni occidentali

Tekè
Ersari
Salor
Chodor
Saryk
Yomut

1 commenti:

antonio ha detto...

A parziale integrazione dell’interessante articolo, volevo aggiungere che la statalizzazione del processo produttivo, introdotta con la sovietizzazione dopo il 1920, ha causato delle modifiche, oimè, non sempre positive. Se da un lato ha assicurato una produzione, o raccolta, più costante e continua, donando così una maggior disponibilità al mercato, ha notevolmente influenzato sia il decoro che la gamma tonale degli annodati, appiattendone il lato artistico. Le tonalità di colore, un tempo diverse secondo il ceppo tribale, ora ottenute da bagni eguali; le dimensioni, convogliate in misure standard perché legate a telai più industriali, ed i decori, sempre più monotoni e ripetitivi, quindi privi di una spontanea fantasia, hanno fatto sì che la produzione, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, sia diventata stereotipata e incanalata in precise iconografie. Anche molti prodotti d’uso quotidiano, un tempo ispirati da “un bisogno creativo”, diventano figli di “un bisogno commerciale”. Scompare il tappeto “turcomanno”, nasce il tappeto “Bukhara”.