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lunedì 16 giugno 2008

Lettere a Tappetorientale - colori chimici o vegetali?

Un mio lettore scrive:

Caro Alberto,
non vorrei anticipare temi che magari saranno trattati in prosieguo e che probabilmente avevi già in mente di trattare. Ho seguito le tue indicazioni acquistando la compact DeAgostini sui tappeti che ho trovato utile, anche se talvolta forse un pò "frettolosa". Sicuramente andava bene per un approccio solido al mondo dei tappeti ma non ha fatto altro che scatenarmi una infinità di altri interrogativi e curiosità. Tra questi c'è sicuramente la questione "colori vegetali/colori anilici" che nei testi viene di solito trattata in maniera a mio avviso scolastica e poco pratica. In sostanza tutti dicono "se i colori sbiadiscono allora probabilmente sono chimici" per poi collocare intorno al 1870 la diffusione del colore chimico e chiarire che se il colore è chimico il tappeto è annodato dopo il 1870.L'unico metodo empirico che ho letto da qualche parte è quello della bruciatura di un filamento e delle modalità della combustione (rapida e puzzolente per i colorati anilici, lenta e non odorosa per i naturali). Mi sono quindi figurato come Mr. Bean in un negozio di tappeti, munito di accendino e pinzette da ciglia, per la gioia del negoziante di turno, alla scoperta della composizione della colorazione del tappeto.In sostanza l'alternativa pare essere il "barbiere piromane" o l'acquirente sperimentatore che compra un tappeto ed aspetta l'evento "scoloritura". Credo invece che il tono del colore sia la vera chiave di volta.Che ne dici di trattare l'argomento sul blog ?

Un caro saluto.

Antonio S.

Caro Antonio
La questione dei colori è sicuramente una questione nodale sia per quanto riguarda un buon acquisto, sia per quanto riguarda un giusto investimento. Ma poichè le tinture aniliniche e al cromo presero il sopravvento su quelle naturali già a partire dal 1860, è altresì sbagliato concentrare l'attenzione di un acquisto su tale elemento. Inizialmente contestati, infatti i colori chimici, dopo anni di tentativi i cui risultati erano facilmente riconoscibili e sempre scadenti, si giunse alla fine ad un perfezionamento che permise di ottenere colori chimici equivalenti per bellezza, durata e brillantezza, ai colori prodotti con materie vegetali, minerali o animali. Un elemento molto importante di valutazione deve essere pertanto (almeno per i tappeti annodati dal 1860 in avanti) non tanto l'origine delle colorazioni, ma bensì la stabilità.
Il colore di un tappeto deve risultare netto e solido, resistente all'esame dell'acqua e a quello tradizionale in Oriente della saliva. Il compratore può effettuare questo facile test strofinando con forza il rovescio ed il diritto del tappeto con una pezzuola bianca bagnata di acqua o di saliva; se la pezzuola si colora fortemente e non solo del grigio tipico della polvere , l'acquisto è sconsigliabile.

1 commenti:

antonio ha detto...

Anche se non richiesto, voglio aggiungere anch’io un consiglio. Se il tappeto è recente, il colore del diritto e del rovescio debbono essere uniformi. Se l’aspetto del diritto è “antichizzato”, ovvero stemperato nei toni (aprite il vello dal diritto e verificate se appena la superficie ha il colore stinto), ed il rovescio vivido nei colori, è stato con tutta probabilità trattato chimicamente, ad esempio con spugnature di acqua e cloro. Nel tappeto antico questo capita in modo naturale sul diritto per azione della luce; tuttavia la differenza non è mai enorme, se parliamo di tinte stabili. Molti annodati recenti, subiscono poi lavaggi riducenti, vedi gli pseudo Ziegler, Herat, Eufrate. In questo caso la scoloritura è generale.