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domenica 12 ottobre 2008

I tappeti di Vermeer

Quando si parla di tappeti dipinti, il pensiero torna sempre a Lotto o Holbein. Ma il fenomeno dei tappeti raffigurati nelle pitture non fu certamente isolato e ne tantomeno squisitamente quattro-cinquecentesco. Il trionfo degli Ushak turchi ad esempio è ben raffigurato in varie opere di Jan Vermeer, pittore olandese che operò nella metà del 1600 e che riprodusse numerose tele (se ne stimano 36) molte della quali con tappeti. I temi prediletti da Jan Vermeer erano comuni ad altri celebri pittori a lui contemporanei, anch'essi infatti raffiguravano scene di vita domestica, con signore impegnate a leggere o a scrivere una lettera, piccoli concerti di musica, fanciulle allo specchio e coversazioni, ma che tuttavia si distinguevano da quelli degli altri artisti per carattere e ricerca di luce. La selezione delle figure e degli oggetti rappresentati nei quadri di Vermeer infatti indicano sempre un contenuto moralistico, non sempre facilmente interpretabile. Tra questi contenuti spiccano gli Ushak anatolici, comprimari importanti e quasi sempre presenti nelle sue opere. In alcune di queste opere, gli studiosi hanno riconosciuto un autoritratto o meglio una proiezione psicologica dello stesso Jan Vermeer su taluni soggetti da lui raffigurati (vedasi "La mezzana"). Sui tappeti di Vermeer, -è legittimo pensarlo- non ricade pertanto una semplice scelta stilistica di quei tempi, ne tantomeno una scelta puramente concettuale ed espressionistica, ma piuttosto una autocitazione al Jan Vermeer giovine che, figlio di padre tessitore di seta della classe media, che si occupava anche di commercio di opere d'arte, ha avuto modo di vivere quelle stesse situazioni da lui poi dipinte. I tappeti di Jan Vermeer indipendentemente dal significato psicologico che l'artista ha voluto attribuire, sono e restano una testimonianza affascinante, denunciano infatti con quale grazia questi manufatti entravano in splendida armonia a far parte della casa e della vita di casa, e al tempo stesso riproducono fedelmente la tipologia Ushak allora presente, permettendo così uno studio sulla datazione, l'evoluzione e la diffusione di quel determinato genere di tappeto in Europa nel 1600.

Curiosità: quando nel 2003 uscì il film "La ragazza dall'orecchino di perla" rimasi estremamente deluso. Ero curioso di vedere splendide riproduzioni di Ushak sui tavoli, a ricreare quegli ambienti tipici delle tante opere di Vermeer, ma sebbene il film si era rivelato estremamente descrittivo e calligrafico, il dramma ispirato alla storia di questo pittore aveva completamente dimenticato l'elemento tappeto. Fu davvero un gran peccato, perchè per tutto il resto il cinematographer era riuscito benissimo a ricreare le identiche scene di molte opere e a rendere la favolosa luce che illumina la quotidianità delle opere di Vermeer in qualcosa di trascendentale esattamente come avviene nei dipinti di questo grande pittore olandese.

4 commenti:

Gianluca Pistore ha detto...

Da quando seguo questo blog ho imparato a vedere un tappeto come un quadro, cioè non come una cosa materiale che mi è utile, piuttosto come una cosa che trasmette messaggi. Grazie Alberto!

freddy ha detto...

Ciao Alberto: sono rimasto incantato dalla bellezza della prima immagine posta nel tuo blog ovvero la donna dormiente: l'avevo scambiata per una fotografia!! Un capolavoro. Se ami le opere artistiche riguardanti i tappeti ti consiglio di andare al cimitero russo di Saint-Genevieve des Bois (vicino Parigi) vai a visitare la tomba di Nureyev e guarda lo stupendo tappeto caucasico in mosaico sulla sua tomba ; ti renderai conto di quanto una persona possa amare la sua terra: come ultimo omaggio ha voluto una copertura con il tappeto che piu' la rappresenta. Ciao Freddy

antonio ha detto...

Da "materialista", volevo solo ricordare che il rappresentare tappeti nei quadri, aldilà del fascino dell'opera, era un modo per stabilire uno stato sociale: ricchezza o santità che fosse. Poi l'atmosfera dei dipinti di Vermeer è sicuramente unica nel suo genere.
Ciao a tutti.

Alberto De Reviziis ha detto...

Carissimo freddy, grazie per la segnalazione. A dire il vero ne avevo già accennato in questo post: http://tappetorientale.blogspot.com/2008/02/il-tappeto-nella-vita-sociale.html ma c'è sempre tempo per approfondire.