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martedì 28 ottobre 2008

Profilo psicologico dei commercianti di tappeti

I tempi e il mondo sono indubbiamente cambiati e con essi il metodo di approccio alla vendita ma anche il modo di sentire e vivere il commercio dei tappeti. Una certa difficoltà a "relazionarsi" con il nuovo che avanza, nei commercianti di tappeti è praticamente assodata, basti pensare al'80% di questi, che anche solo per avere un sito internet si affidano ad un webmaster anzichè costruirselo e curarselo da soli. Sicuramente molti sono purtroppo "ancorati" alla visione di un mondo che non c'è più, e che è inutile rimpiangere perchè tanto non ritorna lo stesso. Questo deficit mentale condiziona ovviamente anche la comunicazione di vendita del mercante, afflitto da un sentimento di scoraggiamento e di rassegnazione e che si riflette negativamente sul tappeto stesso. Questo stato d'animo pervade purtroppo la categoria che già di per se è sempre stata una categoria di "piagnoni" ma che ormai ha senz'altro imboccato una strada autodistruttiva. Esempi di questo stato d'animo se ne vedono tutti i giorni, un esempio per tutti è questa lettera aperta all'acquirente: (clicca qui) che è sicuramente realistica ma che non aiuta, in quanto trasmette un messaggio sbagliato ed autocommiserativo della categoria. Di fronte a un mondo cambiato, i commercianti hanno reagito in ordine sparso: chi assecondando le mode commerciali e abbassando il proprio livello qualitativo, chi invece si è adattato vendendo su internet, chi invece specializzandosi in una determinata tipologia o nell'antiquariato, chi invece semplicemente chiudendo la propria attività di fronte ad un mondo che non era più lo stesso e che non riconosceva più. Soluzioni per tutti non ce ne sono, ma voglio dare ai coleghi -mi permetto di farlo- degli spunti di riflessione, elaborati sulla base di quello che ho potuto sperimentare e vedere nel mio vissuto quotidiano
  1. Bisogna entrare nell'ordine delle idee che ormai il commercio dei tappeti non è più un lavoro ma una passione, alla quale bisogna dedicarsi anima e corpo.
  2. Se noi commercianti siamo i primi a dire che quello che vendiamo non tira più, allora la colpa è prima di tutto nostra, perchè significa che siamo noi i primi a non credere più nel tappeto e a dare un messaggio sbagliato.

6 commenti:

paolo ha detto...

Caro Alberto
Intanto trovo veramente controproducente il messaggio contenuto nella lettera aperta, sia che essa venga letta da un appassionato, sia da un potenziale acquirente "incolto".
Sicuramente il mondo del commercio del tappeto è cambiato, sta cambiando, e non è ancora chiaro quale possa essere la strada migliore da intraprendere.
Personalmente temo che la politica di vendere manufatti "commerciali" non sia pagante; e quella di costruire un mercato di nicchia basato sull'antico e in genere sull'altissima qualità richieda la presenza costante di una clientela fissa appassionata e con disponibilità.
La mia personalissima idea è che il commerciante dovrebbe proporre un magazziono diversificato, tale da poter accontentare quasi ogni richiesta, privilegiando al contempo quelle tipologie che lo appassionano e che considera veramente valide.
Anche le "novità", se ben scelte, possono dare un buon impulso alla galleria. A titolo di esempio nella mia città, Genova, da qualche anno un commerciante persiano propone anche un'ampia selezione di gabbeh di qualità, tulu, e di quei tappeti realizzati con tecnica mista (annodatura e sumakh). Alcuni sono veramente accattivanti, io stesso ho comprato un gabbeh e un filikli del Fars, e potrebbero indurre taluni al collezionismo di questi pezzi, con un buon ritorno per il commerciante.

freddy ha detto...

CIAO a tutti. Credo che la risposta di Paolo sia valida e la condivido, solo esprimo una piccolissima riserva. E' vero quello che dici , caro Paolo, ma purtroppo il commercio internazionale detta, nostro malgrado, delle regole alle quali purtroppo bisogna attenersi. Infatti la voglia di guadagnare, da parte di alcuni furbetti , specialmente nel mercato italiano, e quella di fare produzioni al livello industriale ha sfornato una mole enorme di tappeti che adesso ho visto vendere anche da IKEA!!!!
Attualmente il Bazar di Theran,centro mondiale del tappeto, sta cambiando mentalita' ed ha incrementato, come gia detto la produzione di fini ed extrafini.
In effetti, come dici, a Genova hai acquistato Gabeh( ovviamente non un indo Gabbeh), sumak... questa e' roba di qualita' (non davvero un Naintabas).
Inoltre bisogna sempre considerare il volgar denaro, e chi lo ha non sogna nemmeno lontanamente di comprare tappeti di bassa qualita': e questo in Iran, dico Iran come esempio, lo hanno capito e pure bene: sai quanto e' aumentato il costo di un Tabriz in seta, Cum o Kum finissimo, Isfahan ecc? Anche del 70%!! E questo il nostro caro Alberto lo sa bene. Non parliamo degli antichi (800 primi 900): oltre ad essere introvabili il costo ti stende. Qundi mi auguro vivamente che quello che esprimi sia un desiderio valido e che, effettivamente chi va in un negozio abbia la possibilita' di sceglire fra i tappeti normali, ma di qualita', e quelli di pregio. Per ora abbiamo espresso le nostre opinioni e vorrei sentire il parere di Alberto che, toccando con mano la realta', puo' informarci al riguardo. Salutoni da Freddy

paolo ha detto...

Quoto appieno il commento di Freddy.
Mi spingo addirittura ad un commento estremo: sarebbe bello se i manufatti dozzinali e di scadente qualità venissero venduti esclusivamente all'Ikea e similari, per il pubblico che desidera acriticamente un complemento d'arredo a basso prezzo (ma quanti tappeti scadenti e costosi ci sono in giro!)lasciando alle gallerie i pezzi di qualità e antichi, per la frequentazione, la gioia e talvolta l'acquisto da parte di un pubblico magari non sempre colto, ma sicuramente appassionato!
Un saluto a tutti!

Alberto De Reviziis ha detto...

Cari Freddy e Paolo, che aggiungere? Credo non molto, visto che ambedue avete ben interpretato le due facce della medaglia.
Da una parte è vero, il tappeto cresce di prezzo e parimenti di qualità, dall'altra la "torta" di un mercato di nicchia basato sull'antico e in genere sull'altissima qualità è sicuramente piccola, specialmente in Italia e di questi tempi. E allora che fare? Personalmente non trovo sbagliato affiancare una rosa di tappeti normali, ma di qualita', a quelli di pregio.

paolo ha detto...

Scusate se mi sposto un pochino dal topic in questione.
Pensate che il recente apprezzamento del dollaro sull'euro, probabilmente destinato a durare, possa rendere più difficile (leggi: costoso) l'approvigionamento di tappeti antichi e, in generale, avere conseguenze sul mercato italiano del tappeto?
Mi era parso di capire che negli ultimi anni i commercianti comprassero abbastanza bene dai grossisti U.S.A.

antonio ha detto...

A proposito di sconti televisivi del 50%,esempio:
l'euro vale + 30% rispetto al dollaro (si era arrivati sino al +50%), valuta con cui pago i tappeti acquistati.
Solitamente faccio già uno sconto del 18% sul prezzo di vendita (che è in euro).
30 + 18= 48%.
Lo sconto, a me venditore, in realtà mi costa il 2% meno di utile.
Certo che se il dollaro si rivaluta sull'euro.....sti sconti...