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domenica 23 novembre 2008

Situazione della produzione contemporanea persiana

La civilità del benessere è ormai entrata prepotentemente nell'iran moderno. Contrariamente a quanto sta avvenendo in Europa e negli States che stanno vivendo un periodo di involuzione industriale ed economico, l'antica Persia è invece nel suo pieno boom industriale.
Con un fenomeno di crescita dell'immigrazione sconvolgente ed il mercato delle costruzioni in costante aumento, l'iran attira ormai sul suo territorio industrie e capitali stranieri trasformandosi ogni giorno che passa in una realtà postmoderna sempre più lontana dal nostro immaginario e dai ricordi degli stessi persiani. Di fronte a questo progresso.. si conclude ormai l'epopea dei tappeti persiani; fare infatti un tappeto in Iran costa ormai carissimo, sia all'imprenditore che all'artigiano singolo. Il risultato di questo processo socioeconomico è la chiusura inevitabile di tante manifatture storiche, come è stato per Veramin o più ultimamente per Joshagan, oppure il rinchiudersi -ancora una volta- nella ricerca della qualità e della perfezione esasperata creando ancora una volta tappeti extrafini di un'accuratezza assoluta ma che possono esistere solo per pochi, desertificando così ulteriormente il parco della produzione persiana e limitandolo ad un'arte di nicchia. Così, minacciato dal progresso del proprio paese, dalle manifatture imitative cinesi e indiane, dal calo del fabbisogno interno e della domanda esterna dovuta da una crisi del gusto e dell'economia, il tappeto persiano, consapevole del rischio stesso della sua sopravvivenza è ormai aumentato di prezzo in una maniera vertigginosa. Oggi per paradosso, i tappeti persiani costano meno in Italia (i magazzini ne sono stracolmi) che in Persia. Ma proprio questo fenomeno ha ingenerato anche nel nostro paese un nuovo elemento speculativo: l'idea di ricominicare a proporre i tappeti persiani a prezzi nuovamente alti, solo "perchè in Persia i prezzi sono aumentati".
E' una strategia che lascerà il tempo che trova, perchè la crisi del tappeto persiano ha problematiche ben più profonde e ben più radicate, interconnesse con i cambiamenti del mondo stesso, e che non possono venir risolte con l'ennesimo aumento del prezzo. Si può anzi onestamente presupporre che è proprio allontando il tappeto dal popolo, trasformandolo in un prodotto di elite, stravolgendolo nel suo intimo significato di oggetto d'uso: arte di popolo per il popolo, che si produrrà invece un ulteriore passo in avanti nella sua definitiva scomparsa. Ma queste sono solo delle mie considerazioni.

Qualche settimana fa un grossista di Teheran mi aggiornava sui Tabriz, dicendo che ormai in Iran i prezzi erano saliti e sarebbero saliti ancora. Io gli dissi: "certo, certo, saranno anche aumentati, ma ne hai venduti tanti? Oppure li hai ancora tutti lì in magazzino?" un attimo di riflessione e poi la sconcertante ammissione "si è vero, purtroppo non ne ho ancora venduto uno".

Amen.

6 commenti:

freddy ha detto...

Ciao Alberto: il tuo ragionamento esposto sul blog non fa una piega! Corrisponde esattamente alle notizie in mio possesso e , come avevo gia' avuto occasione di scrivere, il tappeto persiano diventera' ormai, dati i previsti costi, un prodotto di nicchia e, quindi, dati i futuri prezzi, molti negozianti chiuderanno. Il futuro tornera' al passato!!! Ricordi quando i tappeti erano prerogativa per pochi? Li avevano solo i ricchi ed era il sogno di molti. Quindi la produzione cambiera' sia per qualita' che come prezzi. Ora il cerino e' nelle mani dell'Iran! E' ovvio che la produzione, per mantenere i prezzi alti, dovra' diminuire altrimenti producendo oggetti di qualita' e di prezzo alto a ritmi elevati, data anche la situazione economica nel mondo i magazzini rimarranno pieni! Questo e' il motivo del mio amore verso i tappeti antichi: Il prodotto moderno anche di qualita' , pagando, lo si trovera' sempre: l'antico no. Un salutone da Freddy.

Alberto De Reviziis ha detto...

whow freddy!! Commento postato il 23novembre alle 5.33!!!!
Eri sonnambulo? :)

freddy ha detto...

No. Per carita'. Avevo da catalogare delle icone russe ( altra mia passione). E quando la famiglia si alza e' finita la pace.
Ciao e buona domenica. Freddy

paolo ha detto...

D'accordissimo con Freddy: volendo destinare una certa somma all'acquisto di un tappeto non ho nessun dubbio nell'indirizzarla verso il tappeto antico, anzichè verso il moderno lussuoso expensive super extra fine.
Non c'è paragone tra i due mondi!

antonio ha detto...

Paolo giustamente dice, alla fine del suo scritto:non c'è paragone tra i due mondi. Personalmente ritengo che paragonare antico e moderno, unificarne i criteri di vendita, accumunare lo studio estetico, sia sbagliato. Sono per me due mondi diversi che restano uniti solo per "dettagli", come i materiali base, alcuni strumenti d'uso, tinte a volte simili ma spesso diverse per tonalità, decori di matrice comune ma poi rielaborati, non sempre in meglio.
Sul fatto che determinati prodotti moderni si troveranno sempre, io me lo auguro, ma ho qualche dubbio.
Anni fa, a Tabriz, un mio conoscente ordinò degli annodati particolari realizzati con seta comasca. Ho saputo recentemente che una richiesta analoga non aveva trovato in Iran un laboratorio disposto a produrre il manufatto. Gli standard richiesti erano troppo impegnativi. Mi sembra si siano rivolti alla Cina.

paolo ha detto...

La domanda su dove stia andando il mondo del tappeto è sempre più attuale; io credo che sia un mondo che vive uno dei più grandi stravolgimenti da sempre.

Gli elementi certi che riesco ad indentificare sono: l'aumento del costo della manifattura, maggiormente evidente in Persia, ma destinato a verificarsi anche in Pakistan, Cina, ecc... che porterà a dei prezzi inaccettabili per i tappeti più dozzinali, e a rifugiarsi in una produzione extrafine che come fa notare Alberto sarà accessibile a pochi.

La produzione di gabbeh di qualità e tappeti con spirito più tribale potrà accontentare alcuni collezionisti, ma credo che passata la novità anche quella nicchia andrà a saturarsi.

Resta l'antico. Non voglio prestare fede a catastrofici "non ci sono quasi più tappeti antichi in commercio", ma è evidente che l'offerta andrà continuamente a diminuire, spesso di pari con la qualità e con prezzi inversamente proporzionali.
Vedo sempre più in mezzo agli antichi tappeti vecchi, addirittura quasi alla metà del Novecento, privi in genere del fascino del vero antico, è un fatto sintomatico.

Quale possa essere la migliore strategia per i commercianti, non saprei davvero! Con un magazzino potenzialmente pieno di Nain, Kashan, cinesi, pakistani, ecc... che non costeranno molto, ma neppure renderanno molto; con gli extrafini destinati a pochi; gli antichi appetiti da molti, ma acquistabili sempre più dai soli che hanno mezzi...

E poi, "come" vendere?
Il negozio tradizionale, un galleria molto particolare e piena di personalità, commercio on-line, unire le forze tra commecianti?
Tutte opzioni con pregi e difetti.

Chi deve porre le basi per un futuro o una continuazione nel settore, o come il caro Alberto sta ripensando la sua attività, si trova davanti ad una sfida difficile ed entusiasmante!