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domenica 4 gennaio 2009

“Dalla Turchia- Una scelta di opere ottomane dalle collezioni del Castello Sforzesco”

Quest'oggi mi sono recato insieme ad altri due amici appassionati del tappeto alla mostra “Dalla Turchia- Una scelta di opere ottomane dalle collezioni del Castello Sforzesco” a Milano presso appunto un'ala appositamente allestita del Castello Sforzesco.
Devo dire che nonostante la loro precarietà, i 5 tappeti di cui uno a medaglione di epoca già tarda esprimevano in egual modo la loro originaria imponenza ed importanza, anche se sinceramente stringeva un po il cuore vederli così ridotti a causa del tempo e dell'incuria. L'Ushak a medaglione è il più grande, ma probabilmente anche il più precario, ed è privo di tutta una bordura, oltre a presentare alcuni interventi ricostruttivi che forse era meglio non ci fossero. Dei due Ushak a stelle, il secondo presenta due interventi restaurativi di antica datazione, e forse per questo lasciati inalterati in quanto anch'essi testimonianza del tempo che fu. In parole povere trattasi di un paio di "toppe" ricavate da presumibile altro frammento di ushak e inserite a riempimento dei buchi allora riscontrati nel manufatto. A parer mio meglio era disarticolare i frammenti inseriti e presentarli a parte dall'Ushak che meglio si sarebbe presentato con le sue parti mancanti. C'è poi un “Lotto”, anch'esso in tristi condizioni e privo delle cornici, handicap che in un certo senso però favorisce il senso di continuità e di ripetitività tipico di quelle manifatture e che quindi gli ha forse concettualemente giovato. Infine mi ha lasciato a bocca aperta la preghiera del generis "Bellini" con ben evidenti le zone di usura createsi dall'inginocchiamento del fedele. Tre “copricuscini”, tessuti in velluto broccato, e alcune pregevoli mattonelle in ceramica esposte che riportano decori tipici dell'iconografia ottomana e islamica riscontrabile anche nei tappeti completano l'espozione. Va detto, che i pezzi esposti lasciano molto spazio alla fantasia, all'ignoranza o alla competenza (a seconda dell'osservatore) di chi visita la mostra, sono rimasto infatti negativamente colpito dalla quasi assenza totale di dettagliati quanto auspicabili paragrafi descrittivi dei manufatti, sia per quanto riguarda gli aspetti meramente tecnici, che per quelli storici e artistici. Qualche riga in più di spiegazione e di descrizione non avrebbe fatto male.

Una gita che comunque consiglio agli amici del tappeto.

2 commenti:

freddy ha detto...

Ciao Alberto. Tante volte rimpiango il fatto che a Roma non e' usuale vedere mostre di tappeti come nelle citta' del norditalia: pero' se fnno mostre con 5 tappeti, senza spiegazioni e che tutto e' demandato alla fantasia dello spettatore....che pena! Capisco che si tratta di una mostra sull'arte islamica ecc. quindi non riguarda solo i tappeti.. pero' se e' carente di quello che e' il simbolo dell' oriente..e' meglio non presentarli. Un salutone a tutti gli amici da Freddy

antonio ha detto...

Sinceramente dal professor Giovanni Curatola, grande esperto e conoscitore, mi sarei aspettato di più. Tuttavia, leggendo anche testi da lui curati, a volte si resta perplessi a fronte di sue affermazioni.
Un saluto.