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sabato 13 giugno 2009

Il ripudio del centro storico monumentale

E' per me un grande piacere annunciare l'apertura del mio nuovo negozio/ufficio nella città di Torino. Il nuovo negozio sarà sempre in una zona centrale della città, ma questa volta a pochi minuti dalla stazione ferroviaria di Porta Susa e sopratutto (cosa ben più importante) strategicamente al di fuori dalla zona a traffico limitato. Finalmente usciamo dai clamori e dalla congestione di un centro monumentale freddo e spersonalizzato, fatto solo di uffici e monumenti, per affacciarci nella ben più vivace area del "quadrilatero romano" fatto di persone e di realtà decisamente a misura d'uomo e di mercante. Il centro storico monumentale è purtroppo una "terra di nessuno" caratterizzata da una serie di monumenti atttorno ai quali (per ovvie necessità turistico-lugistico-architettoniche) è stata fatta terra bruciata. La vasta pedonalizzazione delle aree, l'interramento dei parcheggi, il divieto d'ingresso alle auto, le manifestazioni e i cortei quotidianamente autorizzati e causa di disagi per le attività in centro, hanno concorso ad un processo di desertificazione metropolitana, dove il centro storico monumentale lo si vive solamente più per grandi passeggiate a piedi con il gelato in mano.
Non voglio fare una polemica nei confronti delle politiche verdi e di valorizzazione del patrimonio architettonico; ma certo l'invito a riflettere su di una serie di concause messe in atto da una visione estremistica di un ossessionato pensiero politico, è decisamente accalorato, e meriterebbe qualche considerazione, visto e considerato che poi, realtà importanti e storiche della città come il Caffè Zucca a il negozio di tessuti Galtrucco hanno in questi anni chiuso i battenti lasciando al loro posto le anonime vetrine di Prada o di Benetton.
Certe politiche cittadine sono purtroppo come i comportamenti asfissianti di quelle madri premurose che non lasciano crescere il proprio figlio il quale poi o inebetisce oppure muore di asfissia. Egregi politici, lasciatevelo dire: avete messo il centro storico sotto una campana di vetro; ma vivere in una campana di vetro è come essere morti!
Grazie a Dio da mercoledì 17 giugno saremo nuovamente in campo, nella sede di via del Carmine 8, zona ben più vivace e ancora umana, fatta di famiglie e di quel meraviglioso "caos" che contraddistingue la vita dalla morte, la morte di un centro perfetto fino all'ultimo porfido e pieno di telecamere, ma triste ed inattivo quanto uno stanco ed impolverato museo delle cere.

Segnalo il link dedicato all'inaugurazione del nuovo punto vendita:

9 commenti:

Gianluca Pistore ha detto...

Caro Alberto,

Come prima cosa, i miei migliori auguri per la nuova sede, indubbiamente il cambiamento porta innovazione ed indubbiamente l'innovazione porta progresso.

Su quanto dici circa le politiche verdi e le politiche ambientali ho da ridire, capisco perfettamente il tuo discorso da persona che non vuole la monotonia ed il silenzio assoluto ma un po' di "sano caos" che dia un po' di vitalità un po' di "ritmo frizzantino" alla città. Devi anche considerare che un centro con un traffico incredbile è praticamente l'effetto contrario a quello che desideri. E' dunque giusto applicare le politiche verdi, così come è giusto applicarle BENE.

Ad esempio, si possono fare tante cose, come un servizio di navetta... dei parchi...

Alberto De Reviziis ha detto...

Il messaggio verde può essere o sembrare senz'altro il messaggio più giusto e politicamente corretto. Ma vedi caro Gianluca, qualsiasi pensiero anche quello più nobile diventa una medicina indigeribile quando lo si trasforma in una missione, in una imposizione. Perchè è sempre il fondamentalismo quello che rovina tutto. E' facile giudicare una realtà dall'esterno, ma ti assicuro che viverci e lavorarci è tutto un altro paio di maniche. Se per esempio nel bazar di Istanbul sparissero da un giorno all'altro le botteghe artigiane e i negozi di tappeti, di oro e argento, e al loro posto approdassero solo grandi marchi: Mc Donalds, Benetton, Prada, credi che la città non perderebbe un importante impronta identitaria? Per non parlare del PIL, ma davvero si può credere che il PIL lo facciano i grandi marchi? Questo però sarebbe un discorso lungo.

Gianluca Pistore ha detto...

Caro Alberto, le cose o sono bianche o sono nere, o i bazar rimangono così e ci si va a piedi o con le carovane, oppure i bazar si uniscono ai grandi centri... perché è ridicolo un bazar con una mercedes SLK avanti! Che identità salvaguardi?

Alberto De Reviziis ha detto...

A me piaciono i colori, caro Gianluca, il voler vedere le cose solo bianche o solo nere è proprio la causa di certi fiondamentalismi che rovinano tutto. E io credo che nella nostra società ci sia (anzi ci debba essere) lo spazio per il mondo moderno quanto anche per quello antico e/o tradizionale, senza la necessità assurda che l'uno voglia prevaricare o cancellare l'altro. E poi, siamo così sicuri che i nostri vecchi vivessero tanto peggio di noi? Io non credo proprio.

Gianluca Pistore ha detto...

benissimo, ed allora perché al posto delle auto in centro non cerchiamo di farci andare le persone a piedi? la gente deve riscoprire il gusto di una passeggiata!

Alberto De Reviziis ha detto...

Obbligare la gente a passeggiare non aiuta a sviluppare un autonoma e coscienziosa elaborazione di pensiero in merito. Preferire la passeggiata al un giro in auto dev'essere una scelta maturata personalmente non un obbligo. Diversamente le persone preferiranno proseguire ad usare il mezzo privato là dove possono farlo, evitando sistematicamente le aree vietate alla circolazione. E poi scusami, ma non tutto si può fare a piedi!

Gianluca Pistore ha detto...

non tutto si può fare a piedi? ... secondo me chi andava a piedi viveva meglio di noi (e da quanto hai scritto sopra anche sencondo te :P) poi considera che i cambiamenti avvengono in seguito ad un'esperienza, se nessuno gli fa fare l'esperienza di passeggiare...

paolo ha detto...

Approfitto di questo post, Alberto, per farti i migliori auguri per il successo della tua attività nella nuova sede!
Purtroppo, trattandosi di giorno feriale, non potrò venire a congratularmi con te.
Senz'altro troverò occasione più avanti per venirti a trovare.
Un caro saluto!

Alberto De Reviziis ha detto...

Grazie per gli auguri Paolo, e vieni quando ti pare sarai sempre il benvenuto.