In questi giorni di assenza dal blog sono stato in Turchia (come avevo del resto ampiamente preannunciato), molti giorni dei quali li ho passati a Istanbul. Devo dire che pur mantenendo alcune caratterizzazioni tipiche come le moschee (Santa Sofia è la mia preferita), i bazar (il Capalikarci è il più grande del mondo), la cucina turca (irresistibile), quello che si percepisce di questa realtà, è un processo inrrestabile di cambiamento, peraltro che avevo già riscontrato sin dai primi anni del nuovo millennio. quello cioè di un vecchio mondo ormai giunto al capolinea al cui posto si affaccia prepotentemente il modello già sperimentato e tristemente noto di tutte le altre grandi realtà occidentali e non solo. La crisi economica congiunta al processo di modernizzazione del paese e al desiderio di europeizzarsi dei turchi, ha prodotto un cambio di registro totale negli usi, nei costumi, nell'economia e nella società di questa gente che si è riflettuto anche sull'urbanizzazione del paese stesso ormai proiettato verso un anonimo modernismo.
Ed è difficile accettare un simile appiattimento della specificità turca per chi come me, si ricorda la Turchia dei decenni passati. Solo nel 1988, c'erano ancora i taxi sopravvissuti degli anni 60' o quantomeno una miriade di Fiat 131, c'erano i "porteur" curdi carichi di tappeti, gli ambulanti con gli orsi immuseruolati, quelli che vendevano l'acqua nelle grandi caraffe, c'erano tanti tappeti, e c'erano la confusione, i colori, il folklore che facevano respirare a chiunque un clima da mille e una notte. Oggi tutto questo non esiste più, le strade sono moderne e pulite, i negozi anonimi di grandi marchi hanno preso il posto di tanti che erano caratteristici, i grattacieli si sprecano, e la svalutazione della lira turca è soltanto più un ricordo, e i tappeti....
i tappeti non si producono più!
Si avete capito bene, il mondo dei tappeti turchi (insieme a tante altre realtà) si è concluso per sempre. Era una strada iniziata già negli anni 60' con la fine dei tappeti di Kirsehir e proseguita negli anni 80' con la dismissione della manifattura di Isparta, oggi insieme a tanti Anadol anche Kayseri ha chiuso i battenti (gli ultimi centri di manifattura di Kayseri hanno finito di produrre l'anno scorso). Del resto gli stessi grossisti di tappeti e persino i negozianti affacciati sulle vie più turistiche ormai stanno o hanno già riconvertito i loro business su cose più "smerciabili".
In Turchia non si producono più tappeti, fatta eccezione di Herekè (su ordinazione) e di Sivas (dove annodano i detenuti) o di qualche altra piccola realtà kurda nell'est del paese, mentre per i ricercatori è sempre più difficile trovare cose valide. E' un mondo che sta per finire, solo non ce ne siamo ancora accorti. Chi può compri ora, perchè è ancora in tempo, ora che che sul mercato c'è ancora qualcosa, ora che la crisi non permette a chi vorrebbe e potrebbe un aumento ragionevole dei prezzi, perchè se copntinua così, tra nemmeno 6 o 7 anni non si troverà neppure più un Kayseri fatto alla fine degli anni 70'.
4 commenti:
Una notizia triste e, almeno per me, inattesa.
Ne approfitto per chiederti cosa si intende esattamente col termine "Anadol", termine che negli ultimi anni ho spesso sentito in associazione ai tappeti turchi di recente manifattura.
Ciao Paolo
con il termine Anadol si intendono genericamente tutte quelle manifatture di realtà rurale dell'Anatolia, dai Taspinar ai Maden, dagli Avanos agli Ortakoy...
Qualche giorno fa, credo domenica mattina, Telemarket ha venduto una ricca collezione di tappeti anatolici. Diverse tipologie erano in catalogo e molti esemplari erano “simil-antichi”, anche se venivano definiti “antichi”. Alcuni erano belli ed interessanti, altri un po’ meno, ed i loro prezzi per una seççadè si aggiravano tra i 2500/3500 €. Forse qualcuno di questi esemplari, stando alle notizie dell’amico Alberto, valeva la pena di acquistarlo. Tuttavia devo dire che nel catalogo di Alberto esemplari simili, ed anche di dimensioni superiori come il magnifico Kayseri da lui mostrato in altra sede, sono offerti a prezzi più bassi e senza “l’arcano mistero” dei buoni e degli sconti.
Buone feste.
PS- Aberto è troppo buono, io no. In verità "anadol" o "vecchio anadol" era un termine usato in commercio da venditori poco pratici per definire tappeti anatolici di cui ignoravano la provenienza. Nei persiani, in casi simili, molti usavano il termine "vecchio dozar", anche quando il tappeto misurava 1,90x1,20.
Anche io bazzico molto istanbul,
la città cambia di mese in mese oltre
ad avere una ormai esorbitante popolazione più di 12 milioni contro i due milioni degli anni 70!!!
Grazie per il prezioso cosiglio di
affrettarsi a comprare, che siuramnente acolterò!
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