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sabato 5 dicembre 2009

Un dicembre di riflessione

Secondo il Censis il sistema Italia e gli italiani hanno resistito meglio di altri paesi e di altri popoli alla crisi economica finanziaria, perchè si sono adattati, restando più o meno sempre gli stessi e facendo di necessità virtù. In questa radiografia un po' spietata che ci traduce come un popolo di "replicanti" in un paese in "apnea" nel (a loro dire) colpevole attendismo che la crisi finisca, ci viene pronosticato che la strategia del "resistere" funziona a breve termine, e che se non reinventiamo al più presto i nostri ruoli e ed il nostro sistema, finiremo coll'essere travolti.
Fermo restando che fin quando l'italiano medio non imparerà a considerare il telefonino esclusivamente come un mezzo per telefonare, l'auto come un veicolo per spostarsi, il televisiore come un elettrodomestico per vedere i programmi e il vestito come un capo per coprirsi, sarà impossibile gestire ed evitare l'indebitamento delle famiglie, ormai sempre più condizionate dal sistema che promuove la "dissipazione" delle risorse economiche (vedasi nel dizionario italiano il termine: consumismo)... una crescita del consumo anche se minima è comunque già ricominciata per un principio che definirei di omeostasi della società.
Stiamo vivendo senz'altro momenti difficili nei quali articoli come il tappeto risultano superflui (me ne rendo conto) ed è per questo che molte realtà commerciali (anche storiche) del settore, hanno chiuso o stanno chiudendo. Eppure questa crisi è soltanto una bufera, mentre la ricetta calata dall'alto di rimetterci e di rimettere in discussione tutto, alla ricerca di nuovi modelli, non è una soluzione temporanea, ma la pretesa (a quali scopi?) che tutto cambi per sempre (noi per primi), magari abbracciando nuovi modelli non sperimentati e per questo per qualcuno economicamente più proficui.
Parafrasando, questa crisi è come un inverno eccezionalmente lungo, mentre la proposta del Censis è come quella di uno che dice di buttare via le ciabatte e il costume da mare perchè l'estate non tornerà più. La cosa migliore da fare pertanto non è fare "tabula rasa" nel nome del nuovismo, ma piuttosto imparare ad attrezzarsi e ad aspettare. Non si tratta di immobilismo, tutt'altro, ma piuttosto di elaborare strategie commerciali e di marketing di ampio respiro e di basso impatto economico da affiancare ai metodi tradizionali di vendita, in questo modo da poter creare una sinergia di forze in grado di apportare un'ammortizzazione dei costi con maggiori riscontri di vendita.
Ci sono commercianti (nel settore dei tappeti e non solo) invece, che sulla linea emergenziale di questo assurdo tam tam, (in alcuni casi anche anticipandolo), convinti ovvero che il futuro sia internet, e per questo ripudiando il commercio tradizionale, hanno deciso drammaticamente di riconvertire le loro aziende in aziende virtuali, proponendo i loro articoli solo sul sul web. Quello di precludersi un canale di vendita è l'errore credo, più grosso che si possa fare. Ci sono persone infatti, (che a ragione) non compreranno mai su internet, tanto il tappeto quanto il vasetto di conserva. E non si tratta di una fascia di anziani in via di estinzione, ma di un serbatoio di clienti variegato, fatto di giovani e di persone di mezza età, che per giudicare un prodotto e il suo venditore, devono necessariamente stabilire un ragionevole ed opportuno contatto diretto.
Oggi il tappeto è diventato (come tutte le cose) una moda, e di conseguenza viene realizzato in linea con la società di oggi, quella dell'usa e getta. Questa mentalità ha fatto si che l'annodato divenisse spesso un prodotto di scarsa qualità, di basso prezzo e di durata minima. I commercianti di tappeti sono stati purtroppo passivi di fronte a questa fenomenologia, anzi si sono adeguati, promuovendo esattamente questi tappeti, senza invece incaricarsi di educare ed acculturare il pubblico, e così diventando essi stessi complici dell'appiattimento culturale e soddisfazionale di questo mestiere. Convertire l'attività tradizionale in un'attività e-commerce al 100% è l'ennesimo appiattimento culturale oltre che l'insensato inseguimento di un modello culturale "nuovista" che ha solo prodotto miseria.
Anche nel mio sito esiste una galleria virtuale per la vendita e-commerce direte voi; è vero, ma è un ventaglio di pezzi piccolissimo, giusto per soddisfare quelle persone che non sono di Torino e che però desiderano comprare un tappeto presso di me, ottenendo così la garanzia di un prodotto di qualità ad un prezzo estremamente competitivo. Tutto il resto è per quanto mi riguarda attività puramente culturale come insegna appunto questo blog.
Tappetorientale in questi due anni di esistenza ha prodotto molto, due anni di informazioni e di cultura che nel loro piccolo hanno aiutato migliaia di persone, non solo nell'acquisto consapevole, ma anche nella stesura di tesi di laurea, e persino nelle risposte ad un quiz.
Dicembre sarà per Tappetorientale un mese di scarsi aggiornamenti, siamo sotto Natale e commercialmente è un periodo che prosciuga energie e tempo, e poi c'è il prossimo viaggio in Anatolia con l'importazione di una nuova partita di tappeti che selezionerò personalmente, ci sono un paio di progetti nell'aria, e la riorganizzazione dei miei siti. Con molta probabilità dunque il prossimo aggiornamento del blog avverrà tra qualche giorno prima di Natale, solo ed esclusivamente per farvi gli auguri. A gennaio però, per quanto mi riguarda ci saranno un sacco di sorprese che non ho ancora intenzione di preannunciarvi. Restate sintonizzati!

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