Il primo tappeto ingioiellato conosciuto nella storia, è quello di re Cosroe I, della Persia Sasanide, il quale detenne il potere dal 531 al 579 d.C. e che secondo fonti letterarie e storiche si narra abbia fatto realizzare un imponente tappeto giardino per la sala delle udienze a Ctesifonte (capitale dell'antica Persia Sasanide), e con il quale durante i lunghi inverni si intratteneva per ricordare le gioie della primavera quando le nevi e le noie dell'inverno appunto lo assillavano e lo trattenevano a palazzo. Il tappeto era enorme, delle dimensioni approssimative di 65 x 25 metri, intessuto completamente in fili d'oro, di seta e d'argento, e decorato con pietre preziose, dove queste simulavano i fiori in boccio, i cristalli chiari rappresentavano l'acqua corrente e i grandi smeraldi imitavano il verde dei prati. Purtroppo gli arabi, che invasero la Persia nel 634 d.C. smembrarono il tappeto e ne portarono i pezzi a Damasco e presso le loro regge e/o abitazioni per trattenerli e venderli.
La tradizione dei tappeti ingioiellati proseguì sicuramente presso le corti e i palazzi dei califfi abbasidi del nono secolo d.C. Nelle descrizioni della celebre raccolta di novelle orientali "Le Mille e una notte" si parla infatti di tappeti decorati con perle, rubini e turchesi. Ovviamente non si sa quanto ci sia di vero in queste cronache e quanto di mitizzato, resta il fatto che tali tappeti vengono considerati a tutt'oggi come i precursori degli Herekè a fili d'oro e di argento.
Una testimonianza contemporanea di questa tipologia mitica la fornisce il famoso tappeto di perle di Baroda venduto poco tempo fa a Doha all'asta di Sotheby's ad un prezzo record di quasi 5,5 milioni di dollari. Questo eccezionale tappeto indiano realizzato e commissionato un secolo e mezzo fa per la tomba di Maometto a Medina. venne ordinato dall'allora Maharaja di Baroda, nel Gujrat indiano per un voto che aveva fatto. Si tratta di un enorme ricamo in fili di seta e perle intrecciate (oltre un milione e mezzo) oltre a diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri, con un disegno a tre medaglioni, ispirato agli esemplari Safavidi.
L'esemplare è stato comperato da un anonimo compratore che se lo e' aggiudicato per la cifra di 5,458 milioni di dollari. Fili d'oro e di argento sono stati intrecciati in esemplari Safavidi di Tabriz nel XVI secolo, e più recentemente nei Kashan e negli Herekè produzione quest'ultima tutt'ora esistente e rappresentante i più preziosi e fini tappeti in seta annodati nel mondo.
2 commenti:
Questo genere di tappeti, anche se favolosi dal punto di vista iconografico e pieni di " ricchezza" con presenza di pietre preziose, oro, argento...,rappresentano genuinamente la mentalita' di molti popoli orientali dove vedono nell'opulenza e fastosita' una rappresentazione del loro essere ricchi e potenti oppure l'estrema venerazione nei riguardi del loro credo religioso.
In base a queste informazioni devo supporre che la presenza di uno o due fili d'oro, per esempio, in uno scendiletto annodato oggi di non grande valore, voglia conferirgli quel tocco in piu, per renderlo appetibile al compratore che non vuole spendere molto. Ovvero, il ricordo dell'opulenza.Francesca
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