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giovedì 21 febbraio 2008

Il tappeto nella religione islamica

Da semplice oggetto d'uso a espressione artistica di clan, popoli e singoli tessitori, il tappeto annodato divenne presto oggetto di culto, dalle chiese armene d'oriente ai templi buddisti in Tibet; ma l'uso più particolare del tappeto nella sua funzione liturgica resta quello musulmano.
La diffusione dell'islamismo conferì al tappeto d'oriente quel valore mistico che ben presto, sia nei decori, sia nelle funzioni pratiche divenne uno dei suoi attributi essenziali. Maneggevole e facile da trasportare, si rivelò quanto mai adatto a soddisfare il precetto coranico che invita i fedeli al rito delle frequenti preghiere quotidiane, da recitarsi prostati verso la Mecca e ben isolati dal suolo impuro. Per tale funzione rituale il tappeto iniziò ad essere percepito come luogo delimitante uno spazio sacro e, fin dalle origini, venne decorato con disegni la cui simbologia si richiamava spesso al credo musulmano. a tale proposito basta pensare ai famosi impianti a preghiera, che rappresentano il profilo del mehrab, la nicchia delle moschee verso la qaule ci si prosta durante le orazioni. L'influenza della mistica islamica, solitamente improntata ad un rigoroso aniconismo (divieto di riprodurre immagini), fu inoltre determinante nella realizzazione astratta dei decori, accentuando ancora di più la loro valenza di segni eminentemente simbolici che, sfuggendo ad una rappresentazione di tipo realistico, conferiscono ai disegni significati criptici e complessi. Una volta decodificati, questi disegni permettono di cogliere tanti aspetti della spiritualità, della storia e della cultura dei popolo d'Oriente.

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