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venerdì 28 marzo 2008

Lettera aperta all'onorevole Cesa

Caro onorevole Cesa, spesso chi vende tappeti è ben più sensibile di voi politici

Ancora una volta la competizione elettorale porta un politico ad usare il termine "venditore di tappeti" in maniera impropria e offensiva.
Il primo che aveva coniato questo parallelo politico per insultare l'avversario fu qualche anno fa l'onorevole e professor Prodi, che ebbe l'ardire di definire Berlusconi "come un venditore di tappeti", oggi è l'onorevole Cesa del partito di Casini, a insultare ancora una volta questa categoria. Nel ricordare a Cesa esattamente quello che ricordai tempo addietro con una lettera aperta al professore, ribadisco che l'italia l'hanno rovinata i politici e non i venditori di tappeti, e anzi, spesso questi ultimi hanno senz'altro un ruolo più positivo verso l'arte ed il mondo nella nostra società di quanto ce l'abbiano loro, i politici! Del resto questo blog credo ne sia una dimostrazione emblematica!

Lettera aperta a Cesa:

Caro onorevole Cesa, sono stato ancora una volta colpito, questa volta dalle sue affermazioni: " I due grandi partiti contenitore si muovono secondo una logica da venditori di tappeti" così lei ha detto, quasi che vendere tappeti fosse una discriminante o peggio un'aggettivazione razzista. Premesso che in questo modo non sono stati offesi solo i "venditori di tappeti", ma anche lo sterminato mondo dei televenditori, perchè ormai chi vende per televisione, per asta o per telepromozione non è solo chi vende tappeti. Forse Mike Buongiorno quando telepromuove i materassi è diverso dal principe Bijan che vende tappeti? Pensavo che fosse passato di moda questo infelice parallelismo; vederlo riutilizzare ancora una volta da un politico questa volta che fa riferimento addirittura ai valori cristiani mi lascia l'amaro in bocca. Annodare tappeti è un'arte signor Cesa, arte di popolo, perchè là in Iran e in Turchia, come in Cina quanto in Armenia e il popolo che li confeziona, lo fanno da secoli, e li tessono tutti, dalle donne di città, ai maestri di atelier, dai pastori delle steppe, ai nomadi del Fars. Un tappeto è una manifestazione d'arte, è un oggetto d'investimento, è una testimonianza culturale, non è una patacca! Chi li vende poi è un appassionato signor Cesa, un amante di quest'arte, perchè per venderli bisogna conoscerli e per conoscerli bisogna studiarli, viverli, e la sua battuta di pessimo gusto peraltro ripresa da un già triste exploit di un suo avversario (Prodi) indicano in lei come in altri politici scarsa conoscenza, scarso rispetto e scarso buongusto. Perche ricordo a lei e a tutti quelli che volessero sfortunatamente e prossimamente seguirla in questi tristi parallelismi che i venditori di tappeti pagano le tasse e quindi anche il suo stipendio e quello dei suoi colleghi.

Alberto. D.

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