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lunedì 28 aprile 2008

Il tappeto Caucasico

Il territorio istmico del Caucaso si estende tra il Mar Nero e il Mar Caspio, comprende numerosissime realtà locali ed è impossibile inserire la sua realtà etnico culturale in una precisa collocazione. Il Caucaso fu interessato dalle migrazioni continue di popoli e di civiltà che, sovrapponendosi alle stirpi autoctone, resero quanto mai complesso il panorama razziale della zona. Oggi il popolo caucasico è suddiviso in una miriade di gruppi: georgiani, circassi, ceceni, lesghi, avari; accanto a loro vivono etnie di antica origine persiana, turca, russa, armena, araba, ebrea, curda, mongola, ecc ecc. L'incredibile eterogeneità delle civiltà ha lasciato un segno tangibile nei tappeti locali, che sotto molti aspetti si possono considerare la felice sintesi di culture differenti. La catalogazione e la classificazione geografica dei tappeti caucasici è per questo molto difficile se non alcune volte addirittura impossibile. In quasi tutte le espressioni iconografiche di questi tappeti esistono almeno tre comuni denominatori: il disegno geometrico, l'uso quasi sempre esclusivo di lana, la densità dei nodi, che non è mai altissima e che insieme al rigore dei disegni esprime quella rudezza tipica dei popoli di montagna. L'arte del tappeto nel Caucaso vanta tradizioni antichissime, tanto che secondo alcune teorie, potrebbe avere proprio un'origine caucasica il Pazyryk; i primi esemplari i nostro possesso tuttavia risalgono solo al XVII secolo e provengono dal Karabagh al tempo dominato dai persiani. Furono infatti proprio i Safavidi a promuovere prestigiose manifatture, alle quali commissionarono fastosi tappeti di corte. La tradizione manifatturiera fiorì contagiosa ben presto anche presso i gruppi nomadi e nei villaggi, dove si realizzarono esemplari di rara bellezza decorativa. Il dominatore Russo purtroppo impose il controllo su molte manifatture, costringendole a produrre discutibili tappeti floreali di gusto francese destinati all'esportazione. Creati da gente di montagna, povera e solitaria, i tappeti del Caucaso conservano nei colori e nel disegno il riflesso di una certa fatica non disgiunta da rude bellezza. Si tratta nel complesso di un genere di tappeto apprezzato sia dagli esperti che dai dilettanti, grazie alle sue caratteristiche spontanee ed istintive, molto diverse dalle perfezioni raffinate di una certa produzione iraniana. Anche per questo il tappeto caucasico è oggi oggetto di collezione e di investimento, perchè se nell'ultimo quarto di secolo la storia ci ha dimostrato che scuole e manifatture persiane pregiate riescono a superare se stesse e a rilanciarsi e a reinventarsi anche grazie alla tutela dei governi locali (vedi Nain e Gabbeh), i tappeti caucasici intesi appunto come la produzione tipica ed originaria di questi popoli di montagna sono invece destinati a scomparire.

Alcune note manifatture caucasiche:

Chi-Chi
Karabagh
Shirvan
Perpedil
Talish
Kazak
Baku
Kuba

3 commenti:

antonio ha detto...

Parlare in modo completo del tappeto caucasico, ma anche persiano, turco, cinese, europeo…….e così via, è impossibile. Personalmente, il caucasico, tendo a suddividerlo in quattro gruppi. I “Kazak”, con disegni spaziati e colori accesi. Si distinguono per il pelo folto e lucente, annodatura morbida ed alta, grossi orditi e tramatura colorata (marrone e rossa solitamente). Gli “Shirvan”, dai disegni geometrici o floreali geometrizzanti. Campiture ricche, piene, spesso con riferimenti zoomorfi ed umani. Annodatura più fine, orditi sottili e tramatura non particolarmente tesa, con rovesci piatti. Molto simili, escluse alcune specifiche produzioni, gli esemplari di area “Kuba” e “Daghestan”, con tramature tese e rovesci in rilievo e rugosi. Un capitolo a parte i “Karabagh”, per la varietà dei disegni, sia geometrici che floreali, di stampo persiano o caucasico, ma anche europeo. Annodature non molto fini nella maggior parte dei casi ma eleganza assoluta. Misure molto varie, anche grandi, soprattutto le corsie. Un capitolo a parte le produzioni realizzate dopo gli anni sessanta del novecento. Ossatura in cotone, spesso lunghe frange, disegni ispirati dagli antichi ma riprodotti in modo stereotipato e freddo. Colori a volte stridenti, con uso dei fucsia e dei senape quantomeno discutibili. Oggi si stanno rifacendo prodotti molto attinenti, per decori e materiali, alle antiche produzioni che tuttavia, è un mio personale parere, non raggiungeranno mai l’eleganza spontanea e l’originalità iconografica dei pezzi antichi. Un saluto a tutti i lettori.

Alberto De Reviziis ha detto...

Caro Antonio
lo scopo di questi articoli sul tappeto turco, quello persiano o caucasico come in questo caso, è puramente introduttivo. Poichè il progetto editoriale di questo sito è a tempo indeterminato, e quindi proseguirà possibilmente per anni... ecco che le singole manifatture caucasiche: Shirvan, Kazak, Karabagh, Kuba, ecc ecc, come pure quelle persiane, cinesi, indiane, turche, turkmene, afghane, ecc ecc verranno in futuro trattate ampiamente anche più di una volta.

Un saluto

Melina2811 ha detto...

Ciao e buona giornata da Maria