Subscribe:

giovedì 24 luglio 2008

Il tappeto: un amico

"Per un persiano è arte, per un turco è la bandiera, per l’arabo è la ricchezza, per il beduino è la dimora, per l’indiano è l’amico."

Con questo antico detto, si tenta di esprimere quel legame straordinario che unisce i tappeti alla vita degli individui o dei gruppi che li creano. Presso alcune popolazioni dell'iran ad esempio, il momento del fidanzamento di una coppia è ufficialmente sancito dalla costituzione di una dote formata da tappeti, poichè tali manufatti sono ritenuti il bene fondante da cui partire per la formazione di una nuova famiglia. Alcuni gruppi turcomanni della Persia interrompono l'esecuzione di un tappeto se muore un congiunto e l'esemplare lasciato incompiuto rimarrà per sempre l'immagine tangibile del triste evento. Ma prescindendo dai suoi molteplici significati tradizionalistici, filosofici o religiosi, il tappeto resta prima di tutto un elemento di arredamento, a volte l'unico nel panorama fiero dell'austerità orientale.
Le popolazioni indigene come quelle metropolitane usano i tappeti per coprire i pavimenti (raramente piastrellati), li usano come coperte, come selle, come tovaglie, come ornamento da appendere alle pareti. E' solo viaggiando e conoscendo personalmente questi popoli e queste loro realtà che è possibile comprendere e carpire l'essenza di questo fenomeno di identificazione di massa che fa del tappeto il loro simbolo nazionale. E' grazie a questo straordinario potere che il tappeto orientale trovò il suo posto anche presso le dimore occidentali, e persino nei dipinti rinascimentali. In questo mondo arido e vuoto di valori, che ci lascia spesso storditi e disorientati, gli arredamenti d'interni occidentali sono ormai divenuti delle fredde scelte di tendenza. Gli ambienti vuoti, freddi, asettici, sono ormai lo specchio identificativo di una società che muore di mal di vivere e che ha bandito dalle proprie dimore il calore di un tappeto annodato. Tornare ad arredare una casa con i tappeti, può significare un ritorno alle origini, un bagno di umiltà improcrastinabile, che trova nella scienza un riconoscimento inconfutabile: i colori caldi che stimolano la corteccia, la sensazione dei piedi scalzi su di un annodato che rilassa l'organismo e previene le cefalee, ecc ecc.
Lasciamo a certi laidi architetti di interni la vuotezza di una filosofia interiore che si rispecchia nel massimalismo minimalista postomoderno dell'arredamento dei giorni nostri. Una casa arredata non da noi, ma da un architetto d'interni, è spesso una casa vuota, piena di tutti i comfort: illuminazioni a clapper (tutto si accende con un battito di mani) o tapparelle elettriche, ma priva di quegli amici, di quei vecchi amici: i tappeti, senza i quali è impossibile alla fine non perdere la propria umanità.



Un esempio di casa moderna.

1 commenti:

antonio ha detto...

Volevo solo aggiungere che invece altri arredatori, per far convivere l'ultra moderno con il tappeto orientale, hanno invogliato la riscoperta del tappeto geometrico, che ben si adattavano a tale stile. Heriz, Kazak, Shirvan, divenuti molto ricercati, hanno aumentato così, all'improvviso, il loro costo. Un saluto.