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domenica 21 settembre 2008

Non tutti i tappeti hanno il nome di una città

Se molti tappeti orientali prendono il nome dalla città di produzione, ciò non può essere per quei tappeti annodati da popolazioni nomadi e non sedentarie, che in un posto iniziavano il tappeto ed in un altro lo finivano. Una grave dimostrazione di inesperienza e di approssimazione professionale si verifica proprio quando un commerciante indica un tappeto di Beluci, di Qashqai, o di Tekè come un tappeto prodotto in un omonima città, che in questo caso non esiste!!I tappeti sopraelencati infatti prendono il nome dalle tribù nomadi che li annodano e non dalla città dove questi risiedono, semplicemente perchè da secoli queste popolazioni non hanno mai avuto e voluto una casa, ma piuttosto una tenda che insieme al telaio smontavano e rimontavano di volta in volta. Oggi il fenomeno del nomadismo è stato quasi totalmente vinto dagli stati moderni dell'Asia, che hanno considerato questo genere di vita una vergogna, e che per questo lo hanno contrastato anche con la forza. Ma anche se queste popolazioni sono state obbligate alla sedentarietà, i loro tappeti proseguono a prendere il nome dalle tribù e non dalle città, ultimo atto dovuto per rispetto dell'orgoglio di questi popoli che certo avrebbero voluto un epilogo differente.
Quì sotto un esempio dimostrativo: l'estensione dell'area di Baluci, ossia le regioni dove migrano e vivono i baluci, molti dei quali ormai sedentarizzati.

4 commenti:

freddy ha detto...

Ciao Alberto ben tornato. Le tue considerazioni sono validissime e trovano la giusta collocazione analizzando i tappeti caucasici: gli annodatori del Daghestan, gli Armeni , gli annodatori di Lesghi(molto caotico individuarli nella provincia del Daghestan o Shirvan) hanno viaggiato con il nomadismo in tutto il Caucaso: solo con l'avvento dell' Impero Russo sono stati collocati in maniera stabile ( soprattutto nell'Azerbajan Settentrionale prima Persiano). Quindi si nota che molti tappeti con annodatura piu' o meno depressa ( tipici del Daghestan o Kuba) passano come tappeti di Shirvan - giova non confonderlo con Shirwan provincia persiana - solo perche' i cosi detti NEGOZIANTI li vendono con quel nome perche' e' l'unico che conoscono! Sempre interessante seguirti saluti Freddy

Titty ha detto...

Ciao Alberto, vorrei se possibile chiederti un grosso favore, pensi sia possibile, previo invio materiale fotografico, avere una valutazione approssimativa di alcuni tappeti persiani che mi sono stati regalati dai miei nonni i quale li ha acquistati tempo fà per conoscerne il valore attuale. Purtroppo non sono molto ferrata in campo e ti chiedo questa cortesia a titolo di favore, ovviamente senza alcun impegno. Intanto ti ringrazio e scusa la mia sfacciataggine....saluti.

Alberto De Reviziis ha detto...

Cara TittY
Le valutazioni a distanza senza toccare con mano sono sempre qualcosa di puramente orientativo, questo te lo dico per onestà intellettuale. Detto questo, manda pure le immagini al mio indirizzo di posta elettronica: albderev@tiscali.it sarò felice di aiutarti.

antonio ha detto...

Un saluto. Una delle ragioni per cui il nomadismo è sempre stato osteggiato dalle autorità è la difficoltà di esigere le imposte. In Persia, la proibizione a questa forma di vita, causò la diaspora di molti popoli. Qashqa'i e Lori si impoverirono, costretti in spazi ristretti a ridurre le greggi, nel giro di pochi anni. Nel Turkmenistan, i fortissimi Tekke furono costretti dallo Zar, dopo il 1885, a diventare sedentari; e chi non fu d'accordo fuggi in Persia. Di fatto, è l'economia e la convenienza che, da sempre, orientano la sopravvivenza di un popolo.