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lunedì 1 dicembre 2008

Tappeti persiani e anatolici nel museo di Mia a Doha

Ha aperto oggi al pubblico il Mia (museo di arte islamica) di Doha nel Qatar.
"La nostra religione si identifica con la conoscenza, non con il terrorismo": così Sheikha Al-Mayassa, responsabile del Qatar Museums Authority, spiega la nascita di questo nuovo interessantissimo museo. Si tratta di un complesso di 45 mila metri quadrati, costruito con blocchi di pietra del colore della sabbia, su progetto dell’architetto Ieoh Ming Pei, (il disegnatore della piramide di vetro del Louvre), mentre l’interno è stato invece ideato dall’architetto francese Jean-Michel Willmotte. Il Mia ospita una collezione, come sottolinea anche il direttore del museo, l’inglese Oliver Watson (che proviene dal Victoria and Albert Museum di Londra), "di grande importanza, comparabile a quella del Louvre di Parigi". Stupisce la qualità dei pezzi presenti e la loro eterogeneità; una collezione che spazia dalle miniature persiane, alle piastrelle turche dell’epoca ottomana, dai quadri di epoca khadjar, a gioielli da mille ed una notte, con rubini e smeraldi di dimensioni eccezionali, fino ad un pezzo di tappezzeria in seta dell'epoca moresca. Non poteva ovviamente mancare una ricca collezione di tappeti annodati che le cronache giornalistiche hanno definito come: "preziosi tappeti persiani e velluti ottomani con filature d’oro". La cerimonia inaugurale del Museo di Arte Islamica di Doha ha visto la presenza di personalità di tutto il mondo, unico neo l’assenza totale di rappresentanti della cultura italiana.

5 commenti:

freddy ha detto...

Si puo' ancora parlare di cultura italiana? Probabilmente non ricordiamo quando in televisione si sbandierava ai 4 venti l'apertura della mostra di un certo Cascella in Brasile e che addirittura il presidente della Repubblica Itliana ando' all'inaugurazione!!!!... Non c'e' qualche personaggio politico che asseriva che la cultura e l'arte erano prerogativa quasi esclusiva dell'Occidente? Penso che e' il caso che mi fermi...non voglio aprire un dibattito politico del tutto inopportuno su questo blog. Volevo solo significare che purtroppo non teniamo in alcuna considerazione quello che l'Oriente ha dato all'Occidente in campo artistico. Ciao a tutti Freddy

paolo ha detto...

Assenza indicativa della nostra mancanza di cultura: il tappeto è considerato solo un complemento d'arredo per l'acquisto del quale ci si può tranquillamente recare in un grande magazzino.

antonio ha detto...

Già, la scarsa, quasi inesistente, considerazione per il tappeto, ha portato ad una grande crisi culturale e commerciale del settore. Culturale, perchè ad esempio si vuole volutamente ignorare l'aspetto artistico dell'annodatura, mentre si spinge fortemente su prodotti pitto/scultorei moderni che sarebbe più corretto definire "prodotti CULturali". Commerciale, perchè ad esempio realizzazioni dalla antica tradizione, come il tappeto e il manufatto sardo, sono praticamente spariti dal mercato, con conseguente chiusura di laboratori artigianali e persone messe su una strada. Io ne conosco alcuni, purtroppo.
Comunque, guardiamo qui, in questo blog: quanti parlano del tappeto?
Siamo in quattro: possiamo sempre giocare a "briscola".
Buona giornata....se ci riuscite.

antoscara ha detto...

Ricordo che la rivista Hali dedicò ampio spazio alla allora futura apertura del museo di Doha.
Prova ad inserire il link dell'articolo scaricabile in formato pdf. E' inglese ma con un pò di costanza ci si riesce ed è veramente interessante.
http://www.hali.com/Assets/Files/Qatar%2072%20dpi.pdf

pastaincasa ha detto...

Gentili tutti
nonostante la difesa della cultura in Italia (e nel mondo) non é quella che molti vorremmo, ci tengo dire a favore del vostro paese che di pagine di tappetologia scritte con competenza, professionalitá e passione, su internet, ho trovato solo questa. Cari saluti