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martedì 7 luglio 2009

L'ipocrisia di chi non ama i tappeti ma dai quali pretende il massimo ritorno economico


Tempo fa, scrissi un articolo dove mi proponevo come persona disposta ad adottare tappeti. La provocazione era stata lanciata di fronte alla vista di una dinamica crescente di tappeti ancora in buon stato quando non addirittura ottimi e interessanti, buttati invece ingiustamente nei cassonetti. Ma se è vero che esiste una fetta di persone che scioccamente butta via il tappeto persiano ereditato dalla nonna o dalla zia perchè sporco e demodè... è anche vero che esiste nella nostra società un ulteriore genere di persone ben più stupefacenti, quelle che del tappeto ereditato, regalato o acquistato molti anni addietro non gliene frega nulla, ma che vogliono disfarsene cercando di ottenere il massimo tornaconto "in quanto quello è un tappeto persiano" come se bastasse la provenienza a determinare il valore di un manufatto. A queste persone che non capiscono che in tutte le cose esiste un prezzo di acquisto ed uno di vendita, a queste persone che non considerano il lavaggio obbligato e le eventuali riparazioni che si debbono operare in caso di reimmissione nel circuito commerciale, a queste persone che 15 anni fa pagarono un iva del 38% mentre oggi l'iva sui tappeti è solo del 20%, a questi signori che non sanno che un tappeto "commerciale" quand'anche è persiano, se invecchia diventa solo un tappeto usato e non certo un investimento, a questi signori che del tappeto non gliene frega nulla ma che pretendono che qualcuno glielo ritiri al massimo della valutazione, anzi che il prezzo glielo vogliono fare loro... beh viene proprio voglia di dire: "ma se secondo voi questo vostro tappeto è un tesoro, perchè disfarvene? Tenetevelo!!". La stessa atmosfera ipocrita la possiamo respirare passeggiando in uno di quei tanti mercatini dell'usato dove spesso chi vende è solo gente che svuota cantine e solai oppure privati che si vogliono togliere un po di cose di casa improvvisandosi mercante, anche quì il più semplice e banale shiraz (roba da poche decine di euro al mq) diventa per loro un tesoro persiano proposto a cifre fuori dalla realtà.
In conclusione: chi butta nel cassonetto dell'immondizia anche un nain tabas ancora degno di essere calpestato sbaglia, chi vuole speculare su un oggetto che lui stesso reputa di interesse nullo è molto peggio perchè è un grande ipocrita, e in questo caso non solo non rispetta il tappeto ed il lavoro che c'è dietro, ma non rispetta neppure le persone alle quali vorrebbe rifilargli codesto affare che affare certo non è.

1 commenti:

antonio ha detto...

Diciamo che è sempre stato un concetto popolare che tutto ciò che è antico o vecchio, o presunto tale, sia sempre bello, interessante, caro, degno d’essere proposto come affare, soprattutto se mostra evidenti segni del tempo. La sedia tardo Liberty scheggiata, la toilette copia Chippendale anni 40 completamente opaca e tarlata, il tappeto Malayer, sopratutto se di fine ottocento, rapato e sdrucito, la statuina “simil Capodimonte” dai colori slavati, diventano oggetti di pregio perché siamo nel 2009, quindi, ci si aspetta che tutti coloro che commerciano siano lieti ed onorati di poterli avere, pronti quindi a sborsare quattrini pur di possederli. Queste pie e false illusioni negli ultimi anni sono state alimentate da chi, insegnando e seminando concetti errati pur d’imporsi sul mercato, hanno battuto il tamburo dell’affare sicuro e della crescita esponenziale delle valutazioni. Quante false aspettative e delusioni cocenti hanno generato questo modo di fare! Non ripeterò mai abbastanza una saggia frase che mi diceva un vecchio commerciante: “Ricorda, se fra di noi qualcuno farà un affare, quello sono io”.
Saluti.