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sabato 14 novembre 2009

Chi può comprare lo faccia ora!

Il gruppo Cit, una delle maggiori società finanziarie americane dei crediti alle piccole imprese non ce l'ha fatta e nonostante i cospicui aiuti ricevuti dalla Casa Bianca (circa 2,3 miliardi di dollari) ha deciso di avviare le procedure fallimentari per l'amministrazione controllata, facendo ricorso al cosiddetto chapter 11.
Con i suoi 71 miliardi di dollari di attività, il fallimento della Cit è il quinto per dimensioni della storia degli Stati Uniti, alle sole spalle di quelli di colossi come Lehman Brothers, Washington Mutual, Worldcom e General Motors. Ma è la prima azienda a fallire dopo essere stata salvata dal governo. Tutto questo ci fa ben capire che la crisi è ben lungi dall'essere terminata e che anzi si preludono momenti di crisi internazionale (che al di là dei governi) proseguirà a farsi sentire penosamente nelle casse dei paesi ed in quelle dei cittadini. La crisi ovviamente colpisce anche i beni ritenuti più voluttuari e paradossalmente quelli della fascia ritenuta benestante, compreso il settore dei tappeti e dell'alto antiquariato. Non può essere sfuggito ad esempio ai più attenti il fenomeno tutt'ora in evoluzione delle aste, da prima adeguatesi alla crisi proponendo pezzi interessanti a prezzi minimi, ora in alcuni casi, adirittura con la decisione drammatica di sospendere le aste dei tappeti. Inoltre d'ora in poi i risultati delle aste (in termini di valore di aggiudicazione) non verranno più resi pubblici, in base alle richieste dei clienti e delle norme sulla privacy, con ovvie conseguenze nel mondo delle valutazioni di mercato che diverranno ormai solamente indicative. Dietro alle ansietà d'asta esiste una congiuntura economica e sociale; la crisi economica produce infatti anche la reimmissione nel mercato di numerosissimi esemplari da collezione che taluni manager, e collezionisti si vedono costretti a rivendere per liquidizzare. L'articolo tappeto non solo quindi scende di prezzo per deflazione ma anche per inflazione.
In conclusione: è un momento tutt'altro che felice, tanto per l'economia quanto per il tappeto d'arte o di alto antiquariato, e probabilmente sarà un periodo anche molto lungo, ma è pur sempre un momento che alla fine passerà e che determinerà (lo sta già facendo del resto) un ritorno ad un'economia fatta di cose concrete, tappeti compresi. E' inutile dire che di fronte a questa eccezionalità del momento, chi ha i soldi per poter comprare tappeti non può che fare affari, e sarebbe davvero stupido perdere quest' occasione.

2 commenti:

antonio ha detto...

Oggi, dopo parecchio tempo, Telemarket è ritornata a proporre il tappeto d'epoca. Lo ha fatto con una formula commerciale nuova, ovvero: chi acquista un tappeto, ad esempio da mille euro, riceve un buono pari al 70% da utilizzare per un successivo acquisto, di qualsiasi natura merceologica sia. Tornando all'esempio,su 1000 €, il buono acquisto è di 700€ e quindi aggiungendo per ipotesi 50€ si può acquistare un altro oggetto da 750€.
Aldilà di un dubbio mio personale sulla base di partenza del tappeto, da loro dichiuarata quella di sempre, ma per mè, a sensazione, invece ritoccata all'insù, la giustificazione data a questa campagna è l'impossibilità dell'Azienda ad accedere al credito. Se la cosa fosse vera, sarebbe tragico il pensare che un'Azienda di tale grandezza, che ha per le mani un tale "magazzino", non abbia titolo di credito. Altro che andare male, se così fosse, significa che siamo al tracollo, nonostante i dati che ci vengono in continuazione propinati. Auguri!

paolo ha detto...

Sono d'accordo con Alberto sull'identificare l'attuale momento come favorevole per l'acquisto di di determinati beni, tra i quali il tappeto.
Guardandomi in giro ho visto prezzi che posso definire come "contenuti", senza certe sparate scandalose.

Mi riallaccio al commento di Antonio.
Ho visto anch'io la trasmissione in questione. La mia sensazione, basata su determinati esemplari che ho preso in considerazione proprio di recente nei negozi e sul web, è di prezzi almento triplicati rispetto al valore di mercato. E non mi convince il discorso della difficoltà di accesso al credito della ditta, ma vedo piuttosto una mera operazione commerciale.
E tornando agli esemplari proposti, penso ai piccoli Lilian, Saruk, Kerman nel formato pushti, neanche belli, "offerti" a 1200 euro. E se vado a vedere il sito on-line di Alberto mi chiedo chi dei due sbaglia!