Il motivo iconografico detto "Bandi" è un disegno abbastanza comune in quasi tutte le regioni settentrionali, occidentali e centrali della Persia (Iran), che veniva particolarmente utilizzato nelle produzioni di Veramin. Esso è la rappresentazione iconografica di un concetto metafisico prima ancora che ornamentale, le cui origini preislamiche sono con probabilità ascrivibili al patrimonio culturale e tradizionale curdo.
Si tratta di un campo ad andamento "Infinito" nel quale vengono riprodotte griglie romboidali, con all'interno di ogni rombo un particolare segno (frequente è la raffigurazione dell'enigmatico boteh).
Espresso in altre forme e in altri generi, l'andamento infinito lo riconosciamo - seguendo la linea temporale tracciata da Eskenazi - già negli “Ushak a medaglione” del XVI sec. e secondo la maggior parte degli studiosi rappresenterebbe una metafora de i “limiti” dell’essere umano ed il “senza limite” di Dio. Per Maurizio Barracano invece, il decoro incompleto rappresenterebbe la "porta" verso l'altra dimensione superiore, la cui bordura (ovvero la cornice) produrrebbe un fenomeno di protezione del fedele che sul tappeto pregava o meditava. A conferma di tale ipotesi (tutt'altro che peregrina) nella "Enciclopedia dei tappeti di tutto il mondo", a cura di D. Black (ed. De Vecchi) si teorizza che la probabile configurazione della volta celeste immaginata dagli artisti persiani prevedesse una elaborata griglia di metallo a fungere da barriera tra il mondo terreno e quello celeste. Al di là della Porta Celeste vi era una ulteriore barriera che doveva impedire il passaggio agli immeritevole del paradiso; questa seconda barriera era denominata, tanto in persiano come in arabo, hijab ed era realizzata a pannelli che, consentendo questa funzione di filtro protettivo, lasciavano comunque intravvedere il paradiso e permettevano alle sottili anime dei fedeli meritevoli di attraversare lo schermo. Devo dire di sentirmi decisamente più vicino alla teoria di Baraccano che a quella pragmatica di Eskenazi e degli altri studiosi, anche se solo per un ragionamento di deduzione.
Il tappeto ha infatti una storia di circa 4000 anni, mentre il tappeto islamico nasce con l'Islam ovvero verosimilmente 610 anni fa con la Rivelazione di Maometto. Da quel momento in avanti il tappeto con la sua storia iconologica, iconografica, culturale, e ancestrale precedente all'Islam, si plasma e si piega ai dettami delle popolazioni ad esso riconvertitesi, e lo fa attraverso un processo di osmosi, conservando una retrocultura che l'Islam interpreta in maniera differente, rinnovandola e facendola più forte. Dopo tutto il tappeto è nato da popolazioni nomadi che predicavano e veneravano divinità ancestrali. questi popoli si spostavano da una terra all'altra, prima per cacciare e raccogliere, successivamente per trovare pascoli più ubertosi per le mandrie, la sedentarietà era impossibile, ed era pertanto impossibile erigere templi o luoghi di venerazione. Il tempio si sviluppa così in maniera bidimensionale, lo si crea su un tappeto, facile da trasportare, facile da realizzare, spesso al centro di esso viene disegnato il cerchio magico o "Mandala" per proteggere colui che vi medita o vi prega. Tutt'attorno una cinta protettiva (la cornice), non vuota, ma riempita di colori e animali o iconologie scaramantiche, propiziatorie, poste sempre a difesa dell'individuo. Entrare nel mondo dell'architettura del tappeto, dove impianti, simboli e geometrie custodiscono e svelano segreti e significati tramandati, di queste popolazioni straordinarie è il modo migliore per conoscere in maniera profonda tutto quello che il tappeto annodato ha da esprimere e da dare, sia in termini storici, che culturali, che artistici. I simboli e i motivi che compongono il progetto architettonico di un tappeto, sono tutti antichi, codificati dalla tradizione e dunque diventati "classici", mantenuti sempre in vita, il Bandi, con molta probabilità è uno di questi.
4 commenti:
Il disegno “Bandi” o “Shir Shekari”, che significa “latte e zucchero”, sia Taher Sabahi che P.J. Ford lo definiscono come un “disegno a griglia a maglie romboidali con fiori rossi e blu”. Il decoro del tappeto pubblicato da Alberto, il Sabahi lo definisce come variante sinuosa del “Moharramat”. Come esempio mostra un Qum anni 50 con una versione elegantissima dello stesso decoro del tappeto di Alberto. Sarebbe utile che gli autori di testi si mettessero magari d’accordo sulle varie definizioni. Un saluto.
Gentile Antonio i nomi da lei fatti mi hanno incuriosito, e da quello che ho letto pare che, come ci diceva Alberto, il "bandi" rappresenti un pattern ripetuto all'infinito con molte varianti di cui il mina-khani e il bandi islimi sono due esempi. Anche nei tappeti turcomanni appare in versione più geometrica, quasi una semplificazione delle file dei gul, mentre a Varamin è più sinuosa. In alcuni nomadi del Khorassan appare quasi come la sovrapposizione di tre grandi rombi uniti per il loro vertice.Il "moharramat" presenta invece un campo percorso da strisce verticali, ognuna con il suo disegno e il suo colore. Forse è la versione lineare del precedente bandi. Resta però il fatto che "bandi" in farsi significa intreccio, mentre "moharramat" significa a strisce (la traduzione inglese che ho letto diceva "interconneted" per uno, "stripped" per l'altro). Da qui l'utilità di mantenere i due termini. Saluti, Francesca.
In effetti il Sabahi definisce il Moharramat come una "colonna di boteh" da cui la "variante sinuosa" è eguale a quella pubblicata da Alberto. Inoltre, propone il parallelismo con il termine "cubukli", che significa "orlo a pipa", composto da una fila di sottili cornici con piccoli decori, spesso usata come bordura. Sul fatto che il Bandi sia diverso dal Moharramat, e quindi sia necessario mantenere i due termini, credo non ci siano dubbi. Il dubbio è se il motivo a boteh pubblicato sia un decoro Bandi. Per me non lo è.
Un saluto.
Una curiosità. Mentre chiudevo un libro, appena utilizzato per scannerizzare un testo da inviare ad un amico, ho casualmente aperto una pagina in cui si parlava del decoro "Bandi a reticolato". L'autore parlava di una particolare variante in cui, entro le maglie, venivano alternativamente rappresentati fiori e figure umane. Questa versione è definita "Bandi Mollah - Nasreddin" nome derivato da un personaggio "divertente" della tradizione persiana. Su questo testo è pubblicato, come esempio, un esemplare di Qum realizzato con questo decoro dalla Sherkate-Sahamie Fars Iran.
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