Subscribe:

sabato 15 maggio 2010

Il contesto storico dei tappeti Ushak

E' impossibile parlare dei tappeti Ushak senza fare prima una doverosa premessa sulla situzione geopolitica nel XV secolo in Asia. Situazione che diede appunto i natali a questo particolarissimo fenomeno artistico ottomano, riprodotto nella maggior parte delle tele rinascimentali della vecchia Europa e ivi molto apprezzato e ricercato.

La dinastia ottomana  (1281 al 1923) che aveva preso il nome dal suo fondatore Osman I figlio di Ertuğrul della tribù Kayi dei turchi Oghuz, dopo aver conquistato tutta la penisola anatolica, nel corso del XV secolo, intraprese una minacciosa penetrazione verso il cuore dell'Europa, riuscendo a sottomettere l'intera penisola balcanica fino al Danubio. Nel 1453 Il sultano che era l'assoluto autocratico regnante e governante e vantava per questo numerosi titoli: Sovrano del Casato di Osman, Sultano dei Sultani, e Khan, conquistò anche Costantinopoli,  proclamandosi Kayser-i Rum (Cesare dei Bizantini) e lasciando il mondo cristiano nel più assoluto sbigottimento. Era infatti la fine di un'era, perchè sotto l'incalzare delle truppe musulmane guidate dal sultano Maometto II, non cadeva semplicemente la capitale Bizantina, cadeva  la Roma d'Oriente, un simbolo millenario della classicità. Naturalmente la caduta di Costantinopoli non fu solo per merito militare turco quanto anche per il mancato interventismo delle controparti, che per opportunismo strategico/economico decisero di voltare le spalle alla capitale Bizantina. Venezia e Genova infatti preferirono salvaguardare i buoni rapporti commerciali con i turchi, abbandonando così Costantinopoli al suo destino, e ben poco, poterono fare gli aiuti inviati dal Papa, essi infatti giunsero quando ormai gli ottomani erano già entrati trionfalmente al di là delle mura. Ma l'impeto ottomano non si accontentò certo di quella clamorosa conquista.

Agli inizi del Cinquecento, Selim I, nipote di Maometto II, occupò l'Armenia persiana, sconfiggendo successivamente anche l'ultimo sovrano mamelucco. Gli ottomani presero così possesso anche dell'egitto, della Siria e della Palestina, l'impero al momento del suo apogeo, (regno di Solimano 1520-1566), si estendeva ormai su tre continenti, e comprendeva culture e popoli estremamente diversi fra loro.  La volontà di rispettare le tradizioni dei popoli, ma anche la comodità rappresentata dal fatto di non dover creare una nuova legislazione nei paesi appena conquistati fecero dell'impero ottomano un laboratorio di tolleranza multietnica straordinario. L'Impero bizantino giocò un ruolo importante nella trasmissione della conoscenza classica al mondo islamico, la vecchia Costantinopoli islamicamente ribattezzata dagli ottomani "Istanbul" vide la gran parte degli edifici religiosi non distrutti, ma bensì riadattati in moschee nel pieno apprezzamento del precedente stile architettonico (un esempio ne è la moschea di Santa Sofia, un tempo il più grande tempio della cristianità). Il trasferimento della capitale ottomana nell'antica città bizantina, poi portò alla costruzione del grandioso complesso del Topkapi nell'area precedentemente occupata dal foro e dai palazzi imperiali. Con la corte ottomana affacciata sul bosforo e sull'Europa la città di Istanbul divenne centro di rinnovato fervore artistico e culturale, sotto gli ottomani, Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede del califfato nel 1517, ma mantenendo la sede del patriarcato greco-ortodosso e il carattere cosmopolita dei secoli precedenti.
Il dominatore ottomano intrapprese un rapporto di osmosi con le altre culture dell'impero, che furono di volta in volta valorizzate, evidentemente, per senso di opportunità ma anche e per consapevole volontà  di migliorare se stesso, e conferendo così anche all'arte, caratteristiche e gusti del tutto innovativi nell'ambito dell'Islam. Fu così che la corte di Istanbul, influenzata anche dall'antica tradizione bizantina e greca, e al tempo stesso caratterizzata dagli antichi echi  di un lontano oriente dal quale i turchi ottomani erano originari (l'Asia centrale), promosse su ampia scala la produzione artistica di oggetti di lusso, tra i quali appunto i tappeti di Ushak.
I tappeti Ushak - in turco Uşak - venivano realizzati nell'omonima città di Uşak a nord di Denizli, a partire dal XV secolo. I fasti del gusto bizantino e l'austerità del disegno turco si mescolarono alle conoscenze di annodatura e di estetica persiana (nodo e grandi medaglioni), il che permise di raggiungere livelli di annodato molto evoluti, sia per l'imponenza iconografica degli esemplari a grandi medaglioni, sia per il nodo asimmetrico che conferiva grande finezza, che per la capacità di curvare le linee negli impianti iconografici. Erano modelli nuovi, tanto per l'Islam ottomano quanto per l'occidente cristiano, ma che rappresentavano al tempo stesso una classicità criptica per ambedue le civiltà. I simboli infatti traevano ispirazione da culture che si erano già incontrate precedentemente, rispettivamente: il patrimonio culturale ed estetico ellenistico di Carlo Magno e quello buddistico/braminico dell'Asia. Gli Ushak esercitavano quindi un fascino magnetico che richiamava ambedue le civiltà alle loro precedenti origini, era un continuo ribagnarsi alla fonte, (si pensi ad esempio ai Chi di nuvole di patrimonio asiatico  e alle linee secce e geometriche delle greche presenti nelle cornici di richiamo ellenistico). Fu probabilmente questa la vera chiave di volta del grande successo di questi eccezionali tappeti, almeno fino al XVII sec.

3 commenti:

antonio ha detto...

Interessante e completo resoconto storico. Voglio aggiungere che, secondo alcuni autori, la tribù turca Qayi, da cui discendono gli Ottomani, si era stanziata nell'area di Erzurum dopo essere stata scacciata dal Khorassan ad opera delle orde mongole. Ricordo che i primi popoli turchi a migrare verso occidente, a partire dal 980 d. C., furono i Selgiuchidi, grandi ed illuminati amanti delle arti.

Francesca Fiorentino ha detto...

Affascinante,caro Alberto,la ricostruzione dell'osmosi culturale nell'impero ottomano tra le diverse componenti aristiche, ellenistica, bizantina, centroasiatica e più propriamente turca. Di fronte ai pattern geometrici ushak di origine fito- e zoomorfa vorrei ricordare il collegamento stilistico con la scrittura, così come si fa per la calligrafia araba e gli arabeschi.
Se non erro la prima scrittura nota delle tribù turche risale a iscrizioni del IX sec. in carattere "runiforme". Il turco fà parte delle lingue ungro-finniche e curiosamente le rune accomunano i reperti del nord d'Europa a quelli di questa parte di Eurasia nel carattere cuneiforme spigoloso, direi ad "uncini" o lanceolato,perchè riguarda molto da vicino il nostro argomento sui decori dei tappeti.Oso leggere un chiaro ricordo "gotico" (sempre con riferimento al Nord Europa) nei disegni di tipo Lotto, ma non per l'impossibilità di giungere alla curvatura del segno, bensì per l'eredità della primitiva scrittura spigolosa, così anche per il motivo pseudocufico. Ma nel pieno fulgore dell'impero ottomano assistiamo ad un altro cambiamento importante: l'alfabeto turco è ormai sostituito da quello arabo, conseguenza matura dell'adesione alla religione islamica.La calligrafica araba esprimerà così la lingua turca e rimarrà tale fino all'introduzione dell'alfabeto latino nel 1928 voluta da Ataturk.
Arabo, persiano, turco e probabilmente il greco della antica Costantinopoli rappresentano ancora quella mirabile osmosi culturale da cui sono nati splendidi tappeti. Anche l'introduzione della calligrafia araba contribuisce a introdurre nell'impero (pure se gli alfabetizzati saranno stati una ristretta minoranza, e pure se rimarranno molte e ampie zone legate al vecchio alfabeto e ad altre tradizioni grazie alla tolleranza culturale dell'impero) lo stile curvilineo. Questo mi sembra uno dei fattori determinanti nello stile più curvilineo degli ushak a medaglione, oltre alla innegabile influenza safavide presso la corte turca.

Francesca Fiorentino ha detto...

Desidero fare una rettifica al mio precedente post. E' errato inserire il turco nel ceppo linguistico ugrofinnico, stando agli studi più recenti appartiene al ceppo uralo-altaico e, meglio, a quello uralico. Ancora, il collegamento con i caratteri runiformi è squisitamente estetico, in quanto non c'è parentela tra il primo alfabeto turco, detto Orkhon (che comparirebbe addirittura su steli del VII sec), e l'alfabeto runico usato dalle popolazioni germaniche. Questo collegamento è solo una mia suggestione visiva. Quanto all'introduzione della scrittura araba essa risale al sec. XI dell'impero selgiuchide. Rimane invece la commistione durante tutto l'impero turco tra arabo, dialetti turchi e persiano. Anche in questo caso è solo una mia suggestione l'accostamento della scrittura araba agli esempi annodati più curvilinei. Ricordo a proposito
che in Turchia esiste una vera e propria arte della calligrafia turca chiaramente imparentata con quella araba. Perdonate le mie imprecisioni. e grazie dell'attenzione, Francesca