I primi tappeti non furono realizzati certamente da popolazioni iraniche, ma bensì da popolazioni di origine turca, tuttavia è innnegabile come in Persia la tradizione dell'annodatura raggiunse vertici tanto elevati da divenire arte, aspetto che tutt'ora perdura ai giorni nostri. Il tappeto persiano è oggi il tappeto fine per eccellenza, quello che per gusto, per impianto decorativo, per ricerca selezionata delle materie prime e per standard di realizzazione è uscito dalla tradizione e dal significato originario del manufatto, prestandosi e aderendo perfettamente ai bisogni e ai gusti occidentali, che già a partire dal XVIII sec. domandavano qualità differenti dai tappeti orientali classici (vedasi l'esperienza dei tappeti annodati occidentali inglesi e francesi).
Principalmente la scuola persiana ebbe modo di svilupparsi in questa nuova direzione grazie a due fattori:
la padronanza della tecnica a nodo asimmetrico (originaria dell'Armenia), e lo sciismo di appartenenza, una corrente islamica che al contrario di quella dei sunniti permetteva la riproduzione nei manufatti, di disegni naturalistici come animali, paesaggi e persone. Tali premesse permisero la realizzazione di tappeti figurati e/o naturalistici (da caccia o a giardino) molto più consoni ai canoni artistici occidentali, e per questo in Europa e in America molto più apprezzati di quelli anatolici che invece erano rimasti fedeli alle tradizioni iconografiche e strutturali. Nel museo iraniano nazionale dei tappeti di Teheran (disegnato nel 1976 da Farah Diba Pahlavi, l'ultima regina dell'Iran) sono esposti un gran numero di esemplari persiani datati dal XVIIIesimo secolo al giorno d'oggi, peraltro poco conosciuti e quasi mai mostrati in documentari e filmati. Accade, che proprio a causa delle poche informazioni che riescono a filtrare dal paese, e all'oggettiva difficoltà di riscontri per mancanza manifesta di turisti (ricordo che l'Iran ha uno scarso appeal turistico, per tanti motivi che non sto ad elencare), su tale museo e sugli esemplari esposti si favoleggi, arrivando a "sparare" qualsiasi sciochhezza, pur poi magari voler vendere degli ordinari tappeti di provenienza iranica. Naturalmente chi è addentro al settore sa benissimo che nel museo di cui sopra non sono assolutamente esposti (contrariamente a quanto sostengono alcuni venditori e televenditori) esemplari di Nain Tabas, o di quegli ordinari Kashan a fondo rosso della fine del XXesimo sec. per quanto questi possano e potrebbero essere fini. Gli esemplari collezionati ed esposti sono infatti tappeti di tutt'altra pasta e di tutt'altra qualità e rarità: extrafini di palazzo o rari esemplari ritrattistici come quello di scia Thamasp qui a lato inserito. Curiosando su youtube, ho trovato un video diviso in due parti, che mostra proprio alcuni di questi esemplari. Il video è probabilmente sfuggito alle maglie della censura del museo e delle autorità, in quanto, videoriprendere e pubblicare gli esemplari senza consenso è vietato e tutti i video amatoriali che nel passato sono stati caricati, sono sempre stati puntualmente fatti disattivare.
Pertanto, finchè questo video resterà online, invito tutti a guardalo e a rifarsi gli occhi. Buona visione!
Pertanto, finchè questo video resterà online, invito tutti a guardalo e a rifarsi gli occhi. Buona visione!
1 commenti:
Molto interessante la visione. Utile anche per capire cosa viene ospitato in certe realtà museali.
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