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giovedì 11 settembre 2008

Differenza tra tappetai e mercanti



Il segreto che sta alla base del Successo lavorativo è quello di fare un lavoro che piace. Nessuno rende bene se deve fare un cosa che non lo interessa. Per lavorare meglio e dare il meglio di se, serve quindi motivazione ed entusiasmo. Nei commercianti di tappeti improvvisati (quelli che avevano studiato agraria, farmacia, biologia per poi mettere in piedi un'impresa di tappeti per intenderci) la mancanza di queste attitudini alla vendita del tappeto è sicuramente l'handicap più grande. Non a caso, i più noti e famosi commercianti di tappeti sono anche scrittori di libri, periti di tribunale, studiosi, viaggiatori, e via via. Questo dimostra quanta passione, muove generalmente questo genere di persone, rappresentando al tempo stesso una sicura garanzia per il compratore.
La funzione sociale di un mercante di tappeti, non è quella di un semplice commerciante che vende per profitto. Il mercante di tappeti svolge un ruolo importante, quello cioè di una persona esperta, che utilizzando le proprie capacità, le proprie risorse e le proprie conoscenze nel campo, ricerca e sceglie direttamente nei paesi d'origine i pezzi per le case o per le collezioni della propria committenza, anche quella che deve ancora venire. E' in questo differente spirito che si distingue la differenza tra un tappetaio e un mercante di tappeti . Il primo è solo una persona che vende e tratta i tappeti come patate e che per rinpinguare il suo magazzino alza la cornetta e ordina una partita di tappeti al padre o al grossista che sta in Iran. Il secondo, si reca direttamente in Turchia, in Persia, nel Caucaso, ricerca e sceglie personalmente ogni singolo pezzo, come se lo stesse scegliendo per casa sua o per la sua stessa collezione. E' una visione di vita completamente differente che applicata allo stesso lavoro, determina una differente proposta commerciale e quindi anche un risultato completamente diverso di sviluppo esperienziale. Il gergo "tappetaio" come pure "tappetaro" sono dei neologismi che nel loro significato generalizzante risultano alla categoria quasi dispregiativi se non insultanti, ma che ben calzano per un genere di commercianti del settore che vedono nel tappeto solo un veicolo per "campare" o peggio per arricchirsi.

mercoledì 10 settembre 2008

Non è sempre vero che i tappeti più fini valgono di più

E' opinione diffusa negli pseudo-collezionisti e negli acquirenti profani, che se un tappeto è fine, questi valga di più di un altro a nodo più grosso. Anche in questo caso trattasi di un madornale errore, spesso dettato dalla cattiva informazione e dagli interessi di taluni persiani che per vendere i loro tappeti iraniani hanno operato spesso e volentieri una mendace opera di controinformazione. Non va dimenticato infatti che il tappeto essendo prima di tutto un'opera d'arte o di grande artigianato, ha altri parametri di valutazione oltre alla finezza del punto, come: rarità dei decori, impiego dei materiali, periodo di realizzazione, qualità e provenienza. Ci sono tappeti dal nodo grosso come la maggior parte della produzione caucasica, che risultano i più costosi e ricercati dai veri collezionisti, mentre altri con una concentrazione di nodi più alta, sono privi di qualsiasi interesse. Oppure ad esempio, si può pensare ai Serapi, che non hanno una finezza di nodo paragonabile ad un Tabriz o ad un Nain, ma che risultano tra i più ambiti nel mercato. Sempre rimanendo intorno a questo tema, è bene precisare che non esistono manifatture moderne destinate a diventare un oggetto di antiquariato, un tappeto per quanto finissimo fatto al giorno d'oggi, lo si potrà produrre anche i prossimi 30 anni, ed è proprio questa riproducibilità del tappeto che determina l'impossibilità di queste manifatture a diventare un oggetto di antiquariato e di collezionismo.

martedì 9 settembre 2008

Non tutti persiani conoscono i tappeti



E' purtroppo opinione diffusa che chi vende tappeti debba essere necessariamente persiano, così come è altrettano diffusa e sbagliata l'opinione che un tappeto fatto a mano, debba altrettanto essere persiano affinchè gli venga riconosciuto un certo valore economico o artistico. Ambedue queste semplificazioni sono ovviamente sbagliate e sono principalmente il frutto della non conoscenza della materia da parte dell'italiano medio. Non tutti i venditori persiani conoscono il tappeto, (sarebbe come pensare che tutti gli italiani si intendessero di vini o che tutti gli svizzeri si intendano di orologi). E non tutti i tappeti di valore sono Persiani. Purtroppo molti commercianti di tappeti sono persone non competenti, che essendo di origine persiana e non volendo ritornare in patria a causa del cambio politico avvenuto con la Rivoluzione, falliti o conclusi gli studi di: agraria, farmacia, botanica o qualsiasi altra materia, hanno deciso di intraprendere il commercio di tappeti persiani, approfittando dell'inesperienza dell'acquirenza verso quest'arte e al tempo stesso approfittando della loro provenienza per presentarsi come "esperti".Proprio queste persone con la loro totale inesperienza e con il loro esclusivo interesse a vendere tappeti di casa loro, hanno fatto si, che il commercio del tappeto assumesse contorni foschi e cupi, che certo non hanno aiutato ne quelle persone competenti (anche persiane) che vi operano, ne tanto meno quest'arte, che oggi, è in crisi pure in Persia. Contrariamente quindi a quanto si possa pensare, di fronte ad una materia così complicata quale la tappetologia, l'italiano che vende generazionalmente tappeti (magari meglio se non insieme alle tende e alle moquette) è sicuramente garanzia di passione e professionalità, in quanto ad un italiano medio non competente in materia, mai passerebbe per la testa di intraprendere un simile commercio. Sia chiaro, che di commercianti e professionisti del settore di origine persiana capaci e competenti ce ne sono eccome, penso ad esempio a: Taher Sabahi , a Bijan Parvizyar (detto il principe) o all'amico Karim Sobouti (detto Nader), e a tanti altri, ma per ogni persiano competente, ahimè nel commercio di tappeti ce ne sono altri 100 improvvisati. Meglio quindi -se non si ha un commerciante di fiducia a cui rivolgersi- evitare pregiudizi che vanno in genere solo a scapito del cliente, e valutare l'acquisto di un tappeto orientale non in base alla provenienza del venditore, ma considerando ben altri termini di valutazione.

domenica 7 settembre 2008

Collezioni di tappeti private o indicate con nome di privati

  • Collezione Angelo Frova, Milano
  • Collezione Altmann, Metropolitan M., New York
  • Collezione Ballard, Metropolitan M., New York
  • Collezione Bernheimer, Monaco
  • Collezione Bielz, Hamamstadt
  • Collezione Barbieri, Genova
  • Collezione Campana, Milano
  • Collezione Casa Duween, Londra
  • Collezione Catan, Parigi
  • Collezione Cà d'oro, Venezia
  • Collezione Contini-Bonacossi, Firenze
  • Collezione Clark, Corcoran Art Gzilery, Washington
  • Collezione Cinilikiosk, Istanbul
  • Collezione Dehering Art Institute, Chicago
  • Collezione Doria Pamphily, Roma
  • Collezione Ungar Endrè, Budapest
  • Collezione Paul Getty, USA
  • Collezione Gulbekian, USA
  • Collezione Lamm, Naesby Hus, Svezia
  • Collezione Loewy, Los Angeles
  • Collezione Mayorcas, Londra
  • Collezione Simone Lutomirski, Milano
  • Collezione Marquet-Vasselot, Parigi
  • Collezione Niescher, Chemnitz Collezione Otten, Amsterdam
  • Collezione Patani, Milano
  • Collezione Pogliaghi, Varese
  • Collezione Rath, Budapest
  • Collezione Rockfeller - Mac Cormick, New York
  • Collezione Rothschild, USA
  • Collezione Salting, victoria and Albert Museum, Londra
  • Collezione Schwarzenberg, Vienna
  • Collezione Taher Sabahi, Torino
  • Collezione Tarica, Milano
  • Collezione Trevor, New York
  • Collezione Tucher, Monaco
  • Collezione istituto Don J. Valencia, Madrid
  • Collezione Williams, Filadelfia

sabato 6 settembre 2008

Parametri di valore degli Herekè

Un piccolo tappeto di Herekè è senz'altro un gioiello che un amatore e collezionista a mezzi non può e non deve farsi scappare. Gli Herekè sono senz'altro la manifattura più celebre e migliore al mondo e per qusto vedrò nel prossimo futuro di trattarla in maniera ampia e soddisfacente. Nel frattempo ecco qualche piccola informazione: le dimensioni possono variare da quelle di un fazzoletto a dimensioni tali da ricoprire una parete. Questi tappeti contengono più di un milione di nodi al mq e i loro disegni riproducono impianti floreali ricchissimi, con garofani, tulipani, rose mescelati in aiuole incantevoli, ne vengono prodotti anche a preghiera o figurativi, tessuti nelle loro trame si possono trovare fili di oro o argento, nacquero come manifattura imperiale per la corte dell'impero ottomano, e oggi esistono scuole molto affermate che li producono solo su committenza. Essendo tappeti importanti, gli Herekè hanno quindi prezzi importanti, che aumentano non proporzionalmente alla quantità dei metri quadrati di tappeto realizzato, ma bensì seguendo una curva esponenziale che può lasciare interdetti i meno esperti.
Senza entrare nel dettaglio dei prezzi all'ingrosso degli Herekè è importante sapere che a parità di qualità e di densità di nodi, più grandi sono le dimensioni di un tappeto, più ogni metro quadrato di tappeto viene calcolato a un prezzo di mercato più alto, un po come succede nel mondo dei diamanti al crescere della caratura. Una delle spiegazioni più terra terra di questa dinamica è molto facile: un tappeto di Herekè -anche il più fine- è senz'altro più veloce da realizzare ed è anche più facile da vendere, mentre confezionare un Herekè grande, costa molto in termini di filato in seta, e di tempo, ed è molto più difficile da "piazzare". Per questo tappeti di dimensioni più grandi costano molto più di altri a pari qualità ma di dimensioni più ridotte.

Ecco una piccola tabella di riferimento per i meno esperti:

Prezzo al mq di un tappeto Herekè da 1 a 2 mq: "prezzo x"
prezzo al mq di un tappeto Herekè da 2 a 4 mq: "prezzo x aumentato dell'11%"
prezzo al mq di un tappeto Herekè da 4 a 6 mq: "prezzo x aumentato dell'40%"

martedì 2 settembre 2008

Bentornati dalle ferie

Cari lettori affezionati, l'estate è finita. Le città sono tornate a riempirsi, come pure internet. Lo stesso blog registra finalmente il ritorno di amici e amiche blogger, attraverso la chat box, e i commenti ai post pubblicati. Inizia finalmente il periodo che preferisco: autunno-inverno. Con l'estate finita, si ricomincia la vita di tutti i giorni, dando più attenzione a cose che in estate le persone non danno, tra queste ci sono anche i tappeti. Già, perchè è inutile starsela a raccontare, la gente d'estate pensa al mare, alle vacanze, alle granite, a tutto meno che ai lanosi tappeti. Ma finalmente l'inverno è alle porte, con esso il naturale desiderio umano di rendere confortevole, calda e accogliente la propria casa, e il tappeto ricomincerà a parlare.

lunedì 1 settembre 2008

Come appendere un tappeto

Un tappeto appeso deve essere rivolto con il senso del pelo verso il basso in modo che la lana non raccolga la polvere. La sua parte superiore deve venir fissata attraverso la cimossa o meglio avvitandola stretta fra due aste piatte di legno o di metallo su un supporto rigido invisibile all'esterno. A questo supporto si fissa una catena sottile o dei cordoni, quan­do si vuole appendere il tappeto come un quadro antico, oppure il supporto si appoggia su tasselli nel muro, quando si preferisce che il tappeto risulti spoglio di ogni altro parti­colare che non sia la sua bellezza. Un altro metodo è quello di tassellare al muro una stecca di legno alla quale poi viene fissato il tappeto con una fissatrice a punti. Trattasi di punti sottilissimi, come quelli di una pinzatrice che non creano lacerazioni o buchi, ma è meglio ancora se questi vengono fissati sulla cimossa.