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venerdì 5 giugno 2009

I tappeti ryijy antico retaggio del misterioso popolo Sami

I ryijy sono tappeti robusti e morbidi di tradizione scandinava, trattati ampiamente su Tappetimagazine in un articolo dell'autore Paolo che potete leggere cliccando quì. Senza voler aggiungere nulla al già ricco articolo, è interessante tentare di individuare l'origine misteriosa di questo artigianato all'apparenza così distante dalle località tipiche della sua terra natia. L'apporto proviene sicuramente dalla popolazione dei Sami, genericamente identificata come Lapponi. Si tratta di una popolazione di origine asiatica atipica in quanto presenta caratteristiche proprie in quanto priva dei tipici occhi a mandorla e ricca di incidenza nella popolazione di soggetti con capelli biondi e occhi chiari. Appartengono al gruppo linguistico finno-ugrico della famiglia uralica, diffusa nell'Europa settentrionale e nell'Asia nordorientale, e delle loro origini stanziali o della loro storia più remota si sa poco o nulla. Le prime notizie attendibili su questo popolo risalgono al 1555 quando lo svedese Olaus Magnus pubblicò a Roma la "Historia de gentibus septentrionalibus". Prima di allora vi sono solo descrizioni fantastiche da parte di autori medioevali che descrivono una Lapponia popolata di amazzoni, di uomini verdi e di cannibali. Ma i sami erano semplicemente dei nomadi, allevatori di renne, pescatori e cacciatori; abitavano in capanne coniche trasportabili chiamate kota, o in tende chiamate lavvu. Il loro mezzo di trasporto tradizionale era la slitta trainata dalle renne, anche se hanno utilizzato sin dall'antichità gli sci, dei quali è stato rintracciato un esemplare datato al 1500 avanti Cristo. Vivono da sempre in un ambiente particolarmente inospitale, a causa sia delle temperature rigide, sia per l'assenza totale di luce solare durante la stagione invernale, per un periodo che varia da uno a due mesi.
Le renne rappresentavano, tradizionalmente, pressoché l'unica risorsa dei Sami, visto che da essa ricavavano le pelli per gli abiti e per le dimore, la carne, le bevande, le ossa e le corna per realizzare strumenti e utensili.
Tradizionalmente, i Sami trascorrevano l'inverno nelle terre in pianura, prima di trasferirsi, nel mesi più caldi, su fino ai pascoli montani, lontani dalle zanzare e dal caldo. E' presumibile che furono proprio queste condizioni particolarissime a determinare l'adottarsi o il proseguirsi di un artigianato quale quello del tappeto annodato, che era nato proprio dalle necessità di ripararsi dal freddo. Teorie interessanti li ricollegano allo scomparso continente dei Mu e a quello di Atlantide, questi gruppi di popolazioni (teoricamente tutte appartenenti allo stesso ceppo degli uiguri) a causa dei cataclismi subiti si sarebbero dispersi e stanziati al di là e al di quà dell'attuale oceano atlantico, a est gli esquimesi e gli indiani del nord e del sud (persino gli igloo e i tepee ricordano difatti la tenda Kota dei Sami) mentre gli altri si sarebbero stanziati lungo le coste scandinave e in Egitto, in Grecia e lungo le coste della normandia e dell'Inghilterra.
Le similitudini che accomunano i Sami ai nomadi dell'Asia centrale e settentrionale e ai cosidetti pellirossa nonchè ai popoli amerindi come Maya e Atzechi sono numerose, e tra queste c'è senz'altro il tappeto, forma d'arte e d'artigianato presente in maniera assodata in tutte e quante le culture sopracitate. C'è da rifletterci su.

2 commenti:

paolo ha detto...

Ciao Alberto.
Questo tuo ben documentato post conferma una volta di più che il bisogno del tappeto annodato nasce in luoghi diversi, in momenti diversi, ma in seguito alla stessa necessità: isolarsi da un suolo gelato o, talvolta, rovente.

paolo ha detto...

Riflessione tardiva, a proposito del ceppo uighur: proponi che questa popolazione abbia un'innata predisposizione (genetica) ad occuparsi del tappeto?
Scherzo.
Evidentemente nel corso della radiazione ha occupato ambienti-nicchie in cui il tappeto era un utile accessorio.