Auguro a tutti i colleghi, agli amici del blog, al tappeto annodato e alle sue realtà (il pensiero va all'Iran che sta vivendo un momento molto difficile) un 2010 prospero e positivo. Un sogno forse, ma è lecito sperarlo.
Buon 2010 a tutti!
Quest'anno il Natale sotto l'albero ci ha portato un' associazione italiana che aspira a regolamentare e calmierare il battagliato settore dei tappeti orientali.
Da alcuni decenni, il tappeto orientale non ha resistito alle innumerevoli spinte di un mondo proiettato in avanti, per questo accanto ai motivi tradizionali vengono affiancati nelle produzioni varianti iconografiche per tradizione aliene. E' una fenomenologia che non dev'essere abiurata, soprattutto quando esprime un atto di testimonianza o di sperimentazione, ossia quel valore originario stesso che il tappeto assunse subito dopo la primigenia esigenza di isolarsi dal freddo. Ancestralmente infatti, dopo il puro utilizzo per ripararsi dalla nuda e fredda terra, il tappeto era non solo un oggetto iniziatico per la funzione di riti ancestrali e propiziatori (divenuti poi per evoluzione delle religioni e delle società atti di meditazione e di preghiera), ma anche supporto descrittivo attraverso icone, simboli o glifi di eventi ed esperienze passate dei clan che li tessevano. Questo imprimere nell'annodato eventi, fenomeni e cose che hanno di fatto segnato la memoria di chi annoda, prosegue per evoluzione dei tempi pertanto anche con simboli e rappresentazioni iconiche aliene, ma rappresentando pur sempre un proseguo filologioco nella cultura dell'annodato. E' il caso di questo esemplare a tematica natalizia e che potrebbe essere qualsiasi cosa in termini di tipologia, ma che pur tuttavia rappresenta una particolare variante iconografica dell'annodato moderno.Secondo il Censis il sistema Italia e gli italiani hanno resistito meglio di altri paesi e di altri popoli alla crisi economica finanziaria, perchè si sono adattati, restando più o meno sempre gli stessi e facendo di necessità virtù. In questa radiografia un po' spietata che ci traduce come un popolo di "replicanti" in un paese in "apnea" nel (a loro dire) colpevole attendismo che la crisi finisca, ci viene pronosticato che la strategia del "resistere" funziona a breve termine, e che se non reinventiamo al più presto i nostri ruoli e ed il nostro sistema, finiremo coll'essere travolti.
Fermo restando che fin quando l'italiano medio non imparerà a considerare il telefonino esclusivamente come un mezzo per telefonare, l'auto come un veicolo per spostarsi, il televisiore come un elettrodomestico per vedere i programmi e il vestito come un capo per coprirsi, sarà impossibile gestire ed evitare l'indebitamento delle famiglie, ormai sempre più condizionate dal sistema che promuove la "dissipazione" delle risorse economiche (vedasi nel dizionario italiano il termine: consumismo)... una crescita del consumo anche se minima è comunque già ricominciata per un principio che definirei di omeostasi della società.
Stiamo vivendo senz'altro momenti difficili nei quali articoli come il tappeto risultano superflui (me ne rendo conto) ed è per questo che molte realtà commerciali (anche storiche) del settore, hanno chiuso o stanno chiudendo. Eppure questa crisi è soltanto una bufera, mentre la ricetta calata dall'alto di rimetterci e di rimettere in discussione tutto, alla ricerca di nuovi modelli, non è una soluzione temporanea, ma la pretesa (a quali scopi?) che tutto cambi per sempre (noi per primi), magari abbracciando nuovi modelli non sperimentati e per questo per qualcuno economicamente più proficui.
Parafrasando, questa crisi è come un inverno eccezionalmente lungo, mentre la proposta del Censis è come quella di uno che dice di buttare via le ciabatte e il costume da mare perchè l'estate non tornerà più. La cosa migliore da fare pertanto non è fare "tabula rasa" nel nome del nuovismo, ma piuttosto imparare ad attrezzarsi e ad aspettare. Non si tratta di immobilismo, tutt'altro, ma piuttosto di elaborare strategie commerciali e di marketing di ampio respiro e di basso impatto economico da affiancare ai metodi tradizionali di vendita, in questo modo da poter creare una sinergia di forze in grado di apportare un'ammortizzazione dei costi con maggiori riscontri di vendita.
Ci sono commercianti (nel settore dei tappeti e non solo) invece, che sulla linea emergenziale di questo assurdo tam tam, (in alcuni casi anche anticipandolo), convinti ovvero che il futuro sia internet, e per questo ripudiando il commercio tradizionale, hanno deciso drammaticamente di riconvertire le loro aziende in aziende virtuali, proponendo i loro articoli solo sul sul web. Quello di precludersi un canale di vendita è l'errore credo, più grosso che si possa fare. Ci sono persone infatti, (che a ragione) non compreranno mai su internet, tanto il tappeto quanto il vasetto di conserva. E non si tratta di una fascia di anziani in via di estinzione, ma di un serbatoio di clienti variegato, fatto di giovani e di persone di mezza età, che per giudicare un prodotto e il suo venditore, devono necessariamente stabilire un ragionevole ed opportuno contatto diretto.
Oggi il tappeto è diventato (come tutte le cose) una moda, e di conseguenza viene realizzato in linea con la società di oggi, quella dell'usa e getta. Questa mentalità ha fatto si che l'annodato divenisse spesso un prodotto di scarsa qualità, di basso prezzo e di durata minima. I commercianti di tappeti sono stati purtroppo passivi di fronte a questa fenomenologia, anzi si sono adeguati, promuovendo esattamente questi tappeti, senza invece incaricarsi di educare ed acculturare il pubblico, e così diventando essi stessi complici dell'appiattimento culturale e soddisfazionale di questo mestiere. Convertire l'attività tradizionale in un'attività e-commerce al 100% è l'ennesimo appiattimento culturale oltre che l'insensato inseguimento di un modello culturale "nuovista" che ha solo prodotto miseria.
Anche nel mio sito esiste una galleria virtuale per la vendita e-commerce direte voi; è vero, ma è un ventaglio di pezzi piccolissimo, giusto per soddisfare quelle persone che non sono di Torino e che però desiderano comprare un tappeto presso di me, ottenendo così la garanzia di un prodotto di qualità ad un prezzo estremamente competitivo. Tutto il resto è per quanto mi riguarda attività puramente culturale come insegna appunto questo blog.
Tappetorientale in questi due anni di esistenza ha prodotto molto, due anni di informazioni e di cultura che nel loro piccolo hanno aiutato migliaia di persone, non solo nell'acquisto consapevole, ma anche nella stesura di tesi di laurea, e persino nelle risposte ad un quiz.
Dicembre sarà per Tappetorientale un mese di scarsi aggiornamenti, siamo sotto Natale e commercialmente è un periodo che prosciuga energie e tempo, e poi c'è il prossimo viaggio in Anatolia con l'importazione di una nuova partita di tappeti che selezionerò personalmente, ci sono un paio di progetti nell'aria, e la riorganizzazione dei miei siti. Con molta probabilità dunque il prossimo aggiornamento del blog avverrà tra qualche giorno prima di Natale, solo ed esclusivamente per farvi gli auguri. A gennaio però, per quanto mi riguarda ci saranno un sacco di sorprese che non ho ancora intenzione di preannunciarvi. Restate sintonizzati!
Lo scorso venerdì 27 novembre questo blog è stato oggetto di 2297 visite in pochissime ore, quasi tutte focalizzate su un unico articolo, quello dedicato alla bandiera del Turkmenistan. Non nascondo di essermi stupito e anche un poco preoccupato; non riuscivo davvero infatti a capire cosa potesse essere successo per aver accentrato così tanta attenzione da parte di così tanti visitatori provenienti da tutte le regioni d'Italia, tanto che avevo pensato a una qualche forma di attacco internet attraverso bot per paralizzare il blog. Invece grazie ad un amico, ho saputo che la causa di questo grande fervore è stata una domanda fatta durante il quiz di "Chi vuol essere milionario" diretto da Gerry Scotti. Pare che il quesito fosse un qualcosa tipo: "Quale bandiera è decorata da simboli tipici dei tappeti?" con le opzioni di risposta: Armenia, Turkmenistan, Uzbekistan, e forse Afghanistan. Mi è stato detto che il concorrente non sapeva la risposta (pur essendo nel complesso decisamente preparato) e che così ha chiesto (con successo) aiuto a casa. Devo dedurre, -visto e considerato che digitando le parole Bandiera e Tappeti, l'unico risultato utile proviene proprio da questo blog- che il concorrente abbia potuto proseguire (e forse vincere?) il quiz grazie al mio articolo. Non seguo la tv, ma devo ammettere che in questo contesto la televisione ha potuto dare a questo blog e di conseguenza al tappeto orientale un'inaspettata visibilità e attenzione. Monitorando infatti i dati del contatore di Tappetorientale degli ultimi giorni, ho osservato un certo incremento di visitatori, avvenuto solo ed esclusivamente dopo il quiz, incremento pari ad una media di 40/45 visitatori in più al giorno. L'idea che mi sono fatto è che su un numero così alto di visitatori giunti esclusivamente per ottenere risposta alla domanda del quiz, qualcuno abbia poi trovato invece nel blog e nella tematica trattata un certo fascino, e per questo abbia proseguito successivamente a consultarlo. Credo che il fenomeno meriti, (da parte degli operatori del settore) una riflessione, perchè se è bastato così poco per muovere migliaia di persone e far loro conoscere il mondo del tappeto, è fuor di dubbio che un investimento televisivo a lungo termine per la promozione di questo settore potrebbe non poco ribaltare un'atmosfera di ignoranza e di disinteresse che negli ultimi anni ha prodotto per l'annodato una "piatta" drammatica. Forse sarebbe ora di investire tutti quanti nei Piero Angela e nei Massimo Valerio Manfredi, e perchè no? Anche nei Gerry Scotti.

