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giovedì 31 luglio 2008

Stop estivo



Siamo arrivati alla fine del mese di luglio, e dopo 6 mesi di attività tappetorientale si ferma per delle meritate vacanze. Non che il sottoscritto vada da nessuna parte, ma è ormai d'obbligo rallentare gli appuntamenti e gli impegni, per rilassarsi un attimino, in vista di un mese -quello di settembre- che sarà campale e che rivoluzionerà anche in parte questo blog che a quanto pare è diventato una ricercatissima risorsa. Che questo blog sia stato un successo non lo dico io, ma lo dicono le statistiche: in pochi mesi è balzato da page rank 0 a page rank 3, con oltre 15mila pagine consultate, ed un numero di visite che in data attuale sfiora la quota di 6600!!
Una media tra i 60 e i 90 visitatori quotidiani, molti anche provenienti dall'estero, e con una durata media per ogni visita di 7 minuti. Tappetorientale non può che ringraziare, si fermerà solo per circa tre settimane, tempo durante il quale verranno riordinate le idee e organizzata la reimpostazione del blog.
Per qualunque esigenza, necessità o consulenza, potete comunque scrivere al mio indirizzo email.
Oppure potete trovarmi -seppur limitatamente- nel portale "infotappeti" dove proseguono i lavori e dove svolgo la funzione di amministratore.
Buone vacanze a tutti. Ci vediamo lunedì 18 agosto!

Alberto D.

P.S. Un ringraziamento sentito a Gianluca Pistore che dal suo visitatissimo blog ha contribuito a lanciare questo blog, idem per Leopoldo Rhodio e Roberto Mime.
Si ringraziano anche tutti gli altri amici blogger che hanno inserito tappetorientale nel loro spazio scambio link. Infine un saluto a Luciano Ghersi. tessitore poliedrico e all'amico Barry O'Connell editore del mitico "Spongobongo". Si ringraziano infine tutti lettori, specialmente quelli assidui.

Il verso del tappeto

Mentre l'artigiano annoda, esegue una trazione sul filo, trazione che è quasi sempre rivolta verso il basso perché egli tende a comprimere il nodo sulla parte di tappeto già terminata; questa tensione, da altri indicata come «giro di mano», permette che i nodi si presentino con il pelo girato in un determiminato senso che dà al tappeto terminato un suo «verso», esattamente come avviene per il velluto, che ha verso e controverso, o per il pelo degli animali, che cresce anch'esso secondo un senso per cui si ha «pelo e contropelo». Il tappeto osservato secondo il «verso» dell'annodatura presenta una certa colorazione e una determinata profondità di luce, se osservato «controverso» può cambiare completamente mutando colore e vivacità, il che è molto importante tener presente quando si tratta di disporlo in un ambiente o in una certa situazione d'arredamento. Se vorrete quindi, che entrando in una determinata stanza, il tappeto da quel punto di vista si presenti più chiaro, dovrete disporlo nel senso del pelo, diversamente non avrete altro da fare che girarlo. Riconoscere il verso di un tappeto è facilissimo, lo si fa accarezzando il vello nei due sensi verticali del tappeto, il senso dove il vello oppone resistenza è quello del contropelo.

mercoledì 30 luglio 2008

L'anima del tappeto

Secondo un vecchio detto orientale, se costruisci qualcosa con tutta l'anima e con tutto il cuore, questa finirà con l'avere anche uno spirito. La contemplazione di un bel tappeto, suscita non a caso l'ammirazione, commossa di chi lo guarda e -nel caso di collezionisti e studiosi- riesce a toccare corde attraverso un processo di comunicazione non verbale empirico e scarsamente spiegabile in maniera razionale. Il tappeto è quindi un catalizzatore, un oggetto totemico che manifesta e racchiude tutte quelle sensazioni attraverso le quali esso stesso è stato tessuto e per le quali è stato confezionato. Una sorta di comunicazione spirituale guida l'acquirente verso un determinato tappeto piuttosto che un altro, è l'istinto. è un colpo di fulmine, alcuni direbbero che è mesmerismo latente (ossia energie positive che imbrigliate nelle trame del tessuto operano un processo di attrazione "animale"). Qualunque cosa essa sia, esiste un rapporto diretto tra il tappeto e il suo compratore, una sorta di destino, che lega la persona a quel tessuto, non a caso un altro detto noto è quello che, ogni tappeto abbia la sua casa ad attenderlo. L'anima del tappeto è qualcosa che c'è ma che non è dimostrabile scientificamente, è qualcosa che caratterizza ogni singolo tappeto e che ha contraddistinto nei secoli milioni di pezzi, da queli più aulici a quelli più spartani. Quelli di oggi possono essere tappeti onesti economicamente, gradevoli esteticamente, ma vuoti spiritualmente, perchè sono "tirati giù", fatti per puro scopo commerciale e attraverso un procedimento manifatturiero che pure rimanendo manuale, opera secondo criteri standaristici e semi-industriali, conferendo così al prodotto finito il valore di un oggetto senza carattere, senza anima, senza particolarità. Un numero nello sterminato panorama di una produzione che purtroppo è ormai impegnata a fatturare.

lunedì 28 luglio 2008

Come si contano i nodi

Per il computo si procede come segue: si misurano dieci centimetri in altezza e altrettanti in lunghezza sul retro del tappeto e si delimitano i lati con tre spilli. Con una lente (può essere sufficiente anche una a cinque ingrandimenti) si contano i nodi sulla catena ed i fili annodati sulla trama, si moltiplicano quindi fra loro le due cifre (esempio 40 x 50 = 2000) ottenendo così i nodi per decimetro quadrato. Il loro numero al metro quadrato è dato moltiplicando il prodotto per cento (nel caso ipotizzato il tappeto avrà quindi 200mila nodi per metro quadrato).

domenica 27 luglio 2008

Nodi - curiosità

Oltre ai nodi più noti « sennèh » e « ghiordès », esistono altri tipi di nodi. Caratteristico dei tappeti del Khorassan e di Kirman è quello detto appunto « kirman », che si ottiene facendo passare il filo colorato tra due fili della catena avvolgendoli entrambi e facendo poi uscire il capo oltre la coppia annodata. Si esegue anche unendo una coppia di fili dell'ordito ad uno semplice, oppure annodando con lo stesso sistema quattro fili a due a due. II « kilim karamani », che è ritenuto il più antico, dà una fattura uguale nel diritto e rovescio; una variazione è il « kilim sennèh », adottato in alcune zone della Persia, con il quale si ottengono tappeti pregiati molto sottili, destinati a ricoprire mobili nuziali; le tinte sono piuttosto sobrie, la catena è molto fine, come sottili sono i fili di lana per i nodi. Con il nome ebraico di « sumach » si indica il "nodo" caratteristico dei manufatti fabbricati nella regione di Shirwan: è ottenuto avvolgendo a maglia il filo colorato sulla catena da destra a sinistra. Lo « juftì », o « juft ilmech », adottato per accelerare il lavoro, accoppia i due sistemi « ghiordès - e « sennèh » ma « salta » un filo di ordito su quattro: il fatto che questo filo della catena rimanga libero dall'annodatura compromette però la solidità del prodotto e ne diminuisce la finezza., è più frequente nei tappeti fabbricati nel Khorassan.

sabato 26 luglio 2008

La falsa equivalenza

Si è soliti fare, trattando di tappeti, un'equivalenza del tipo: maggior numero di nodi per dmq = maggior pregevolezza del prodotto. Si è però insistito troppo su una tale formula semplicistica e riduttiva: esistono ottimi tappeti con una bassa percentuale di nodi per dmq, mentre altri con una concentrazione di nodi più alta, sono privi di qualsiasi interesse. Non va dimenticato che il tappeto essendo prima di tutto un'opera d'arte o di grande artigianato, ha altri parametri di valutazione come: rarità dei decori, impiego dei materiali, periodo di realizzazione, qualità e provenienza. La nuda e cruda conta dei nodi per giudicare un valore economico di un pezzo non solo risponde ad una ristretta e limitata mentalità di questo fenomeno artistico, (che non tiene conto di tutti quegli aspetti essenziali che il tappeto stesso rappresenta e per i quali è stato creato) ma soprattutto rende il tappeto un oggetto di speculazione penosa, svalorizzandolo ad un puro e semplice lavoro di manualità qualificato dal numero dei nodi realizzato.

venerdì 25 luglio 2008

Un paio di guide per l'estate

Le vacanze, sono come sempre, il momento più adatto per godersi finalmente un bel libro sotto l'ombrellone. Per i neofiti della materia voglio consigliare due guide compatte ma abbastanza interessanti ed esaurienti, in grado nei loro limiti di dare numerose risposte e informazioni a chi è digiuno di tappeti orientali.

Il primo è "Tappeti" della collana "Guide compact De Agostini"
curato da MEHDI ZARIF, questo libro guida è più che altro dedicato al mondo dei tappeti orientali contemporanei, più che ai pezzi rari da museo. Le schede sono suddivise per zona di produzione: Persia, Anatolia, Caucaso, Turkmenistan, India, Cina. Ognuna delle 100 località prese in esame è illustrata da uno o più tappeti descritti in tutte le loro particolarità. Le appendici trattano notizie pratiche come la cura e la manutenzione del tappeto.



Il secondo è un testo un po più vecchiotto, ma non per questo meno interessante, anzi..
Si chiama anch'esso "Tappeti", scritto da Giovanni Curatola, con prefazione di John C.Hicks e disegni di Raffaello Segattini, ed edito dalla Arnoldo Mondadori Editore.
Dopo una prefazione ed una guida agli aspetti principali riguardanti il tappeto orientale: tecnica di fabbricazione, origini, storia, simbologia, la guida porta il lettore in un viaggio senza confini, illustrando con schede suddivise per zona di produzione, i tappeti più famosi e particolari provenienti dalle collezioni museali e private di tutto il mondo.



Infine un vero e proprio libro, titolato "Il Tappeto" - Enza Milanesi edito dalla Arnoldo Mondadori, impostato in maniera semplice ma efficace, utilissimo per un primo approccio, e ricco e curato nelle immagini nonchè nella forma, a partire dalla preziosa rilegatura. Ottimo il prezzo.
Purtroppo non ho trovato immagini in rete.

A questo punto non mi resta che augurare una buona lettura a tutti.