E' impossibile parlare dei tappeti Ushak senza fare prima una doverosa premessa sulla situzione geopolitica nel XV secolo in Asia. Situazione che diede appunto i natali a questo particolarissimo fenomeno artistico ottomano, riprodotto nella maggior parte delle tele rinascimentali della vecchia Europa e ivi molto apprezzato e ricercato.

La dinastia ottomana (1281 al 1923) che aveva preso il nome dal suo fondatore Osman I figlio di Ertuğrul della tribù Kayi dei turchi Oghuz, dopo aver conquistato tutta la penisola anatolica, nel corso del XV secolo, intraprese una minacciosa penetrazione verso il cuore dell'Europa, riuscendo a sottomettere l'intera penisola balcanica fino al Danubio. Nel 1453 Il sultano che era l'assoluto autocratico regnante e governante e vantava per questo numerosi titoli: Sovrano del Casato di Osman, Sultano dei Sultani, e Khan, conquistò anche Costantinopoli, proclamandosi Kayser-i Rum (Cesare dei Bizantini) e lasciando il mondo cristiano nel più assoluto sbigottimento. Era infatti la fine di un'era, perchè sotto l'incalzare delle truppe musulmane guidate dal sultano Maometto II, non cadeva semplicemente la capitale Bizantina, cadeva la Roma d'Oriente, un simbolo millenario della classicità. Naturalmente la caduta di Costantinopoli non fu solo per merito militare turco quanto anche per il mancato interventismo delle controparti, che per opportunismo strategico/economico decisero di voltare le spalle alla capitale Bizantina. Venezia e Genova infatti preferirono salvaguardare i buoni rapporti commerciali con i turchi, abbandonando così Costantinopoli al suo destino, e ben poco, poterono fare gli aiuti inviati dal Papa, essi infatti giunsero quando ormai gli ottomani erano già entrati trionfalmente al di là delle mura. Ma l'impeto ottomano non si accontentò certo di quella clamorosa conquista.

Agli inizi del Cinquecento, Selim I, nipote di Maometto II, occupò l'Armenia persiana, sconfiggendo successivamente anche l'ultimo sovrano mamelucco. Gli ottomani presero così possesso anche dell'egitto, della Siria e della Palestina, l'impero al momento del suo apogeo, (regno di Solimano 1520-1566), si estendeva ormai su tre continenti, e comprendeva culture e popoli estremamente diversi fra loro. La volontà di rispettare le tradizioni dei popoli, ma anche la comodità rappresentata dal fatto di non dover creare una nuova legislazione nei paesi appena conquistati fecero dell'impero ottomano un laboratorio di tolleranza multietnica straordinario. L'Impero bizantino giocò un ruolo importante nella trasmissione della conoscenza classica al mondo islamico, la vecchia Costantinopoli islamicamente ribattezzata dagli ottomani "Istanbul" vide la gran parte degli edifici religiosi non distrutti, ma bensì riadattati in moschee nel pieno apprezzamento del precedente stile architettonico (un esempio ne è la moschea di Santa Sofia, un tempo il più grande tempio della cristianità). Il trasferimento della capitale ottomana nell'antica città bizantina, poi portò alla costruzione del grandioso complesso del Topkapi nell'area precedentemente occupata dal foro e dai palazzi imperiali. Con la corte ottomana affacciata sul bosforo e sull'Europa la città di Istanbul divenne centro di rinnovato fervore artistico e culturale, sotto gli ottomani, Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede del califfato nel 1517, ma mantenendo la sede del patriarcato greco-ortodosso e il carattere cosmopolita dei secoli precedenti.
Il dominatore ottomano intrapprese un rapporto di osmosi con le altre culture dell'impero, che furono di volta in volta valorizzate, evidentemente, per senso di opportunità ma anche e per consapevole volontà di migliorare se stesso, e conferendo così anche all'arte, caratteristiche e gusti del tutto innovativi nell'ambito dell'Islam. Fu così che la corte di Istanbul, influenzata anche dall'antica tradizione bizantina e greca, e al tempo stesso caratterizzata dagli antichi echi di un lontano oriente dal quale i turchi ottomani erano originari (l'Asia centrale), promosse su ampia scala la produzione artistica di oggetti di lusso, tra i quali appunto i tappeti di Ushak.
I tappeti Ushak - in turco Uşak - venivano realizzati nell'omonima città di Uşak a nord di Denizli, a partire dal XV secolo. I fasti del gusto bizantino e l'austerità del disegno turco si mescolarono alle conoscenze di annodatura e di estetica persiana (nodo e grandi medaglioni), il che permise di raggiungere livelli di annodato molto evoluti, sia per l'imponenza iconografica degli esemplari a grandi medaglioni, sia per il nodo asimmetrico che conferiva grande finezza, che per la capacità di curvare le linee negli impianti iconografici. Erano modelli nuovi, tanto per l'Islam ottomano quanto per l'occidente cristiano, ma che rappresentavano al tempo stesso una classicità criptica per ambedue le civiltà. I simboli infatti traevano ispirazione da culture che si erano già incontrate precedentemente, rispettivamente: il patrimonio culturale ed estetico ellenistico di Carlo Magno e quello buddistico/braminico dell'Asia. Gli Ushak esercitavano quindi un fascino magnetico che richiamava ambedue le civiltà alle loro precedenti origini, era un continuo ribagnarsi alla fonte, (si pensi ad esempio ai Chi di nuvole di patrimonio asiatico e alle linee secce e geometriche delle greche presenti nelle cornici di richiamo ellenistico). Fu probabilmente questa la vera chiave di volta del grande successo di questi eccezionali tappeti, almeno fino al XVII sec.