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lunedì 29 settembre 2008

Perna - qualche precisazione

Un rilievo giuntomi per email, mi porta a fare qualche precisazione di più sull'artigiano romeno "Perna" e i suoi tappeti, argomento sul quale evidentemente non sono stato abbastanza chiaro e per questo ora chiarisco.

Perna era un artigiano romeno proveniente dall'atelier di Teodor Tuduc. Il suo laboratorio era a Herman, non lontano da Brasov e produceva tappeti di tipo imitativo consapevolmente moderni ma ispirati a soggetti antichi. Produsse anche copie delle copie dei tappeti realizzati da Tuduc, ma non operava antichizzazioni, anche se in taluni casi i suoi migliori tappeti vennero scambiati erroneamente per i falsi di Tuduc.

Quì rappresentata: l'immagine di un esemplare realizzato negli anni '80 e che originariamente era stato scambiato per un Kuba caucasico di Teodor Tuduc, riconosciuto poi invece come un "Perna".

domenica 28 settembre 2008

Teodor Tuduc Il grande falsario

Si è trattato di un vero artista non c'è che dire. Un così sapiente e preparato restauratore di tappeti romeno che passò alla storia, non per i suoi restauri, ma per le sue rocambolesche imprese di falsificazione. Falsi che furono scambiati per veri e che rimasero appesi nei musei per anni senza che nessuno se ne fosse mai accorto. Teodor Tuduc nacque a Cluj in Transilvania nel 1888 e morì a Bucarest nel 1983, il suo laboratorio era a Brasov, dove diede vita a fedeli riproduzioni di tappeti del genere antico transilvano originando un fenomeno che produsse altri falsi ed altri falsari, tutti sulla falsariga delle sue "opere". Con la complicità consapevole ed inconsapevole di importanti intermediari le sue creazioni entrarono nelle collezioni e nei musei più importanti di tutto il mondo, uno di questi fu il Victoria and Albert Museum, dove un suo "falso" rimase esposto inosservato per anni . Certo, la teppetologia è una neoscienza che ha fatto passi da gigante in questi ultimi decenni, e certamente grazie a questa evoluzione e al moltiplicarsi delle possibilità di riscontro e raffronto è senz'altro più facile riconoscere un falso di Tuduc da un vero transilvano. Tuduc ad esempio, -forse per un carattere troppo perfezionista - usava "girare" l'angolo delle cornici dei suoi tappeti, dando una soluzione continuativa al decoro che era difficile riscontrare nei veri e spontanei transilvani. Altri elementi di riscontro possono essere la mancanza delle lazy lines, o una troppo omogenea consunzione del vello, insieme a lane troppo infeltrite dai trattamenti antichizzanti che consistevano nel sotterramento del manufatto lasciandolo per giorni all'umidità delle terre e alle corrosioni dei letami. Quest'uomo che è divenuto un mito è oggi al centro di bibliografie e di studi e catalogazioni (la più recente è in appendice al volume "Antichi tappeti ottomani in Transilvania" del dott. Ionescu). DopoTuduc, altri seguirono la sua strada, -seppur senza le pretese di produrre falsi quanto piuttosto tappeti imitativi a quelli di Tuduc- principalmente reano suoi apprendisti o artisti che si rifacevano a lui e alle sue opere. Wendel Swan ad esempio cita l'artigiano "Perna" che nel villaggio rumeno di Herman aveva un atelier dove produceva copie delle copie di Tuduc. Fatti i dovuto e necessari distinguo per smascherare queste mirabili copie dai veri esemplari ai quali Tuduc si rifaceva, oggi questi stessi falsi sono visti con rispetto e interesse e costituiscono -anche se in modo particolare- tappeti d'antiquariato. E' da segnalare infine la fioritura di numerosi atelier contemporanei, molti dei quali producono splendidi tappeti che si rifanno stilisticamente e strutturalmente a tappeti del 1500-1600, un alternativa (questa volta onesta e non fraudolenta) alle soluzioni di arredo dei tempi moderni.

giovedì 25 settembre 2008

Un falso a Sartirana

Domenica scorsa si è conclusa la mostra mercato di Sartirana. Gli impegni per l'apertura del nuovo esercizio congiunti a problemi di altro genere mi hanno aihmè impedito di poterla andare a vedere, benchè numerosi amici e colleghi avessero sperato fino all'ultimo che potessi andare.
A giudicare dalle impressioni raccolte, Sartirana è stata ancora una volta un appuntamento che ha centrato il bersaglio: ovvero la realizzazione di un evento più dedicato alla mostra che al mercato del tappeto. Poche infatti le vendite, ma molte le ghiotte e dotte occasioni per parlare di tappeti, come ad esempio la serie di lezioni tenute da Alberto Boralevi. Non è mancato il colpo di scena: la scoperta di un falso transilvano ascritto al grande falsario Teodor Tuduc e che era stato esposto invece come originale preghiera transilvana del tardo '800. Già perchè i falsi d'autore esistono anche per i tappeti, non solo per le tele, un tema che preferisco rimandare a domenica, giorno per il quale dedicherò un articolo interamente dedicato a Tuduc e ai suoi predecessori.

mercoledì 24 settembre 2008

Anche i tappeti Persiani sono tappeti orientali

Una distinzione equivoca che alcuni commercianti usano fare è quella di identificare i tappeti iranici come persiani e di definire gli altri tappeti semplicemente come "orientali". Naturalmente c'è da sorridere e da imbarazzarsi per questo genere di distinzione. Forse secondo loro, un tappeto iranico non è orientale? Forse -ne dubito fortemente- questi professionisti sono incapaci di riconoscere un tappeto indiano o pakistano e si accontentano di denominarlo orientale? Oppure si cerca piuttosto di attribuire una definizione generica ad un manufatto del quale si preferisce nascondere la provenienza? Magari per venderlo a chi altrimenti non lo comprerebbe? Ai lettori l'interpretazione di questo mistero.

P.S: la pubblicazione degli articoli proseguirà in maniera ridotta e discontinua fino al giorno 8 di ottobre, data nella quale allacceranno finalmente in ditta l'ADSL.

domenica 21 settembre 2008

Non tutti i tappeti hanno il nome di una città

Se molti tappeti orientali prendono il nome dalla città di produzione, ciò non può essere per quei tappeti annodati da popolazioni nomadi e non sedentarie, che in un posto iniziavano il tappeto ed in un altro lo finivano. Una grave dimostrazione di inesperienza e di approssimazione professionale si verifica proprio quando un commerciante indica un tappeto di Beluci, di Qashqai, o di Tekè come un tappeto prodotto in un omonima città, che in questo caso non esiste!!I tappeti sopraelencati infatti prendono il nome dalle tribù nomadi che li annodano e non dalla città dove questi risiedono, semplicemente perchè da secoli queste popolazioni non hanno mai avuto e voluto una casa, ma piuttosto una tenda che insieme al telaio smontavano e rimontavano di volta in volta. Oggi il fenomeno del nomadismo è stato quasi totalmente vinto dagli stati moderni dell'Asia, che hanno considerato questo genere di vita una vergogna, e che per questo lo hanno contrastato anche con la forza. Ma anche se queste popolazioni sono state obbligate alla sedentarietà, i loro tappeti proseguono a prendere il nome dalle tribù e non dalle città, ultimo atto dovuto per rispetto dell'orgoglio di questi popoli che certo avrebbero voluto un epilogo differente.
Quì sotto un esempio dimostrativo: l'estensione dell'area di Baluci, ossia le regioni dove migrano e vivono i baluci, molti dei quali ormai sedentarizzati.

mercoledì 17 settembre 2008

De Reviziis vi aspetta a Torino in via San Francesco da Paola 13/F in pieno centro storico.

Il giorno dell'apertura

Ieri: martedì 16 settembre è stato il giorno della "non inaugurazione", la chiamo così, perchè essendo un "proseguo", a distanza di un anno dalla chiusura degli storici locali, mi sono limitato ad aprire il nuovo negozio e a "bagnarlo" con una bottiglia di champagne insieme a mia moglie, a pochi stretti famigliari e un amico. Si è trattato quindi di una riapertura in "sordina", ma ugualmente tanto attesa. Dopo un anno di stand by la ditta "De Reviziis" già "Studio d'arte le Tableau" ritorna al commercio di tappeti orientali e opere d'arte, nei nuovi locali in via San Francesco da Paola. Durante la giornata, diverse persone si sono soffermate con curiosità a guardare le vetrine, alcuni addirittutra, fermando e spegnendo le auto o le moto per venire espressamente a vedere da vicino. I condomini del palazzo -peraltro molto onorati della nostra presenza- sono venuti a trovarci e a farci gli onori di casa complimentandosi per i pezzi esposti; tra le tante persone è passato a farmi visita anche un forumista della comunità "Infotappeti". La giornata è stata senza dubbio piacevole, come tante altre che verranno.

Il negozio è un piccolo gioiello incastonato in un antico palazzo seicentesco tutelato dalle Belle Arti sito nel centro storico di Torino, in piena area risorgimentale a due passi dalle piazze Carignano e San Carlo. I miei tappeti sono quelli che a parer mio, meglio rappresentano la storia, il senso di quest'arte millenaria, ossia: tappeti tribali, archetipi e di villaggio, caucasici, anatolici, persiani e turcomanni, di vecchia e antica lavorazione. Qualche pezzo fine, e qualche pezzo decorativo, nessun extrafine di palazzo o di scuola (almeno per il momento).

Da oggi io sarò quì, nella mia piccola galleria in via San Francesco da Paola 13/F, per offrirvi la mia consulenza ed esperienza, ma anche solo per parlare di tappeti o per prendere un caffè, magari mostrandovi qualcuno dei miei pezzi.

Un saluto.